La Gran Bretagna non applicherà dazi sull’87% delle merci importate in caso di uscita disordinata dall’Unione Europea, cioè senza un accordo. Lo ha annunciato il ministro per la Brexit Stephen Barclay, nel tentativo di attenuare le conseguenze del peggior scenario contemplato da Londra. Niente rincari anche sulla merce in arrivo in Irlanda e Irlanda del Nord, in virtù di un approccio «temporaneo, unilaterale» che non richiede controlli ai confini dell’isola.
Attualmente è a dazio zero l’80% dell’import britannico ma il timore diffuso è che in caso di mancata intesa con la Ue possano scattare barriere e tariffe da una parte e dell’altra. Resteranno protetti da dazi alcune categorie «sensibili» come le auto (ma non alcune delle loro componenti) e determinati tipi di carni e di prodotti lattiero-caseari. Il governo giustifica la scelta come «approccio bilanciato» per evitare un’impennata improvvisa dei prezzi sui beni di largo consumo, stimata fino a picchi di 9 miliardi di sterline.
Dazi più bassi della media europea
Il nuovo regime si applicherebbe a partire dal 29 marzo, data di inizio effettiva della Brexit (con o senza accordo). Il piano annunciato dal governo britannico arriva a ridosso della nuova débâcle dell’accordo di uscita siglato da Theresa May con i partner comunitari, respinto il 12 marzo con uno scarto di 149 voti (391 no e 242 sì). Anche se l’esecutivo spera di arrivare a un rinvio il 14 marzo, lo scenario di uno strappo no-deal continua a incombere sui rapporti futuri fra Londra e Bruxelles, con le conseguenze del caso sulla bilancia commerciale del Regno Unito. L’esecutivo vuole comunque mantenere le tariffe su alcuni segmenti merceologici, oltre a fissare misure di protezione rispetto a pratiche di concorrenza sleale come il dumping. Anche in questo caso, però, il livello dei dazi sarebbe inferiore a quello fissato dalla Ue con i paesi terzi.
Ad esempio, su vetture e camion Londra prevede un dazio del 10,6%, contro l’11,3% applicato dall’Europa alle «nazioni più favorite» (la clausola che impone a due paesi di fissare livelli non sfavorevoli). Il ministro del Commercio, Liam Fox, ha invitato i rappresentanti del mondo delle imprese a una «discussione» sul piano di tariffe presentato dall’esecutivo.
La Ue: rischio no-deal mai così alto
Il timore di un no-deal è percepito anche a Bruxelles, dove i leader europei si dicono «pronti» a un divorzio brusco del Regno Unito dalla Ue. Il capo-negoziatore per la Ue, Michel Barnier, ha ribadito alla plenaria dell’Europarlamento in corso a Strasburgo una linea già espressa: la Ue ha già concesso fin troppo a Londra e non ha intenzione di rimettere mano all’accordo per il suo ritiro dalla Ue. «Non possiamo andare oltre il pattuito – ha detto- Il rischio di un non-accordo non è mai stato così alto. Se il Regno Unito vuole usicre dalla Ue, questo trattato è e rimarrà l’unico trattato possibile».
La Camera dei Comuni torna al voto
E’ previsto un nuovo voto della Camera dei Comuni, che questa volta si dovrà esprimere su una mozione per il no «deal»: un’uscita senza accordo. May confida in un voto favorevole della Camera, per una volta compatta nella contrarietà a un’uscita priva di garanzie diplomatiche. Se la maggioranza dei deputati si esprimerà a favore di un divorzio con accordo, l’aula andrà al voto per la richiesta di rinvio del processo di separazione.