sabato, 23 Novembre 2024

CONOSCI QUALCUNO E SARAI MEZZO SALVO

LINO PATRUNO (LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO)

Conosci qualcuno? Non vive al Sud chi non lo ha mai sentito dire. E non perché al Sud si voglia a tutti i costi conoscere qualcuno per ottenere ciò che non ti spetta. Ma perché al Sud troppo spesso si deve conoscere qualcuno per ottenere ciò che ti spetta. Ecco quindi la raccomandazione. Ecco la violazione della regola che viene additata come il primo esempio di «sudità». Quel presunto scarso civismo che molto spesso, più che una forma di anarchia da sottosviluppati, è una forma di resistenza e di sopravvivenza. Anzi di resilienza, si dice oggi per complicare le cose. A uno Stato (e a tutte le sue articolazioni) col quale il rapporto non è mai stato più pacifico di quello fra interisti e juventini. Lo Stato nemico.


Questo non vuol dire che si debba gettare la famosa carta per terra perché, se tu mi tratti così, io ti rispondo per le rime. La carta per terra poi te la ritrovi tu stesso che protesti perché non la tolgono. Ma è noto il famoso esperimento sociologico americano, quello della finestra col vetro rotto. Se rimane rotto per troppo tempo, prima o poi qualcuno passerà e romperà anche l’altro vetro. Cioè inciviltà chiama inciviltà. Vandalismo chiama vandalismo. E disinteresse pubblico chiama disinteresse (e reazione) privati.

Il «conosci qualcuno» ha molte varianti. E’ per esempio il primo motivo di opposizione alla chiusura dei piccoli ospedali, quelli locali. La dannazione per chiunque abbia governato la Puglia negli ultimi vent’anni. Insieme al campanilismo, non c’è dubbio. Insieme ai posti di lavoro, e sotto casa per giunta. Insieme alle poltrone dei dirigenti. Insieme al fatto, perché no, che un piccolo ospedale locale è anche un centro di potere, ed elettorale compreso. Ma insieme anche alla sicurezza di poter correre sùbito in caso di necessità. Soprattutto perché conoscere qualcuno è la prima garanzia di essere trattati come tutti sperano nel momento di maggiore debolezza qual è la malattia. Se non conosci qualcuno, chissà dove ti sbattono. Se non conosci qualcuno, chissà quando ti prendono. Se non conosci qualcuno, chissà come ti trattano.

Insomma l’amico compaesano nel piccolo ospedale ti mette al riparo dal grande ospedale dove non sei nessuno. In una sanità che funzioni, non dovrebbe avvenire. Ma tutti sappiamo come l’ospedale in Italia, non solo al Sud, sia un luogo in cui rischi di essere un numero più che una persona. Con l’ospedale che soffre non meno di te. Laddove un volto amico, quello appunto del compaesano, fa parte di una terapia che è anche psicologia. E senza che per questo si debbano scomodare paroloni come clientelismo, il meridionale che va a caccia di favori per non rispettare, appunto, la regola.

Il «conosci qualcuno» è del resto l’arma impropria di difesa contro tutti i piccoli e grandi poteri nei quali ci imbattiamo ogni giorno. A cominciare da quelli annidati dietro uno sportello. Può anche essere che chi sta al di là del vetro abbia dormito male o abbia litigato a casa sull’imminente cenone di Natale. Può anche essere, come si dice, che si riempia di una autorità che nel resto della sua vita non si sogna neppure: la rivolta di Fantozzi. Molto più probabile che sia frustrato da un lavoro ripetitivo. Quasi certo che la parola d’ordine della burocrazia sia non prendersi responsabilità per non trovarsi a doverne indebitamente rispondere. Tergiversare. A cominciare dal linguaggio. Dalle procedure. Dalle norme e contro-norme. Dai moduli. Dai pareri e dalle firme. In un Paese in cui, avendo smarrito le ragioni del suo stare insieme, ciascuno si fida degli altri come un arabo si fiderebbe di un israeliano.

Ovvio che questo poco invidiabile quadretto pesi di più al Sud che è una Italia messa un po’ più male che altrove. E ovvio che al Sud siano più necessarie quelle conoscenze che vengono scambiate per il solito meridionale che fa il furbo e vuole passare avanti nella coda. Dove meno c’è, più si cerca di rimediare con altri mezzi. Di meno c’è anzitutto uno Stato che non è quello delle scartoffie e delle «superiori istanze». Ma quello dei servizi pubblici. Quello che garantisce la buona vita organizzata contro la malavita organizzata. Quello che dia strade e autostrade, e porti e aeroporti perché ogni attività imprenditoriale non parta ad handicap. Con la geografia della lontananza che non diventi un destino di isolamento perché non c’è un treno che corra come corre altrove.
Solo questo Stato può sostituire il «conosci qualcuno». Solo questo Stato può sostituire il si salvi che può. Sempre che non abbia ragione l’immortale Andreotti. Il quale, a chi gli chiedeva se non temesse un colpo di Stato in Italia, rispose: «Ci dovrebbe essere anzitutto uno Stato». Non per fare i piagnoni, ma figuriamoci al Sud.


 CODICE ETICO E LEGALE