Il Consiglio dei Ministri ha avviato le procedure per la nomina di Fabio Panetta alla guida della Banca d’Italia. Si tratta della scelta migliore possibile e siamo i primi a congratularci con Giorgia Meloni e con l’intero esecutivo. Si capisce adesso perché qualche mese fa Panetta rifiutò in modo netto la proposta di svolgere il ruolo di super ministro: chi lo conosce sa bene che il suo destino era già indirizzato verso Palazzo Koch.
Il compito che attende il prossimo Governatore è tutt’altro che banale. La BCE, il cui operato Panetta conosce bene avendo trascorso gli ultimi anni proprio a Francoforte, è in una fase molto difficile. Le tensioni internazionali spingono gli istituti centrali a intervenire ma diciamolo chiaramente: Christine Lagarde non è Mario Draghi. L’autorevolezza del nostro ex premier era tale da salvare l’Euro con una frase. La banchiera francese, comprensibilmente, non ha la stessa credibilità e forza. E purtroppo i mercati se ne sono accorti subito. Mentre rimane il dubbio su chi sostituirà Panetta nel board della Banca Centrale, possiamo immaginare che il compito del nominando Governatore sarà reso difficile dunque anche dalle incertezze della finanza europea.
Ma la verità è che i dodici anni di Ignazio Visco hanno minato l’autorevolezza e la credibilità di Banca d’Italia. Sono cresciuto come tutti quella della mia generazione con il mito della Banca d’Italia di Einaudi, Menichella, Carli. Fino ad arrivare alla stagione più recente ma comunque ricca di personalità di livello. Durante le consultazioni per la formazione del Governo – una volta accettato l’incarico con riserva – andai d’accordo col Presidente Napolitano a incontrare il Governatore convinto come ero di poter raccogliere suggerimenti utili per affrontare la guida del Paese. Per quelli come Banca d’Italia ha rappresentato in tanti momenti l’istituzione più forte e più credibile del Paese.
Visco non è stato all’altezza di questa storia, purtroppo. E lo dico senza alcuna difficoltà personale: quando abbiamo collaborato, come nel caso della riforma sacrosanta e storica delle Banche popolari, lo abbiamo fatto con successo.
Ma Banca d’Italia nella testa di molti di noi era qualcosa di più di una istituzione burocratica. Banca d’Italia era la scuola di formazione della classe dirigente del Paese, era la nostra ENA, più autorevole di qualsiasi altra istituzione europea, capace di vedere prima i problemi e risolverli con visione e equilibrio. La gestione di Visco purtroppo ha instradato Palazzo Koch sulla strada di una banale mediocrità, senza alcun guizzo e senza quel contributo di qualità con cui Banca d’Italia aveva sempre arricchito il Paese. A Fabio Panetta insieme al doveroso augurio di buon lavoro affidiamo la speranza che possa riportare questa Istituzione laddove merita di stare, nelle eccellenze del Paese.
Matteo Renzi
[ il Riformista ]