«Here comes the sun», ecco che arriva il sole: un titolo che sembra una promessa, quello della mitica canzone dei Beatles che risuona nell’hangar della base di lancio di Cape Canaveral per festeggiare l’inizio della storica missione della sonda Parker Solar Probe della Nasa, partita alle 9:31 (ora italiana) per diventare il veicolo spaziale dei primati. Destinata ad essere la prima sonda a sfiorare il Sole, arrivando a una distanza record di 6,3 milioni di chilometri, sfreccerà nello spazio a 600.000 chilometri orari, diventando pure il veicolo più veloce della storia.
Ormai dimenticate le fasi concitate del fallito lancio, quando il countdown è stato interrotto per ben due volte a causa di problemi tecnici, gli esperti della Nasa sono esplosi in un fragoroso applauso quando al centro di controllo è arrivata conferma del successo del lancio: avvenuta la separazione dal razzo Delta IV Heavy, uno dei più potenti al mondo, la sonda Parker ha dispiegato i pannelli solari e ha cominciato il suo cammino verso il Sole, che raggiungerà sfruttando l’attrazione gravitazionale di Venere come una fionda. Costata 1,5 miliardi di dollari e intitolata al 92enne astrofisico americano Eugene Parker (il primo ad aver previsto l’esistenza del vento solare nel 1958), la missione porterà la sonda a tuffarsi fra sette anni nella parte più esterna dell’atmosfera solare (corona), per capire meglio le sue dinamiche e l’origine delle tempeste magnetiche, in modo da prevederne le conseguenze sulla Terra e sulle missioni spaziali.
Resistendo a temperature roventi (fino a 1.377 gradi) e a pericolosi bombardamenti di particelle, la sonda Parker userà «quattro set di strumenti scientifici per studiare i campi magnetici, il plasma e le particelle energetiche, mentre il coronografo invierà immagini inedite», spiega l’astrofisico italiano Marco Velli, che nell’ambito della missione è il responsabile scientifico dello strumento HeliOPSP che dovrà integrare i dati rilevati dagli altri quattro. «A novembre la sonda sarà già a 25 milioni di chilometri dal Sole e a dicembre invierà i primi dati: ci aspettiamo da subito novità sulla struttura del vento solare e sulle origini dei getti supersonici che viaggiano tra i 300 e gli 800 chilometri al secondo», continua Velli. I dati raccolti daranno un ritratto senza precedenti del Sole, che sarà ulteriormente arricchito dalla sonda Solar Orbiter che l’Agenzia spaziale europea (Esa) intende lanciare nel 2020: «le due missioni saranno sinergiche», sottolinea l’astrofisico.
«Parker, infatti, misura solo le caratteristiche locali della corona e del vento solari, mentre i telescopi a bordo di Solar Orbiter daranno immagini di contesto utilissime. Inoltre Orbiter, con strumenti che misurano il vento in situ, potrà correlare i propri dati con quelli di Probe. Il risultato sarà una conoscenza approfondita dell’origine e dell’accelerazione dell’atmosfera esterna del Sole, della corona e del vento solari, dalle origini fino allo spazio interplanetario e a noi»: un elemento essenziale per evitare che le tempeste magnetiche solari mettano in pericolo sonde spaziali, astronauti in orbita e satelliti, oltre che reti elettriche e comunicazioni radio sulla Terra.