domenica, 24 Novembre 2024

ABBIAMO 7 INTELLIGENZE. PER ALLENARLE PENSIAMO «FUORI DAGLI SCHEMI»

ELENA MELI (CORRIERE DELLA SERA)

I veri geni, secondo gli esperti, non eccellono soltanto in un tipo di intelligenza, ma sono «fluidi», ne posseggono più di una. La cosiddetta successful intelligence, l’intelligenza di successo che davvero porta lontano nella vita, sarebbe un mix fra capacità di adattarsi alle richieste dell’ambiente, abilità nell’elaborare in modo creativo le soluzioni e apertura mentale. Dall’intelligenza-monolite del ragionamento logico del secolo scorso di strada ne è stata fatta, quindi, e le «intelligenze» sono sempre di più.

La teoria

Il loro teorico, lo psicologo Howard Gardner, alle due già note fin dall’inizio del ‘900 (logico-matematica e verbale) negli anni ‘80 ne aggiunse inizialmente cinque (spaziale, musicale, corporale-cinestesica, interpersonale, intrapersonale); negli anni ‘90 il numero è cresciuto ancora perché lo stesso Gardner ha proposto l’esistenza di un’intelligenza «naturalistica», che consente di individuare, catalogare e trovare relazioni fra gli oggetti naturali, e una «esistenziale», tipica di teorici e filosofi in grado di ragionare sull’esistenza per mezzo di categorie concettuali astratte. C’è chi contesta tutto questo moltiplicarsi di intelligenze, ma forse perfino nove non bastano. Di recente è stata proposta anche l’esistenza di un’intelligenza «digitale», una capacità tutta appannaggio dei millennials (i giovani nati fra i primi anni Ottanta e l’inizio degli anni Duemila) che li rende abilissimi nello sfruttare la tecnologia.

Creatività e flessibilità

Ma come coltivare tutte queste intelligenze? Imparando ada essere «divergenti», a restare fuori dagli schemi. Ad essere flessibili. E creativi. La creatività è stata a lungo una dote un po’ trascurata, ritenuta appannaggio dei soli artisti e d’importanza secondaria nella vita quotidiana (anzi, chi ha un pensiero fuori dagli schemi spesso è ritenuto un problema anziché una risorsa). «Invece la creatività consente di esplorare schemi insoliti, collegare oggetti, pensieri e informazioni in modo nuovo e innovativo — spiega Giuseppe Iannoccari, presidente di Assomensana — . È il pensiero divergente, ricco e pieno di possibilità, che aiuta a cambiare il mondo: rinunciare a utilizzarlo, come spesso è accaduto in una società che predilige logica e ragionamento, equivale a mettere in letargo una gran parte del cervello».

Capacità da potenziare

E il pensiero divergente si può allenare. Solo il 20-30 per cento della nostra dose di creatività dipende infatti dal corredo genetico. «Le capacità da potenziare sono tre: la flessibilità che ci aiuta a vedere le cose da diversi punti di vista; la fluidità ovvero la facoltà di essere produttivi e ideativi; l’originalità ovvero il collegare in modo insolito le informazioni — dice Iannoccari —. Si possono fare esercizi per migliorarle, per esempio creare storie partendo da tre parole non correlate, immaginare come sarebbe il mondo se qualcosa fosse completamente diverso. Aiutano la meditazione, le passeggiate nel verde, ascoltare musica classica con accordi “positivi”».

CODICE ETICO E LEGALE