Dal 27 luglio sarà attivo il nuovo Registro pubblico delle opposizioni, che consentirà agli utenti di opporsi all’utilizzo per finalità pubblicitarie (telemarketing) dei numeri di telefono di cui si è intestatari. Cellulari inclusi.
Grazie al servizio sarà possibile bloccare il trattamento dei propri dati personali presenti negli elenchi telefonici pubblici da parte degli operatori che ne anno accesso. La novità in Gazzetta ufficiale è allarga il Registro anche ai numeri pubbilici non presenti nell’elenco. Il 13 aprile scorso è entrato in vigore che allarga ai telefoni cellulari l’applicazione del Registro. Nella norma si è imposto alle società di telemarketing di adeguarsi entro il 31 luglio alla nuova misura, che di fatto potrebbe impedire loro di contattare senza consenso via telefono potenziali clienti.
Come ci si iscrive al Registro
Al Registro ci si può iscrivere gratuitamente in 4 modi. Condizione necessaria è però che si sia intestatari di un numero di telefono presente negli elenchi telefonici pubblici (non linee aziendali, da quel che si capisce): compilando un modulo sul sito dello stesso Registro; con una chiamata al numero 800265265, fatta dalla linea telefonica per la quale si chiede l’iscrizione; con una mail, in cui il richiedente deve inviare un modulo con i dettagli della numerazione telefonica da iscrivere, dimostrando di averne la disponibilità (di essere il titolare del contratto, insomma); con una lettera raccomandata. Le chiamate non desiderate diventeranno illegali entro 15 giorni dall’iscrizione del numero al Registro.
Multe per chi non si adegua
L’operatore di telemarketing che utilizza i dati presenti negli elenchi telefonici pubblici è tenuto a verificare con il Registro pubblico delle opposizioni le liste dei potenziali contatti, tramite una serie di servizi disponibili sul sito del registro stesso. In caso di violazioni del Registro, si legge nella norma, gli operatori rischiano multe salatissime: sono previste infatti sanzioni amministrative fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4% del fatturato annuo.
Rischi
Non è detto che la norma funzioni. Il primo rischio per il suo successo è che la stretta non si applicherebbe ai call center fuori dall’Italia. Poi ci sono operatori che si muovono al confine della legalità e i tentativi di truffa via telefono. Difficile pensare che la misura possa arginare anche questi fenomeni. Ad ogni modo iscrivendosi al registro l’utente si vedrà azzerare tutti i consensi all’utilizzo dei dati personali dati in passato. Questo dovrebbe garantire una certa tutela da nuove telefonate.
Comunque non sarà una soluzione definitiva. Appena si accetterà di nuovo l’utilizzo dei propri dati a fini commerciali, le telefonate riprenderanno. Quindi sarà necessario iscriversi nuovamente al registro, cosa che comunuque si può fare quante volte si vuole.
E se le chiamate indesiderate continuano?
Un ultimo rischio è che l’iscrizione al Registro possa non servire a poco e che le telefonate indesiderate continuino anche dopo. Per difendersi, è necessario presentare una segnalazione o un reclamo al Garante per la Protezione dei dati personali, che può disporre l’immediata cessazione del trattamento dei dati che è stato considerato illecito e sanzionare il relativo titolare.
Anche qui, non sarà facile: la ragione del numero elevato di telefonate moleste è che le aziende possono chiamare qualsiasi numero se hanno avuto il consenso dall’utente in qualche modo. La regola numero uno resta: tutelare i propri dati e mettere un freno ai consensi al loro utilizzo, spesso frutto di un gesto fatto velocemente e sovrapensiero ma con conseguenze imprevedibili e difficili da arginare.
Arcangelo Rociola, Emanuele Capone
[ la Repubblica ]