giovedì, 28 Novembre 2024

E dopo le elezioni? Le incognite (e le caricature) delle idee

Claudio Martelli [ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]

La rottura tra PD, Terzo polo e 5 Stelle e la conseguente corsa separata di Letta, Conte e Calenda annuncia la vittoria della destra nei più di duecento collegi in cui si applica il sistema maggioritario. Ovvio: da una parte c’è una coalizione dall’altra partiti che corrono ciascun per sé e senza un Dio per tutti.

Una competizione così sproporzionata, così diseguale, non si era mai vista. Il fatto che chi ne aveva il dovere, l’interesse e la possibilità non abbia agito aggrava la responsabilità di non essere corsi per tempo ai ripari. Il solo modo possibile e giusto era quello di cambiare questa legge unanimemente giudicata la peggiore di sempre.

Cambiarla, beninteso, in senso proporzionale abbandonando le illusioni e i magheggi maggioritari che hanno segnato la storia della seconda repubblica. Una storia che al di là di ogni ragionevole dubbio ha dimostrato che leggi elettorali un po’ proporzionali un po’ maggioritarie non assicurano né l’equa rappresentanza del voto tantomeno la governabilità. Anche il presunto bipolarismo degli ultimi trent’anni è stato smentito dalle ripetute rotture interne ai due poli di destra e di sinistra, tra Prodi, Bertinotti e Mastella come tra Berlusconi, Fini e Casini. Quando poi, negli ultimi dieci anni, ha fatto irruzione la terza forza – o terzo polo – dei Cinque Stelle che prima ha pareggiato poi surclassato la sinistra e fatto pari con la destra anche il simulacro del bipolarismo è caduto in pezzi.

In questa legislatura i 5 Stelle si sono alleati prima con la destra di Salvini poi con la sinistra del PD, infine hanno partecipato all’unità nazionale salvo poi far cadere il governo Draghi per tornare alle loro origini barricadiere nella speranza di riconquistare qualche voto perduto. Ora, se tutto lascia presagire una vittoria del centro destra, niente ci assicura che un futuro governo guidato da Giorgia Meloni sarà un buon governo e un governo stabile. L’inutile, infantile, fastidioso rumore delle polemiche tra il PD e il cosiddetto Terzo polo che terzo non sarà perché sopravanzato dai 5 Stelle, ha tuttavia avuto l’effetto di oscurare i contrasti interni e l’impressionante trasformismo della destra populista e sovranista di Meloni e Salvini.

Intanto, è giusto sottolineare il rifiuto totale di tutta la destra a cambiare una legge elettorale che priva i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti e persino di conoscerli! Un diritto sacrificato all’arbitrio dei capi di imporre liste bloccate e i propri favoriti dentro di esse collocati ai primi posti a detrimento dei candidati dei territori. Quanto alle divisioni dentro il centro destra, il repertorio può iniziare dall’ultima notizia con la quale Berlusconi annuncia che Forza Italia uscirebbe dal futuro governo ove si mettesse contro l’Europa. Il monito del fondatore del centro destra segue il voto contrario della Lega e di Fratelli d’Italia alla decisione con cui la stragrande maggioranza del parlamento e delle istituzioni europee hanno reagito alle lesioni allo stato di diritto compiute da Orban nella sua Ungheria.

Lo stesso monito vale a maggior ragione per i politici bersagliati da Draghi come «pupazzi prezzolati» da Putin e si estende alle velleità autodistruttive di chi, come Giorgia Meloni, non ha mai votato a favore degli aiuti europei all’Italia e annuncia di voler rinegoziare il PNRR. Chissà, forse Berlusconi ha in mente anche le recenti solidarietà di Salvini e Meloni con i no-vax; la demagogia e il populismo nella politica economica e sociale all’insegna del tagliare le tasse e aumentare le spese. La cartina di tornasole della destra di oggi è l’opposizione – frontale di Meloni, strisciante di Salvini – al governo Draghi e all’unità nazionale che hanno avviato la forte ripresa degli ultimi diciotto mesi e ricostruito la credibilità italiana nel mondo.

In questo stesso periodo cosa ha fatto Giorgia Meloni? Quali sono le sue credenziali? Oltre Atlantico ha solidarizzato con la destra di Donald Trump sotto indagine nel suo Paese per aver fomentato l’inaudito assalto dei suoi seguaci al parlamento americano. In Europa Giorgia urlava con toni duceschi le più trite banalità: «… io sono donna, io sono madre, io sono italiana». Che inventiva, che nerbo, che audacia c’è nel recitare i propri dati anagrafici? No, non è fascismo: è la sua caricatura.

Claudio Martelli
[ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]