Bach (1665/1750). I concerti Brandeburghesi appartengono alla forma del concerto “grosso”, propria della stagione Barocca che aveva avuto il suo culmine nella figura del grandissimo musicista tedesco autore di una sterminata quantità di opere fra le quali la imponente Messa in Si Minore, oltre cento cantate, il Magnificat, tre Passioni, fra le quali la monumentale Passione Secondo Matteo, l’Oratorio di Natale ed una stupefacente produzione organistica e clavicembalistica sorretta da una straordinaria sapienza contrappuntistica contrassegnata da tutta una serie di fughe rappresentanti una delle più geniali creazioni della cultura occidentale.
L’orchestra barocca trova la sua struttura portante negli archi i quali attingono il loro serbatoio nelle grandi scuole violinistiche italiane e francesi.
I concerti “grossi” si caratterizzavano per la presenza del c.d. “concertino”, un gruppo il quale dialoga con l’orchestra, prefigurazione del concerto virtuosistico il che si rende particolarmente tangibile nel ruolo affidato al clavicembalo nel 5 Concerto Brandeburghese o ai corni con l’evocazione del clima delle cacce, che rappresenta uno dei luoghi più frequenti nella letteratura musicale Europea, in specie tedesca (si pensi al brano dell’Oratorio, Le Stagioni di Haydn (DIE JAHRESZEITEN) o quelli della sinfonia Pastorale di Beethoven, o i corni lontani del Tristano di Wagner).
I concerti brandeburghesi risalgono al 1721 e furono dedicati, in numero di sei, al Magravio della Corte di Berlino, quando Bruckner porta a compimento la sua monumentale opera sinfonica con le sinfonie n. 8 e 9 e Wagner consegnava alla cultura del mondo occidentale un incredibile serie di creazioni del teatro musicale caratterizzata dalla grandiosità dei personaggi coinvolti dai riflessi del complesso delle vicende legate alle conseguenze della riforma.
Si pensi ai titoli di queste opere che vanno dal Lohengrin, il Vascello fantasma Tannhauser, Tristano e Isotta, il Crepuscolo degli dei.
Mentre Wagner consegnava al mondo la sua straordinaria produzione operistica, in Italia, Verdi dava vita al suo modello operistico in una dimensione più sanguigna e popolare (si veda il Requiem), fino ai capolavori rappresentati dall’Aida, dal Don Carlos dal Falstaff.
Con Mahler, la banalità assurge a dignità artistica con le paradossali marce funebri che ritornano come una ossessione nelle sinfonie.
Nell’area del grande sinfonismo tedesco, si colloca la magnifica figura di Richard Strauss, autore di sontuosi poemi sinfonici, quali il Don Giovanni, Morte e trasfigurazione, Sinfonia delle alpi, Vita d’eroe, Sinfonia domestica, Così parlò Zarathustra.
Carattere di scuola nazionale riveste alcuni autori minori quali Dvorak, Cajkovskij, Sibelius, Prokofiev, Shostakovich.
La caratteristica principale di Shostakovich è stato un senso particolarmente spiccato del grottesco.
di ONOFRIO FITTIPALDI (Presidente Agg. On. Corte di Cassazione )