Questo governo caso unico nella storia repubblicana si basa su un contratto, un programma messo nero su bianco da due forze politiche che fino al giorno prima delle elezioni erano una contro l’altra armate fino ai denti. Un’anomalia che è anche una follia. Perché, in un mondo che scorre velocissimo, non si può pensare di appendere un’intera legislatura a un testo scritto nella primavera del 2018. Praticamente una pianificazione quinquennale. E a tutto quello che scorre fuori da questo sacro documento chi ci pensa? Il governo? I fatti recenti dimostrano di no.
Le cronache quotidiane ci dicono che l’esecutivo perde giornate, settimane e mesi a litigare sui punti del contratto. Cioè per le cose sulle quali dovrebbero essere d’accordo. Si scannano sulla prescrizione, non trovano un punto d’incontro sul condono, sul reddito di cittadinanza, sulla Tav, sulla Tap e sulla flat tax. Sono rigidi in un mondo che prevede plasticità. Lenti in una società che implora immediatezza. Veloci solo a postare e twittare scazzi e battute a bruciapelo.
Il governo comunica con la banda larga e poi si muove in vicoli strettissimi e spesso ciechi. Figuriamoci come possono affrontare la gestione quotidiana e corrente di un Paese. Quello che capita, che non si può prevedere, che non può essere discusso per mesi, vistato dalla Casaleggio associati, votato su Rousseau, mediato con via Bellerio e poi bollinato da un notaio. E infatti non gestiscono il presente. Sarebbe troppo complesso mettersi d’accordo, avendo niente in comune e interessi divergenti.
Hanno impiegato tre mesi per mettere a punto un decreto (che doveva essere d’emergenza) sulla tragedia di Genova. E sono riusciti a infilarci dentro pure un condono su Ischia, che evidentemente nel programma era scritto con l’inchiostro simpatico. Tre mesi precisi. Ma d’altronde loro mica potevano prevedere nel contratto che il 14 agosto il ponte Morandi sarebbe crollato. Altro esempio: lo spread va alle stelle e loro cosa fanno? Nulla. Fotografano quello che succede, ma senza intervenire, convincendosi che quota 300 sia la normalità. Così come, da giorni, si prendono a schiaffi sugli inceneritori, senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
D’altronde nel loro libretto delle istruzioni il problema non era previsto e dunque non esiste. Perché il governo del cambiamento vorrebbe innanzitutto cambiare la realtà, piegarla e imbrigliarla all’interno delle sure del suo rigidissimo Corano. Ma è più facile che la realtà cambi il governo, senza che neppure se ne accorgano, troppo distratti a mercanteggiare sui codicilli del loro contratto.