mercoledì, 27 Novembre 2024

Gianni Agnelli: l’ostinata attualità di un grande italiano

Sergio Mattarella [ la Repubblica ]

A vent’anni dalla morte la sua eredità nelle parole del Presidente della Repubblica.

Giovanni Agnelli è stata una personalità assurta a simbolo dell’imprenditoria italiana negli anni della grande crescita economica e sociale del nostro Paese, in una fase di distensione assicurata dalle istituzioni multilaterali e in particolare dal rafforzamento di quelle europee e dal legame occidentale. Nel ventesimo anniversario della sua morte, il ricordo della sua autorevolezza, con l’azione che seppe esercitare sulle classi dirigenti, sull’intera società, con la sua influenza nel contesto internazionale, sollecita tutti a un confronto esigente.

La leadership di Agnelli consolidò la Fiat quale protagonista a livello internazionale, mostrando come una visione mondiale dello sviluppo rappresentasse una opportunità di crescita per i campioni industriali italiani e, insieme, per le nazioni cui si dirigevano gli investimenti, introducendo nel nostro mondo imprenditoriale una visione più moderna e lungimirante.

Presidente dell’associazione degli industriali italiani seppe fare prevalere, in una stagione assai problematica, un’ottica capace di sviluppare re un dialogo costruttivo tra le parti sociali, legando il suo nome a passaggi cruciali nelle relazioni sindacali, favorendo così il conseguimento di significativi traguardi. Giovanni Agnelli fu l’ambasciatore di una Italia animata da spirito di innovazione e dinamismo. Alfiere del prestigio della Repubblica, fu attento all’inserimento del Paese nelle catene di crescita del valore a livello globale.

Forte l’amicizia che coltivava con gli Stati Uniti d’America e saldi i suoi legami europei. Fermamente convinto che il nostro futuro fosse strettamente legato all’integrazione nel contesto occidentale e continentale fu, al tempo stesso, costruttore di relazioni che contribuirono a un clima di pace, con lo sviluppo, nei tempi del confronto Est-Ovest, di scambi economici anche attraverso iniziative assai rilevanti di cooperazione con Paesi a economia di Stato. Chiamato a svolgere la funzione di senatore a vita dal Presidente Cossiga portò in Parlamento una acuta sensibilità verso quelli che riteneva essere gli interessi comuni della società italiana, scandagliati nei loro diversi aspetti dalla sua inesauribile curiosità.

La sua esperienza nei più diversi consessi internazionali lo portò a sollecitare l’attenzione degli attori politici e del mondo produttivo sulle vaste trasformazioni in atto e sulle conseguenze della globalizzazione, puntando ad unire obiettivi dell’impresa e progresso della società, puntando a una condivisa “governance” del “mondo largo”.
Ne dà testimonianza il suo ultimo intervento pubblico, a Palazzo Giustiniani, un anno prima della sua scomparsa: «Per secoli – disse Agnelli in quella conferenza – gli uomini hanno pensato che un destino diverso da quello altrui attendesse ogni comunità nazionale. E perché questo destino si avverasse non hanno esitato ad utilizzare gli strumenti, anche i più cruenti, della conquista e del predominio.

Oggi, la compagine mondiale ha fatto sua la convinzione che si può percorrere un cammino comune, nel reciproco rispetto e nella reciproca valorizzazione. Ha fatto sua la convinzione che esiste un destino comune nel conquistare insieme l’affrancamento da ogni genere di povertà e privazione materiale e immateriale».

È un mondo che la comunità internazionale si era impegnata a realizzare. Rileggere queste parole di speranza oggi, mentre l’Europa è tornata a essere teatro di guerra, di aggressione contro la libertà dei popoli, può indurre a un sentimento di scoramento. Ma quel messaggio richiama, altresì, prepotentemente alla fiducia, perché contiene aspirazioni autentiche dell’umanità che lo rendono ostinatamente attuale.

Sergio Mattarella

[ la Repubblica ]