Se siete stati attenti alle notizie di politica internazionale saprete del nuovo “bisticcio” in corso tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un. Quest’ultimo ha spiegato in un video di avere un pulsante nucleare sulla propria scrivania. Trump gli ha risposto per le rime su Twitter.
Ma esiste davvero un pulsante nucleare? O meglio, come fa il presidente degli Stati Uniti a ordinare l’impiego di testate atomiche?
Se da una parte non sappiamo bene come funzionino le cose in Corea del Nord (e se ci sia davvero un bottone), negli Stati Uniti le procedure sono abbastanza note a grandi linee.
Il presidente americano è il commander-in-chief, cioè capo supremo delle forze armate degli Stati Uniti e può disporre di tutto l’arsenale nucleare e conoscere i piani relativi a un’eventuale guerra atomica.
Il Presidente è infatti l’unico in grado di autorizzare l’impiego delle testate nucleari: il consenso viene fornito attraverso l’attivazione di speciali codici in suo possesso e secondo le regole di ingaggio conservate in una valigetta chiamata Football.
Si tratta della famosa valigetta in pelle nera che lo segue in ogni suo spostamento e che è custodita da team di cinque incaricati militari provenienti dalle diverse armi.
BOTTONE ROSSO? NON SCHERZIAMO.
Il contenuto della valigetta è stato reso noto nel 1980 da Bill Guley, all’epoca direttore dell’ufficio militare della Casa Bianca. Se pensate che al suo interno ci sia un bottone rosso per far partire i missili, avete sbagliato tutto. La valigetta contiene principalmente… carta.
Il documento più importante è il Black Book, un vero e proprio prontuario della guerra nucleare di 75 pagine con la descrizione degli obiettivi possibili, del loro valore strategico secondo i vari scenari e delle vittime che un eventuale attacco potrebbe causare. In alcuni casi milioni di persone.
Altri due fascicoli contengono un elenco dei luoghi sicuri dove trasferire il Presidente in caso di attacco nucleare e le procedure radiotelevisive d’emergenza per comunicare con la Nazione.
La valigetta pesa 20 kg (ha un anima in alluminio) ed è trasportata da militari che hanno un apposito addestramento per aiutare il Presidente a dare l’ordine di lancio.
Contiene anche un telefono che viene usato qualora il Presidente si trovi in viaggio: serve a mettersi in contatto attraverso una linea sicura e via satellite con il National Military Command Center(NMCC), il centro di comando militare statunitense che gestisce tutti i lanci di ordigni nucleari.
PRESIDENTI DISTRATTI.
Dal punto di vista pratico i “codici di attacco” sono invece riportati su un documento che il Presidente deve portare su di sè chiamato Biscuit, biscotto.
Si tratta di una specie di carta di credito nel quale sono riportati dei codici che servono al Presidente degli Stati Uniti per autenticarsi e dare uno specifico ordine di attacco atomico secondo uno dei protocolli contenuti nella valigetta. Il biscotto è davvero molto simile alle carte con i codici operativi per autenticarsi e fare operazioni sui siti delle banche online che molti di noi usano tutti i giorni.
Secondo quanto riportato dal Washington Post i presidenti non si curano molto del Biscuit: Jimmy Carter lo mandò in lavanderia insieme alla sua giacca, mentre Bill Clinton lo perse e per mesi non disse niente a nessuno.
Ma che cosa succede “in quei momenti”? Il Presidente chiama il National Military Command Center (NMCC), si identifica attraverso uno dei codici contenuti nel Biscuit e ordina un attacco specifico tra quelli presenti nei documenti contenuti nella valigetta.
Pochi minuti dopo il drammatico ordine, 900 testate nucleari sono pronte ad essere utilizzate in diversi angoli del pianeta: sono dislocate in vari punti degli Stati Uniti ma anche su sottomarini e navi in navigazione negli oceani di tutto il mondo.
Il Presidente è l’unico a poter impartire l’ordine di attacco nucleare. Il comando deve essere confermato dal Segretario alla Difesa che non ha però alcun potere di veto: di fatto si limita a confermare che il presidente ha veramente impartito quell’ordine.