La guerra in Ucraina? Era tutto scritto in un documento ufficiale, pubblicato un anno fa. Come abbiamo già analizzato su InsideOver, l’Occidente non ha saputo anticipare e comprendere le mosse del Cremlino per via di due diverse visioni delle relazioni internazionali. Da una parte la scuola geopolitica russa classica, improntata sul realismo politico, dall’altra quella internazionalista liberal-democratica di scuola kantiana.
A più di tre settimane dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, è utile rileggere un testo ignorato dall’opinione pubblica occidentale ma di importanza strategica fondamentale: la dottrina militare russa pubblicata il 21 aprile 2021 che, letta oggi, alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina, assume un significato ancora più importante. Da questo documento, infatti, si comprende la visione strategico-militare della Federazione russa di Vladimir Putin. Il testo è stato originariamente pubblicato in russo nel numero del 22 aprile di Nezavisimaya Gazeta e tradotto dal Foreign Broadcast Information Service (FBIS) degli Stati Uniti.
La nuova dottrina militare della Federazione russa
La nuova dottrina militare russa va a sostituire quella pubblicata nel 1993, redatta poco dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Al tempo, la Russia era un (ex)impero uscito sconfitto dalla Guerra Fredda, ridimensionato, umiliato. Quella del 2021, al contrario, è la dottrina militare di una grande potenza che, come la Cina, non intende più sottostare alla regole dell’egemonia liberale statunitense. La dottrina militare russa dello scorso anno affronta un’ampia serie di argomenti, tra cui la natura e le cause delle guerre moderne, le minacce militari interne ed esterne che la Russia deve affrontare, l’organizzazione e il finanziamento dell’esercito russo e i principi che regolano l’uso della forza da parte di Mosca. Affronta inoltre una serie di questioni specifiche e militarmente rilevanti nelle sfere tecniche, politiche, sociali ed economiche, inclusa l’attuazione dei trattati sul controllo degli armamenti e le sanzioni internazionali.
Nel documento, la Federazione Russa individua “un calo della minaccia dello scoppio di una guerra su larga scala”, compresa “una guerra nucleare”; la formazione e il rafforzamento dei “centri di potere regionali”; il “rafforzamento dell’estremismo nazionale, etnico e religioso” e l’ascesa del “separatismo”; la “diffusione delle guerre locali e dei conflitti armati” nonché “un aumento della corsa agli armamenti regionale”; la “proliferazione di armi nucleari” e “altri tipi di armi di distruzione di massa”; l’inasprimento del “confronto informativo” (guerra dell’informazione). Il Cremlino vede come elemento destabilizzante, con un chiaro riferimento agli Stati Uniti, “l’utilizzo di azioni militari come mezzo di intervento umanitario senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”, in “elusione dei principi e delle norme generalmente accettati del diritto internazionale”, oltre alla “violazione da parte di alcuni Stati di trattati e accordi internazionali” in “materia di limitazione degli armamenti e disarmo”.
Ecco le minacce alla sicurezza nazionale (secondo Mosca)
Nel documento dell’aprile 2021, Mosca individua anche le principali minacce alla propria sicurezza nazionale. Benché la Russia noti come “la minaccia di un’aggressione militare diretta nelle forme tradizionali contro la Federazione Russa e i suoi alleati sia diminuita grazie ai “positivi cambiamenti della situazione internazionale”, dovuti principalmente al “mantenimento del potenziale militare della Russia”, e al “suo potenziale deterrente nucleare, a un livello adeguato”, allo stesso tempo “le minacce esterne e interne alla sicurezza militare della Federazione Russa” e dei suoi alleati “persistono” e in alcune aree “sono in aumento”. I riferimenti alla Nato e all’Ucraina – seppur, fra le righe – in tal senso non mancano.
Nell’ottica di Mosca, una grave minaccia è rappresentata dalle “rivendicazioni territoriali nei confronti della Federazione Russa” e dall’interferenza negli “affari interni della Federazione Russa”; dal “tentativo di ignorare (violare) gli interessi della Federazione Russa nella risoluzione dei problemi di sicurezza internazionale” e di “opporsi al suo rafforzamento” come c”entro influente in un mondo multipolare”; dall’esistenza di “sedi di conflitto armato”, principalmente “vicino al confine di stato della Federazione Russa e ai confini dei suoi alleati”; a questo si aggiunge “la creazione (costruzione)” di gruppi di truppe (forze) che portano alla violazione dell’attuale equilibrio delle forze, in “prossimità del confine di stato della Federazione Russa” e dei suoi alleati o sui “mari adiacenti i loro territori”; ‘l’allargamento dei blocchi e delle alleanze militari “a danno della sicurezza militare della Federazione Russa” (leggasi: Nato); “l’introduzione di truppe straniere in violazione della Carta delle Nazioni Unite” sul territorio degli Stati amici confinanti con la Federazione Russa; la creazione, l’equipaggiamento e l’addestramento nei territori di altri Stati di formazioni e gruppi armati al fine di trasferirli per operazioni sul territorio della Federazione Russa e dei suoi alleati; gli attacchi (provocazioni armate) a installazioni militari della Federazione Russa ubicate nel territorio di Stati esteri”, nonché ad “installazioni e strutture al confine di Stato”, ai confini dei suoi alleati o in mare.
E non finisce qui. Secondo il Cremlino, altre gravi minacce alla sicurezza nazionale del Paese sono rappresentate dalle “azioni volte a minare la stabilità globale e regionale”, non da ultimo “ostacolando il lavoro dei sistemi di governo statale e militare russi”, o “interrompendo il funzionamento delle forze nucleari strategiche”, “l’allarme rapido per attacchi missilistici, la difesa antimissilistica e i sistemi e sistemi di monitoraggio dello spazio per garantire la loro stabilità in combattimento”, gli “impianti di stoccaggio delle munizioni nucleari”, la “produzione di energia nucleare, le industrie nucleari e chimiche e altre installazioni potenzialmente pericolose”; le “operazioni informative ostili (informatiche-tecniche, informatiche-psicologiche)” che “danneggiano la sicurezza militare della Federazione Russa e dei suoi alleati”; “la discriminazione e la soppressione dei diritti, delle libertà e dei legittimi interessi” dei cittadini della Federazione Russa negli stati esteri.
Le minacce interne individuate dal Cremlino
Sul fronte delle possibile minacce interne, la dottrina militare russa pone l’accento, in particolare, sui possibili tentativi di “rovesciamento violento dell’ordine costituzionale” (colpo di stato), sulle “attività illegali di movimenti, organizzazioni e strutture estremiste nazionaliste, religiose, separatiste e terroristiche” volte a “violare l’unità e l’integrità territoriale” della Federazione Russa e a “destabilizzare la situazione politica” interna del Paese nonché sulla “pianificazione”, preparazione e “attuazione di operazioni” volte a “perturbare il funzionamento degli organi federali del potere statale” e ad attaccare strutture statali, economiche o militari, o relative ai servizi vitali o alle infrastrutture dell’informazione. Altre minacce interne provengono dalla possibile diffusione illegale di “armi, munizioni, esplosivi e altri mezzi” che potrebbero essere utilizzati per “compiere atti di sabotaggio, atti di terrorismo o altre operazioni illegali” e, naturalmente, dalla “criminalità organizzata”, dal terrorismo, dal contrabbando e da altre attività legale che potrebbero minacciare la sicurezza nazionale del Paese.
Salvaguardia della sicurezza militare russa
Per ciò che riguarda la salvaguardia della sicurezza militare, c’è un principio cardine adottato da Mosca, che la dice lunga sulla visione strategica della Federazione russa: “La tutela della sicurezza militare della Federazione Russa è il settore più importante dell’attività dello Stato”. Oltre a citare il “rispetto del diritto internazionale” la Russia “mantiene lo status di potenza nucleare” per “scoraggiare (prevenire) l’aggressione contro di essa o contro i suoi alleati”. Un elemento di deterrenza, come evidenzia la stessa dottrina militare russa: “Le armi nucleari di cui sono dotate le forze armate della Federazione Russa – si legge – sono viste dalla Federazione Russa come un fattore di deterrenza dall’aggressione”, al fine di “salvaguardare la sicurezza militare della Federazione Russa e dei suoi alleati” e “mantenere la stabilità e la pace internazionali”.
A proposito dell’utilizzo di armi nucleari, di cui si è a lungo parlato nelle ultime settimane, la Federazione Russa “si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari” e altri tipi di “armi di distruzione di massa contro di essa e (o) suoi alleati”, nonché “in risposta ad aggressioni su larga scala utilizzando armi convenzionali in situazioni critiche alla sicurezza nazionale della Federazione Russa”. La Russia, prosegue il documento ” non utilizzerà armi nucleari contro gli Stati parte del Trattato di non proliferazione che non possiedono armi nucleari”, tranne i”n caso di attacco alla Federazione Russa”.
Roberto Vivaldelli
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