È vero, come sosteneva il grande Winston Churchill (1874-1965), che mai si dicono tante bugie come prima delle elezioni, durante una guerra e dopo una partita di caccia, ma stavolta, in Italia, alla vigilia delle politiche di marzo, la Razza Bugiardona sta superando se stessa. Il festival delle «bufale», o delle cosiddette fake news, potrebbe tuttavia essere archiviato come un concorso canoro, se fosse limitato nel tempo o se fosse circoscritto alla sola vigilia elettorale. Ma, purtroppo, così non è. L’avanzata dell’informazione farlocca rischia di tracimare come l’acqua di una diga spaccata in due e di travolgere tutto quello che trova davanti, a cominciare dal bene più prezioso: la democrazia.
La democrazia si fonda sulla verità. La tirannide si basa sulla menzogna. Infatti, la tirannide capitola quando si fa strada la verità, mentre la democrazia traballa quando prende vigore la menzogna.
Il trionfo dell’informazione on line, e in particolare dei social, ha generato una rivoluzione semplicemente impensabile pochi lustri addietro: il fruitore di notizie può trasformarsi automaticamente nel produttore di notizie. Il che potrebbe rappresentare una conquista: tutti possono, nello stesso tempo, informare ed essere informati. Ma potrebbe costituire un grave pericolo: tutti possono, allo stesso modo, disinformare ed essere disinformati. Chi controlla chi? E con quali filtri, visto che la Rete è una sorta di prateria senza regole, mentre l’informazione tradizionale deve sottostare a una serie di vincoli e controlli che sfinirebbero pure un branco di leoni?
Nel suo ultimo libro Democrazie senza memoria, un’analisi assai profonda e serrata sui rischi che corrono le società libere, Luciano Violante ricorda che lo storico olandese Johan Huizinga (1872-1945) , nel 1935, scrisse un libro (La crisi della civiltà), in cui manifestava le sue preoccupazioni per gli effetti della diffusione di radio e giornali, che a suo parere, avrebbero compromesso e inficiato la razionalità del dibattito pubblico. Probabilmente i timori dell’intellettuale olandese erano eccessivi, ma di sicuro non sarebbero stati eccessivi se egli si fosse trovato a vivere nell’era del Web, della manipolazione e della spettacolarizzazione della notizia.
I giornali sono l’anello debole della catena informativa, oggi. Ma, nonostante i loro limiti, restano forse gli unici strumenti d’informazione in grado di assicurare un minimo di credibilità all’intero sistema. Non a caso l’importanza della loro funzione risalta soprattutto nei pochi giorni in cui le edicole sono chiuse, quando i primi a soffrire, per la loro assenza, sono siti on line e tv, cui viene meno sia la materia prima (le notizie, le inchieste), sia la materia seconda, ossia il contenitore stesso previsto dal palinsesto. Tv e siti risultano assai più poveri quando i quotidiani cartacei non escono, anche perché, specie, al mattino, molte trasmissioni si reggono sulla rassegna stampa del giorno, cioè sull’illustrazione delle notizie e delle inchieste carpite e saccheggiate dai giornali.
La vicenda ha del paradossale, dell’incredibile e del beffardo. I giornali regalano informazione, e indirettamente contratti pubblicitari, agli altri strumenti del comunicare, ai loro concorrenti diretti. Ma sono loro, sempre i giornali, a rischiare il declino: dopo aver visto in tv la rassegna stampa quotidiana, è normale che molti telespettatori si sentano soddisfatti e appagati, rinunciando al proposito di avvicinarsi al punto vendita chiamato edicola. Pazzesco. Di fatto, i giornalisti della carta stampata lavorano a beneficio di quelli che un giorno potranno estrometterli dal «mercato».
Ma non è finita. Di solito la concorrenza è sempre sleale. Ma, nel caso specifico, ci troviamo di fronte ad atti di autentica pirateria. Non si contano sul Web siti e sigle che regalano le edizioni in digitale dei giornali cartacei. Spesso sono gli stessi enti pubblici a irrobustire l’esercito di questi pirati attraverso pdf che passano di mano in mano. Morale: i lettori dei giornali cartacei aumentano, grazie alla viralità della pirateria, ma gli acquirenti diminuiscono. Però, i bilanci delle società editrici si fondano innanzitutto sulle vendite e sulle inserzioni pubblicitarie. Se le vendite calano, perché il giornale viene letteralmente rubato, è evidente che a cascata ne risentirà l’intera filiera legata alla carta.
Non vogliamo cedere alla cultura del singhiozzo, che non ci appartiene. Vogliamo però mettere in evidenza i contraccolpi inimmaginabili e, secondo noi, pericolosi, provocati dall’avvento del Far West on line.
La questione va al di là del futuro della carta stampata. Non dev’essere un caso se nell’ultimo decennio, nel mondo, le nazioni democratiche siano passate dal 46% al 44%. È la prima volta che si verifica questa contrazione. Nel periodo precedente il numero dei Paesi democratici era sempre cresciuto. Evidentemente il Fattore Menzogna, il Fattore Emozione, il Fattore Irrazionalità che caratterizzano la Rete, hanno iniziato a far pesare la loro nefasta peculiarità.
Le istituzioni sembrano indifferenti, in proposito. Anzi, sembrano addirittura contente che Internet abbia soppiantato i tradizionali veicoli dell’apprendimento e che la disintermediazione tra Potere e opinione pubblica sia sempre più estesa. Trascurano, ignorano, le istituzioni, cioè la classe politica, che una democrazia senza corpi intermedi (a iniziare dalla stampa) tutto è tranne che una democrazia. È il suo contrario, la sua caricatura.
La Regione Puglia ha approvato l’altro giorno la legge sull’editoria: un fondo di 900mila euro. Ci si perdoni la franchezza: è una barzelletta. Troppo poco per ridare fiato a un settore in crisi che, non dimentichiamolo, svolge una funzione prevista in Costituzione, oltre che essenziale per la tenuta della democrazia. E pensare che si regalano quattrini a raffica per imprese, il cui mestiere principale, e forse esclusivo, è solo quello di intercettare risorse pubbliche dall’Europa in giù.
Siamo nell’era dell’ipocrisia al Potere, o della demo-crisia: da un lato tutti non lesinano appelli e dichiarazioni intrise di retorica a favore dell’informazione cartacea («un settore fondamentale della democrazia»), dall’altro si fa di tutto per penalizzarla a più non posso. L’informazione. Cioè la democrazia.