giovedì, 28 Novembre 2024

Dalla sciagura alle opportunità. I frutti del corona-virus

PIERO SANDULLI [ Professore Avvocato ]

La clausura forzata alla quale ci ha sottoposto il Covid 19 deve, necessariamente, indurci ad alcune riflessioni sull’esperienza fatta, nel tentativo di trarre da essa delle opportunità di crescita, sia individuale, che collettiva.

Il “tempo sospeso che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo ci ha consentito di meditare sui valori sia individuali, che della nostra società.

Finalmente, si è richiamato in vita un concetto, da tempo dimenticato, quello di “bene comune” che ha recuperato il suo giusto valore sostituendosi a quello di “relativismo egoista”, per troppo tempo rimasto l’unico parametro di vita della società globalizzata e post industriale.

E’ tornato il valore della vita umana e la voglia del sacrificio collettivo, con la rinuncia di non pochi diritti personalissimi, per sconfiggere la pandemia e tutelare, con il “distacco sociale”, i soggetti più deboli.

Questa nuova classifica dei valori, alla fine del “tempo sospeso” dovrà portarci a verificare le opportunità che in questo periodo sono sorte, senza dimenticare la difficilissima situazione economica nella quale l’intero sistema mondiale verserà alla ripresa della vita normale, che, comunque, fino alla individuazione di un vaccino, sarà, più limitata di quella che fino alla fine dello scorso mese di febbraio abbiamo vissuto.

In molti settori del nostro vivere quotidiano tutto questo porterà elementi di crescita e di diversità, rispetto alle regole ed alle abitudini precedenti.

1) Nel mondo del  lavoro la repentina utilizzazione di attività  a distanza consentirà un nuovo modo di intendere e di valutare il lavoro. L’esecuzione di esso, con molta più duttilità, potrà essere esercitata dal proprio domicilio, con evidenti vantaggi, sia per la vita di famiglia (e del singolo), che per il traffico cittadino. Inoltre, il prodotto del lavoro dovrà essere misurato per finalizzazione di obiettivi, evitando, per il futuro, di sentire parlare, nel pubblico impiego, della antistorica “battaglia al cappuccino”, alla quale non ha mai saputo sottrarsi nessun Ministro della funzione pubblica.

Anche nella misurazione del singolo dipendente la centralità della persona umana e del prodotto del suo ingegno dovrà sostituire l’asettica valutazione di falsa meritocrazia fino ad ora attuata.

Il lavoro, sia pubblico, che privato potrà esercitarsi, con regole più attente alla dignità della persona, in modalità smart working, circostanza questa che farà, drasticamente, ridurre, sia le ipotesi di mobbing, che quelle di discriminazione sessuale, che si realizzano quando l’impiego si svolge concentrando tutti i lavoratori nello stesso luogo.

Una buona modalità elastica e flessibile di esercizio di una attività, sia subordinata, che autonoma, consentirà anche di decongestionare, dal traffico, i centri cittadini, con notevoli vantaggi ambientali, non a caso i tassi d’inquinamento sono drasticamente diminuiti durante la nostra forzata clausura.

2) Anche nel mondo della scuola e dell’università le nuove modalità di insegnamento, sperimentate con successo durante il “tempo sospeso”, dovranno imporci la riconsiderazione dei metodi di insegnamento e dei programmi di studio. Invero, a seguito dei non pochi esempi di attività a distanza, in questo settore, sono stati esplorati ed attuati sistemi, che hanno ridisegnato la graduatoria dei valori in campo trasformando, in modo ormai irreversibile, la didattica, sia scolastica, che universitaria.

Nel mondo della trasmissione del sapere si sono realizzati, repentinamente, dei cambiamenti epocali, che fanno sì che nulla, in questo settore, sarà come prima. Le opportunità che si sono aperte dovranno essere colte per riportare la cultura, sia classica, che scientifica, al centro della valutazione dell’Uomo.

Ormai è definitivamente finito il tempo “dell’uno vale uno”, perchè ognuno vale in base a ciò che è in grado di apportare al progresso ed alla crescita di tutti.

Va restituito al valore della competenza il ruolo primario, nel mondo della cultura e della scienza. Ruolo che si era perso a causa del “relativismo culturale” che ha portato tutti a discutere su tutto anche senza alcuna base scientifica, con evidenti rilevanti distonie e conflitti di informazioni sui valori essenziali con competenze ineguali. Sul punto è sufficiente pensare al caos ingenerato dai cosiddetti “no vax” che hanno, in misura rilevante, inciso sulla immunità collettiva e sui fondi da destinare alla ricerca, che sono stati, fin troppo, lesinati, errore questo che, per il futuro, non andrà ripetuto.

3) Nel settore della sanità, sarà necessario rimeditare al decentramento regionale, realizzatosi, nel 2001, con la modifica del titolo quinto della Costituzione,  il quale ha prodotto, in questo segmento, intollerabili velocità ineguali nell’ambito delle cure. Va ripristinato, magari con l’istituzione  di una Autorità indipendente (composta da tecnici e non da politici) una pari dignità di cura e di servizi sanitari in tutte le regioni italiane. Il diritto alla salute è costituzionalmente garantito dall’articolo 32 della Carta fondamentale e non saranno più tollerabili, per il futuro, nè diversità di cure, nè insensati investimenti di tipo elettoralistico. Anche gli insensati filtri di accesso alla professione medica si sono rilevati dannosi.

4) La ritrovata centralità del cittadino deve portarci a ripensare totalmente la costruzione della macchina burocratica. Va costruito un rapporto di fiducia tra cittadino ed istituzioni e non, come è accaduto, troppe volte, nel recente passato, un rapporto di sfiducia instaurato dalla p.A. nei confronti di un cittadino sempre considerato evasore, abusivista, truffatore, profittatore. Invero, tutte le recenti leggi del Paese sono andate in questa direzione; nessuna è stata idonea a promuovere la libera iniziativa, l’impresa privata, la creatività della persona, lo sviluppo turistico, culturale ed edilizio (essenziale sarebbe la messa in salvaguardia del patrimonio edilizio sotto il profilo sismico ed ambientale).

Anche il modo di legiferare dovrà tornare ad essere sintetico e comprensibile e soprattutto dovrà tornare a darsi vita ad uno Stato  che, come nei primi anni della Repubblica, dovrà essere attento alla persona ed alla sua libera iniziativa. Solo con la crescita del singolo potrà tornare a realizzarsi lo sviluppo collettivo. Leggi snelle che accordano fiducia ai cittadini, Stato autorevole e non autoritario, finanziamento agevole e veloce delle imprese per attivare la ripartenza.

Lo Stato, d’altro canto, dovrà riattivare la realizzazione delle opere pubbliche, che possano consentire la ripartenza del circuito virtuoso dell’economia, facendo riprendere l’occupazione nel trainante ed oggi deficitario, settore dell’edilizia.

Anche l’impatto della burocrazia sul cittadino dovrà notevolmente modificarsi utilizzando, al meglio, le potenzialità che la tecnologia può consentire,  nel campo della semplificazione di una macchina amministrativa che andrà completamente snellita e ripensata.

L’Amministrazione dovrà essere costruita, per il futuro, a servizio del cittadino che, da tempo, avrebbe dovuto essere considerato come cliente della macchina pubblica e non come il “nemico da battere” e demotivare.

La elefantifica complessità e stratificazione del sistema va eliminata, rileggendo, come si era iniziato a fare nei primi anni duemila, tutti i passaggi dei procedimenti amministrativi eliminando gli intoppi ed i passaggi inutili. Del resto, come detto, la tecnologia offre delle opportunità che debbono essere ormai colte per creare il nuovo rapporto tra cittadini ed istituzioni.

5) Anche nel campo della tutela è necessario che si utilizzino, pienamente, le possibilità che la modalità telematica offre, senza inutili ripensamenti o complicazioni (come ad esempio le copie di cortesia), che costituiscono il momento frenante del sistema ed impediscono la piena utilizzazione dei benefici che la tecnologia offre in questo campo.

Il completo utilizzo del “processo telematico” e lo snellimento di tutto quanto “non essenziale al contraddittorio”, senza ridurre la pienezza istruttoria, in vista del giudicato, potranno, in concreto, realizzare la “ragionevole durata del processo” voluta dall’articolo 111 della Costituzione.

Anche l’assunzione registrata delle testimonianze (già presente nell’art. 419 c.p.c., ma mai applicata) può concorrere a realizzare questo scopo.

6) Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, il tema dell’Unione Europea.

L’Europa è chiamata ad interrogarsi sul suo ruolo nella crisi economica che, al termine del “tempo sospeso” della pandemia, tutti i Paesi ad essa aderenti vivranno. Se non si effettueranno scelte coraggiose e drastiche, se non si tornerà allo spirito di rinascita di Ventotene, l’Unione Europea e l’intero continente rischieranno di essere spazzati via e marginalizzati da scelte economiche che, realizzandosi altrove, finiranno per nullificare l’effetto trainante che il nostro continente ha sempre avuto nella storia. Bisogna che l’Europa ritrovi il ruolo voluto dai suoi autorevoli ideatori e fondatori De Gasperi-Schuman-Ademauer-Spaak-Monet Spinelli) recuperando il suo potere di impulso ed evitando di presentarsi come il peggio della burocrazia dei paesi aderenti. Non va dimenticato che l’impero romano finì a causa di una pestilenza.

Vanno individuati nuovi metodi per risolvere i non pochi quesiti che l’economia pone alla nostra attenzione, la crisi economica che ci attende (e che sarà lunga) non può essere affrontata con metodi asimmetrici che pongono gli Stati in situazione ineguale. La crisi asimmetrica, che si è scatenata a seguito della diffusione del “corona-virus” pone tutti i Paesi non solo Europei sullo stesso piano di difficoltà e nessuno di essi ha titoli o prerogative per ergersi a censore degli altri.

In conclusione, se sapremo cogliere tutte queste opportunità e rifondare noi stessi per primi e la collettività potremo uscire non certo senza fatica, ma tutti migliorati da questo tempo sospeso.

Cogliamo coesi questa occasione di rifondazione globale che la storia ci offre e potremo lasciare ai nostri figli un mondo migliore.

PIERO SANDULLI [ Professore Avvocato ]