Il cosiddetto effetto flipper è un pensiero in grado di accompagnare le segreterie di partito durante la composizione delle liste. I dirigenti delle formazioni politiche che volessero la certezza di poter controllare la natura blindata di un seggio dovrebbero prendere in considerazione questa possibilità: un rimbalzo imprevisto, una sorta di variabile dipendente che può sconvolgere qualche piano.
Certo: qualcosa può sfuggire, magari più di qualcosa, anche ai più preparati. Il professor Alfonso Celotto, costituzionalista e ordinario di Diritto costituzionale, chiarisce in cosa consista il fenomeno in questione: «L’effetto flipper – spiega al Giornale – è uno degli aspetti di dettaglio del Rosatellum. Come sappiamo, il cuore della legge è l’uninominale. Poi, però, c’è anche il proporzionale, rispetto al quale bisogna tenere conto dei famosi listini, quelli bloccati da due-quattro persone.
Cosa può accadere? Che uno di questi listini – annota – non copra il numero di eletti previsti in base al numero di voti ottenuti. Se il listino non è sufficiente a coprire il numero di eletti previsto, i seggi vengono assegnati nei collegi vicini. Un fenomeno che è accaduto con il M5S». E ancora: «E ci furono anche parecchi ricorsi. Al netto di tutto – conclude Celotto – , voglio dire che l’Italia avrebbe bisogno di una legge elettorale semplice, com’era il proporzionale puro». Il dibattito sulla legge elettorale – come sappiamo ha interessato la fase finale della legislatura, che è tuttavia poi volta al termine con le dimissioni del governo Draghi.
La possibilità che l’effetto flipper si inneschi riguarda soprattutto la Camera dei deputati ma può interessare, anche se non allo stesso modo, il Senato, dove – come spiegato da YouTrend – l’effetto flipper può intervenire per le circoscrizioni che prevedono collegi plurinominali. Non è semplice calcolare quanti e quali effetti avrà l’effetto flipper sulle imminenti elezioni politiche. Salvatore Vassallo, presidente dell’Istituto Cattaneo e professore di Scienza Politica, fa una previsione condita da una premessa: «Va detto che l’effetto flipper – esordisce – non è una carognata di chi ha scritto la legge. È inevitabile per contemperare da un lato la ripartizione proporzionale dei seggi tra le liste su base nazionale (Camera) o regionale (Senato) e dall’altro l’assegnazione di un numero di rappresentanti ad ogni territorio proporzionale alla popolazione».
E ancora: «Alla fine, in caso di contrasto, la legge deve dire quale dei due principi deve prevalere e la Rosato fa prevalere il principio della proporzionalità tra le liste». Poi anche Vassallo spiega il meccanismo, con tanto di ulteriori aspetti: «Se dopo aver distribuito i seggi proporzionalmente tra le liste all’interno di ciascun collegio plurinominale ci sia accorge che, nel totale, un partito ne ha ottenuti più del dovuto, glieli si deve togliere in quei collegi in cui li aveva presi pagandoli con meno voti, per darli ai partiti che, in prima battuta, ne avevano presi meno del dovuto. Se lo scambio non si può fare dentro la stessa circoscrizione – ha fatto presente – , si deve andare in altre, anche alterando il numero dei seggi assegnato a ciascun territorio».
Ma quale sarà il peso effettivo su queste elezioni? «Questo – chiosa – rende imprevedibile e bizzosa l’assegnazione di alcuni seggi, crea comprensibili nevrosi tra i diretti interessati, ma è inevitabile, se si vuole mantenere la proporzionalità del sistema, e gli effetti politici a essere onesti sono marginali». Dunque l’effetto flipper non sconvolgerà il risultato dell’appuntamento elettorale del prossimo 25 settembre ma farà sì che qualche «diretto interessato» debba attendere prima di conoscere il futuro del suo cammino politico.
Francesco Boezi
[ il Giornale ]