Apprendere durante il sonno si può, ma il cervello fa più fatica. Lo rivela uno studio del ricercatore dell’ULB Neuroscience Institute di Bruxelles (Belgio), Juliane Farthouat, sotto la direzione del suo docente Philippe Peigneux, pubblicato sulla rivista Scientific Reports. La mente è in grado di percepire i suoni durante il sonno, ma ha difficoltà a organizzarli in una sequenza precisa, cosa che non succede quando siamo svegli. Dunque, una capacità che scompare durante la sospensione totale o parziale della coscienza e della volontà.
Per la ricerca è stata utilizzata la magnetoencefalografia, una tecnica che si basa sulla misurazione dei campi magnetici prodotti dall’attività elettromagnetica dell’encefalo. Si è così registrata l’attività cerebrale sia durante il sonno che in fase di veglia attraverso delle onde lente. I pazienti sono stati sottoposti a suoni puri organizzati in modo casuale.
Con il cervello a riposo sono stati rilevati suoni isolati che non si sono organizzati secondo uno schema logico. Diverso il discorso per la fase di veglia, dove è stato rilevato che questi suoni si sono raggruppati in periodi di tre elementi. Ecco così il risultato: il cervello continua ad assimilare nel sonno, ma si limita a una capacità di semplici associazioni elementari.
Il parere dell’esperto
Per lo psicologo maceratese, Leonardo Corsetti, lo studio potrebbe avere effetti importanti «soprattutto per far risparmiare soldi alle persone che comprano strumenti per la memorizzazione di una lingua straniera durante il sonno – dice -. Dormire è fondamentale, e stimolare il cervello a riposo potrebbe danneggiare il consolidamento delle informazioni quando il cervello è a riposo». «Mentre dormiamo, infatti, la mente cerca di farci rivivere le scene che abbiamo vissuto durante la giornata per favorirci una migliore strategia di sopravvivenza. Ecco perché disturbarla può comportare un danno».
Uno studio chiamato Ipnopedia
Lo studio sull’apprendimento quando il cervello è a riposo si chiama Ipnopedia ed è diventato celebre negli anni Sessanta, tempo dopo l’uscita de Il Mondo Nuovo (1932), romanzo di fantascienza scritto da Aldous Huxley dove veniva chiesto alle persone sottoposte a questo studio di svolgere compiti durante il sonno. Inizialmente si credeva che potesse diventare un metodo utile per far ricordare nozioni o concetti, ma dopo gli studi di elettroencefalografia di Charles W. Simon e William H. Emmons del 1956 questa tecnica venne completamente screditata.