La “speranza” che vede Marine Le Pen puntare all’Eliseo va ben oltre i risultati del primo turno alle presidenziali in Francia, che ha visto Emmanuel Macron davanti alla candidata del Rassemblement National di più di tre punti e, a urne chiuse, gran parte dei candidati sconfitti fare subito endorsement per il presidente in carica.
Il 24 aprile il ballottaggio sarà quindi una riedizione del secondo turno del 2017, che vide la vittoria schiacciante di Macron (66 a 34%) ma che difficilmente – dicono tutti gli analisti – si ripeterà. A due settimane dal voto e a urne chiuse da poche ore, ecco quello che dicono i sondaggi e gli esperti sul testa a testa Macron-Le Pen.
Elezioni Francia: i primi sondaggi per il ballottaggio
Partiamo dai numeri. Quattro sondaggi diffusi nelle prime ore dopo la chiusura delle urne hanno già delineato la situazione del secondo turno. Tutti danno Macron vincente, ma il distacco varia in maniera non indifferente.
Per la rilevazione Elabe, Macron otterrà il 52% delle preferenze contro il 48% di Le Pen. Più largo il vantaggio previsto da Ipsos e OpinionWay: 54% a 46%. L’istituto Ifop invece prevede un risicatissimo vantaggio 51-49, ben all’interno della forbice di errore statistico.
I flussi elettorali: gli elettori di Melenchon ago della bilancia
Come si vede, la percentuale assegnata a Macron è nettamente più bassa di quella che dovrebbe ottenere se sommassimo a tavolino i voti dei candidati che hanno prontamente annunciato di sostenerlo. Vediamoli: la conservatrice Pécresse, la socialista Hidalgo, il comunista Roussel e il verde Jadot appoggeranno il presidente uscente, che otterrebbe con loro già il 41% dei voti. A questa cifra andrebbe aggiunto il quasi 22% circa di Mélenchon, che ha invitato i suoi elettori a “non regalare neanche un voto a Le Pen” pur senza appoggiare espressamente Macron. Il capo dell’Eliseo dovrebbe quindi superare il 60% senza fatica.
Dall’altro lato, Le Pen conterebbe sul 7% di Zemmour e sul 2% di Dupont-Aignan, per arrivare intorno al 33%.
Ma la matematica in questo caso è un’opinione, o meglio un orientamento di voto. Perché gli elettori di Melenchon e Pecresse non si riverseranno in forze alle urne per Macron. Le rilevazioni su questo sono chiarissime. D’altra parte, gli elettori di Melenchon hanno votato per un programma che prevedeva l’abbassamento dell’età pensionabile, mentre nel programma del presidente l’età pensionabile viene alzata (“bisogna lavorare di più, come in Italia” ha detto Macron). Difficile pensare che questi elettori “arrabbiati” non ci pensino due o più volte prima di dare il proprio voto a Macron.
Che ci sia la rabbia dietro quei voti lo confermano le frasi di Melenchon e Macron nel loro discorso dopo gli exit poll. “Conosco la vostra rabbia – ha detto Melenchon – non vi abbandonate a essa, che rischia di farvi commettere errori che sarebbero definitivamente irreparabili”, ovvero eleggere Le Pen all’Eliseo. “Voglio dare garanzie – ha detto Macron – a coloro che si sono astenuti o hanno votato alle estreme perché sono in collera davanti alle diseguaglianze che persistono, al disordine ecologico, all’insicurezza e alla difficoltà di vivere degnamente anche quando lavorano duramente”.
Ballottaggio presidenziali, quanto vale la rabbia degli elettori?
Ma si può quantificare questa collera? Un primo sondaggio sui flussi diffuso da Elabe divide così l’orientamento degli elettori di Melenchon al ballottaggio: quasi la metà si rifugerà nell’astensione, degli altri più della metà sceglierà Le Pen rispetto a Macron. Simile il dato di Pecresse: sarà il 40% dei suoi elettori a scegliere la sfidante di estrema destra. Già così sono oltre 3 milioni di voti che non andranno a Macron.
Un’analoga analisi di Tf1 quantifica in un 23% i voti di Melenchon che andranno a Le Pen (contro il 33 per Macron e il 44 verso l’astensione) mentre i voti per Pecresse si divideranno 35% pari tra i due sfidanti e il 30% verso l’astensione. Con questi dati, leggermente migliori per Macron, si tratta comunque di almeno due milioni di voti.
In totale, se queste proporzioni di Tf1 fossero esatte, dovrebbe finire 54 a 46 per Macron. Ma se fossero veri i valori di Elabe, la situazione sarebbe quasi di parità (51 a 49) e meno di 200mila voti di svantaggio.
Elezioni Francia 2022: verso il ballottaggio
Insomma, la situazione è in bilico. Ci sono milioni di voti in ballo, e la differenza tra Macron e Le Pen è troppo ristretta per dire cosa succederà. Certo è che non può essere escluso un exploit dell’estrema destra. Che può raccogliere voti populisti nel campo avverso e nell’astensione, tra chi ha deciso di non votare ma potrebbe voler punire il presidente uscente, che in questi anni ha radicalizzato molto l’elettorato sulla propria figura. Senza dimenticare che c’è una guerra in corso, che potrebbe cambiare ulteriormente le carte in mano ai due contendenti.
Cinque anni fa, Emmanuel Macron ha ottenuto la vittoria nel faccia a faccia con Marine Le Pen. Dibattito tv in cui la candidata del Rassemblement National non andò affatto bene. Ma quello era il 2017 e Le Pen ha avuto 5 anni per prepararsi. Il duello tv non è ancora confermato ma se ci sarà potrebbe diventare il palcoscenico su cui uno dei due candidati piazzerà la stoccata decisiva.
Alessio Sgherza
[ la Repubblica ]