sabato, 23 Novembre 2024

CLONAZIONE. IL GENETISTA: PASSO IN AVANTI, MA IL PROBLEMA ETICO C’È

(La Repubblica.it)

Passo in avanti per la medicina, ma il problemi etici sono tutti lì. La prima clonazione al mondo delle due scimmiette Zhong Zhong e Hua Hua, realizzata in Cina, “è un passo avanti importante per il futuro della medicina e per lo sviluppo di nuove cure. Consentirà di produrre primati modello di studio di malattie umane per sperimentare terapie geniche e soluzioni terapeutiche delle più diverse. Ma si tratta anche di un lavoro scientifico che può sollevare importanti problemi etici, essendo le scimmie simili a noi. Questioni che devono essere affrontate nel modo più opportuno e con cauto ottimismo”. E’ il commento di Giuseppe Novelli all’Adnkronos, genetista e rettore dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata, alla notizia della prima clonazione di due primati.

Si tratta, ricorda Novelli “del secondo tentativo dopo 19 anni, quando un’equipe americana, aveva dato vita a Tetra, con un metodo completamente diverso. In quel caso si era trattato di una scissione embrionale, in pratica un modo di generare, artificialmente, gemelli identici”. Ma alla fine era nato un solo esemplare. In Cina, invece, “è stata applicata la stessa tecnica che fino ad oggi era stata utilizzata in altri 25 mammiferi diversi, dopo il primo successo ottenuto con la pecora Dolly. Nei primati però, fino ad oggi, non si riusciva metodologicamente a realizzare il trasferimento del nucleo”. Per Novelli, si tratta “di un lavoro ‘elegante’ dal punto di vista tecnico. I ricercatori hanno trovato il modo per evitare i problemi di riprogrammazione genetica, che rappresentavano il grande ostacolo, e che erano all’origine di aborti e fallimenti. Loro ci sono riusciti”.

La tecnica è comunque ancora allo stato primordiale se si pensa che per ottenere 2 macachi clonati di 6 ed 8 settimane, altri 79 sono morti, ha spiegato, tradendo forse un po’ di invidia per il risultato finale che pone la Cina all’avanguardia nel campo, Robin Lovell-Badge, leader del britannico Francis Crick Institute: “Il numero è troppo basso per trarre qualsiasi conclusione anche se sono riusciti a clonare dei macachi. Con soli due sarebbe stato molto più semplice dividere un embrione in due”. Malgrado ciò, la scoperta pubblicata sulla rivista  americana Cell, non porta gli scienziati più vicini alla clonazione umana, ha proseguito, Lovell-Badge: “Questo (traguardo) resta chiaramente una cosa molto sciocca da tentare di realizzare, perché sarebbe (un sistema) troppo inefficiente e senza scopo”.

Anche Darren Griffin, genetista della University of Kent, ha accolto con “cauto ottimismo” la ricerca pur dicendosi “molto impressionato da un punto di vista tecnico”. Ma oltre i quesiti etici “i benefici di questo approccio sono chiari. Un modello di primate che puo essere generate con un patrimonio genetico noto e uniforme sarà senza alcun dubbio utile alla ricerca per comprendere e curare malattie umani dove la genetica ha un ruolo chiave”.

Lorenzo D’Avack, presidente vicario del Comitato nazionale per la bioetica, riflette: “Se la finalità di una sperimentazione è arrivare alla clonazione dell’uomo, è eticamente e aprioristicamente condannabile. Se invece fosse a fini terapeutici, per curare l’uomo e non per crearne dei doppioni, ancora una sperimentazione sugli animali si immagina consentita, con tutte le accortezze del caso e ipotizzando che questi animali non abbiano sofferenze”. “Una simile sperimentazione – spiega il giurista – se porta alla clonazione dell’uomo, ha tutta una serie di ragioni etiche di contrarietà”.

L’idea di creare uomini ‘fotocopia’ “non può neanche essere pensata. Se è a se stante, ci si può domandare dal punto di vista della tutela degli animali che utilità abbia tutto questo. Se fosse a fini terapeutici, il discorso è diverso. Se, cioè, ha ricadute utili per l’uomo può trovare ancora una giustificazione perché in realtà poggia sull’idea di poter arrivare a curare. E qui il giudizio è solo tecnico-scientifico, sul fatto che è una sperimentazione che può avere ricadute vantaggiose per la salute umana. In questo caso ha un altro genere di giustificazione. Tutta la sperimentazione è fatta su animali ed è chiaro che potrebbe essere possibile, ma con tutte le accortezze del caso visto che c’è una legislazione che tutela gli animali”.

Per Cesare Galli, medico veterinario fondatore e direttore di Avantea, laboratorio di tecnologie della riproduzione dove fu clonato nel 1999 il toro Galileo, “se è vero è un ottimo risultato ma scientificamente hanno fatto quello che si fa per clonare gli animali. Sicuramente questo esperimento conferma una disparità che la rivista Cell esaspera: in Europa si stanno vietando i primati come animali da esperimento per motivi etici. Siamo sicuri in Cina che abbiano seguito regole etiche? Il risultato è frutto di tanti tentativi e anche prevedibile, non ci sono innovazioni scientifiche da quello che posso capire”.

“La vita umana non è stata programmata per essere attivata con sistemi di tipo artificiale ma dall’incontro di due gameti, uno dell’uomo e l’altro della donna”, afferma il genetista e direttore scientifico dell’Ospedale Bambino Gesù, Bruno Dallapiccola, commentando al Tg2000 la clonazione di due scimmie con la tecnica della pecora Dolly. “La notizia è attendibile – ha aggiunto – perché lo dice l’autorevolezza di una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo. Siamo sicuri che non è un falso allarme. La clonazione di una scimmia significa aver clonato un animale che è il più vicino all’uomo. Tutto questo apre ad una strada completamente nuova”. “L’aver ripreso questo tipo di ricerca – aggiunge Dallapiccola – è una notizia importante anche per le ricadute pratiche, avere due animali identici con lo stesso profilo genetico può servire alla sperimentazione farmacologica. E’ chiaro che tutto questo riaccende drammaticamente il problema del dibattito etico perché siamo alla vigilia di una possibilità teorica di clonare anche l’uomo, con tutte le ricadute che ne derivano. Il dibattito iniziato alla fine degli anni 90 resta vivo perché è difficile capire fino a che punto il ricercatore è capace di mettere un limite alla propria ricerca. Ricordiamo che la pecora Dolly è morta di malattia e quindi il soggetto clonato potrebbe avere qualcosa che ancora oggi non sappiamo ben definire”.

CODICE ETICO E LEGALE