sabato, 23 Novembre 2024

Essere liberali oggi senza credere soltanto alla propria verità

FRANCESCO BELLINO [ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]

La crisi delle ideologie ha provocato anche la crisi della geografia politica. Già nel 1994 il politologo Anthony Giddens incoraggiava ad andare oltre (beyond) la destra e la sinistra, che avevano perso il significato che avevano un tempo, cercando nuovi percorsi.

All’indomani della rivoluzione inglese John Locke scriveva i Due trattati sul governo (1689-1690), in cui gettava le basi filosofiche del liberalismo.

Il liberalismo è stato una ideologia, come il comunismo, il socialismo. Abbracciava il libero mercato, il libero commercio, la libertà di parola, di pensiero, le frontiere aperte, lo Stato minimo, l’individualismo radicale, le libertà civili, la tolleranza religiosa, i diritti delle minoranze.

In Occidente con alcune correzioni si è concretizzato nella liberal-democrazia, che è riuscita a combinare il principio liberale dei diritti individuali con il principio democratico della sovranità popolare, con il welfare inclusivo ed esteso, conciliando la libertà individuale con la giustizia sociale.

Michael Walzer, uno dei più importanti filosofi della politica americani, nel suo ultimo libro (Che cosa significa essere liberale, Raffaello Cortina, Milano 2023, pp. 181, Euro 19,00), scritto durante la pandemia e in modo non accademico, ci offre un contributo di riflessioni per descrivere e difendere la politica in un momento storico così complesso e difficile.

Per Walzer il liberalismo si comprende meglio come aggettivo anziché come sostantivo. Dice di essere stato ispirato dal fondatore del movimento di Giustizia e libertà, Carlo Rosselli, autore di Socialismo liberale (1930), assassinato dai fascisti nel 1937.

Walzer prende atto che il liberalismo non si può identificare né con il partito democratico americano né con i partili liberali, né con alcuni movimenti, come il Tea Party, che ha difeso la libertà contro il potere statale, ma non ha fatto una critica simile alle banche e alle imprese che rappresentano il potere economico. Il liberalismo non è più sinonimo di capitalismo. Dubita che possa esistere «un capitalismo liberale, date le disuguaglianze che il capitalismo produce e la coercizione che richiede per tenere a bada i lavoratori».

Oggi i liberali si descrivono meglio in termini morali anziché in termini politici, sono «di mentalità aperta, generosi e tolleranti». Riprende sia l’accezione più antica del termine, che descrive la pratica delle «arti liberali», sia la figura del gentiluomo e delle gentildonne, come persone di modi gentili e mente aperta.

La morale e la sensibilità liberale sono ormai diventate, per Walzer, universali.

L’aggettivo liberale non può stare da solo, ma ha bisogno di sostantivi. Però, «senza l’aggettivo, i democratici, i socialisti, i nazionalisti e tutti gli altri possono essere, e spesso lo sono, monisti, dogmatici, intolleranti e repressivi. L’aggettivo impedisce l’uso della forza e favorisce il pluralismo, lo scetticismo e l’ironia». Sono, infatti, illiberali il totalitarismo, il razzismo, l’antisemitismo, l’islamofobia, la misoginia, l’omofobia, il fanatismo, l’odio.

Anche i liberali diventano illiberali, se credono che la propria versione del liberalismo sia l’unica verità.

Abbiamo bisogno, per Walzer, di «democratici liberali pronti a lottare contro il nuovo populismo; di socialisti liberali che difendano l’uguaglianza ma si oppongano al frequente autoritarismo dei regimi di sinistra; di nazionalisti liberali che si oppongano ai nazionalismi xenofobi contemporanei, compresi quelli antimusulmani e antisemiti; di internazionalisti liberali che difendano le persone in difficoltà oltre confine; di comunitari liberali che si oppongano alle passioni esclusiviste e alla feroce partigianeria di alcuni gruppi identitari, di femministe liberali che sappiano quando usare il potere dello Stato per promuovere la parità di genere e quando non farlo; di professori liberali che difendano la libertà di parola negli atenei; di intellettuali liberali che non soltanto “dicano la verità al potere”, ma dicano sempre e semplicemente la verità; di ebrei, cristiani, musulmani, induisti, buddhisti e tutti gli altri liberali che si oppongano all’inatteso ritorno del fanatismo religioso».

Di fronte alle più importanti battaglie politiche del nostro tempo, «per la decenza e per la verità» Walzer ci offre l’aggettivo «liberale» come la sua «arma più importante».

FRANCESCO BELLINO

[ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]