Jair Bolsonaro mantiene le sue promesse. E le mantiene senza perdere tempo, varando neanche dopo 24 ore il suo insediamento come nuovo presidente del Brasile due importanti norme. La prima è nei fatti un regalo alla potente lobby degli Agrari che formano un fronte decisivo nel Congresso e che sono stati determinanti per la sua elezione. La gestione dei territori dove vive un milione di indigeni delle oltre 200 tribù è stata sottratta al Funai (Fondazione nazionale indigeni), responsabile da decenni della demarcazione delle aree riservate alle minoranze etniche, e affidata al ministero dell’Agricoltura.
Sarà dunque la neo ministra Tereza Cristina Dias, nota produttrice di soia, ingegnere agrario, fino alle ultime elezioni deputata dal blocco dei “rurales”, a fissare i nuovi confini delle terre assegnate alle tribù indigene. La misura accoglie le richieste sempre più pressanti dei grandi proprietari terrieri per l’aumento delle aree destinate al pascolo delle mandrie e alla coltivazione intensiva della soia.Â
 La seconda misura riguarda l’abolizione del dipartimento della diversità , l’organismo che si occupava di garantire il rispetto dei diritti civili di tutte le minoranze, non solo di colore ma anche sessuali. E’ il primo, concreto passo verso la cancellazione di quell’identità di genere che tanto aveva ossessionato il nuovo presidente e i seguaci dell’estrema destra brasiliana.
I nuovi dipartimenti in cui è stato suddiviso il ministero della Donna, della Famiglia e dei Diritti civili non contemplano più quello dedicato alle comunità gay e lesbiche. Contemporaneamente, le materie di orientamento sessuale saranno abolite e sostituite con quelle di alfabetizzazione. Anche il ministero della Donna e della Famiglia è guidato da una donna. Si chiama Damares Alves, una pastora evangelica profondamente conservatrice convinta che compito delle donne “è di stare a casa e fare i figli”.
Seguendo la scia di Donald Trump, il nuovo presidente ha voluto annunciare la prima importante svolta del suo esecutivo postando un tweet che illustra bene il suo giudizio sulle minoranze presenti nel paese che guiderà nei prossimi quattro anni. “Meno di un milione di persone vivono in questi luoghi veramente isolati del Brasile, usati e manipolati dalle Ong. Insieme integreremo questi cittadini e valorizzeremo tutti i brasiliani”. Il decreto adesso deve essere ratificato entro 120 giorni dal Congresso. Ma l’elezione di Rodrigo Maia (Dem, centro destra) a presidente, oltre alla solida maggioranza conquistata alle ultime elezioni, gli garantiranno una rapida conversione in legge.
Le due iniziative hanno messo in allarme il fronte degli ambientalisti e dei difensori dei diritti civili degli indigeni. Perché sarà sempre il ministero dell’Agricoltura a rilasciare il nulla osta di impatto ambientale alle industrie che vogliono trivellare le aree protette dell’Amazzonia ricche di materie prime. A rischio è il polmone del mondo, già sottoposto a selvagge devastazioni con tagli di alberi e foreste bruciate dal mercurio usato nelle miniere illegali. Stessa preoccupazione cresce nelle comunità Lgbti, svuotate di ogni rappresentanza nel ministero della Alves.