sabato, 23 Novembre 2024

Haroche: “La scienza è la salvezza, così ci cureremo in futuro”

Donatella Zorzetto [ LA STAMPA ]

La ricerca scientifica è l’unica garanzia di salute. Ma come ci curerà domani? La risposta è arrivata, dal palco del Festival di Salute 2023, da Serge Haroche, fisico francese, vincitore del Premio Nobel per la Fisica nel 2012 (insieme allo statunitense David Wineland) per la scoperta dei metodi sperimentali che hanno permesso la misurazione e la manipolazione dei sistemi quantistici individuali. Una risposta, articolata, alle osservazioni poste dal direttore de La Repubblica Maurizio Molinari. Iniziando dalla ricerca di base, che secondo il premio Nobel “i politici non mostrano di apprezzare fino in fondo”.

“È chiaro che anche nell’applicazione di strumenti che cambiano la nostra vita abbiamo bisogno della scienza di base – ha detto Haroche – . Non ci sarebbe scienza applicata senza scienza di base. E questo è un problema perché i politici non mostrano la giusta attenzione a questo aspetto”.

Stimolare la scienza di base

Non solo risorse, ma la curiosità è il motore per guardare al futuro della scienza applicata alla salute. “La scienza è guidata dalla curiosità, deriva dalle scoperte perché non si possono attirare i giovani senza questo presupposto – ha spiegato Haroche – . Dunque non c’è solo l’aspetto monetario, finanziario. Perché senza la scienza di base non avremmo applicazioni come il laser, il computer, il Gps”.

A proposito di studi e applicazioni che riguardano la luce, per cui hanno un ruolo fondamentale ricerca e dispositivi, il professore ha chiarito il proprio pensiero sul collegamento straordinario tra fisica e medicina. “Questo è vero per la luce, ma anche, ad esempio, per la risonanza magnetica, che ha rivoluzionato le conoscenze mediche – ha spiegato lo scienziato – . Grazie ad esse possiamo impiantare elettrodi nel cervello umano. La luce che penetra, illumina il cervello e attiva le molecole facendole funzionare. Questo deriva proprio dagli studi della scienza di base”.

La diffidenza dell’opinione pubblica

Ma c’è un ostacolo. Se i progressi scientifici e tecnologici hanno ruolo fondamentale nel progresso sociale, migliorando anche la salute, è l’opinione pubblica a creare attrito, rivelandosi spesso sospettosa. Molti non si fidano della scienza.

Quindi come invertire questo approccio?”È un vero paradosso – ha risposto Haroche – . Ora che la scienza ci ha portato a scoperte fondamentali, come i vaccini per la pandemia, e sviluppato soluzioni per mitigare i cambiamenti climatici, si crea un sentimento di sfiducia. Le persone non si sentono più protette, e questo forse è anche l’effetto della globalizzazone. Può essere che dipenda pure dalla diffusione di Internet, che crea fake news e favorisce questo approccio”. “Per uno scienziato è difficile capirlo – ha proseguito – . Sono molto preoccupato di fronte a questa tendenza perché ha un effetto controproducente. Abbiamo tante sfide e solo la scienza ci può aiutare ad affrontarle”.

Educare alla scienza

Come rimediare? Diffondendo la cultura scientifica, ma prima di tutto educando. Per Haroche non ci sono dubbi: “Quale può essere il ruolo dei media nell’informare sul mondo della scienza? E cioè accendere un dibattito che possa consentire una comprensione migliore? I medici hanno un ruolo, ma prima di ciò il problema è quello dell’educazione e dell’istruzione – ha sottolineato – . Dobbiamo averne una migliore nelle scuole. I ragazzi devono capire come la scienza possa portare a progressi, approfondire il collegamento tra teoria e pratica, cercando di comprendere cosa accada quando si costruiscono dei modelli e se possano essere predittivi”.

Quando parla di educazione, il premio Nobel si riferisce a “scuola elementare, superiore e Università. Precisando: “Vedo un calo dell’educazione scientifica anche perché non si trovano insegnanti, visto che spesso non sono ben pagati. Dovrebbero avere una retribuzione più adeguata”.

Il dialogo tra scienza, tecnologia e superpotenze

Dell’importanza del dialogo tra scienza e tecnologia ha parlato anche il film Oppenheimer in rapporto al ruolo che rivestono nel confronto con le superpotenze. Quel film ricorda le conseguenze del collegamento fra politica e scienza. E di fronte a questo, quanto è preoccupato Haroche della perdita di indipendenza degli scienziati? “La scienza può essere utilizzata in modo positivo o negativo – ha spiegato dal palco del Festival di Salute – . Il film Oppenheimer dice in modo chiaro che, quando i colleghi hanno sviluppato la bomba atomica, l’obiettivo era realizzare il progetto il prima possibile, ma che successivamente la situazione è sfuggita di mano”.
“Tuttavia la scienza significa acquisizione di conoscenza e non si può evitare – ha proseguito il premio Nobel – . È impossibile non approfondire determinate questioni. Un esempio è quello dell’intelligenza artificiale, che nessuno può fermare, ma che va regolamentata con norme più stringenti perché le applicazioni e conseguenze non siano negative”.

Investimenti e competizione tra Usa ed Europa

Haroche poi si è espresso anche sulle eventuali differenze tra Stati Uniti ed Europa nel campo degli investimenti riservati alla ricerca di base. “Sicuramente sugli investimenti, ad esempio con ultimo premio Nobel, l’Europa è in grado di competere – ha detto – . È vero che ci sono Paesi che stanno investendo di più, come la Cina, ma è anche vero che non hanno una civiltà libera, quindi gli scienziati non possono avere giudizi etici come da noi. In sostanza possiamo ancora competere”.

Dunque è possibile una migliore collaborazione tra scienziati? “È  fondamentale per migliorare sia l’aspetto della ricerca, sia la sua applicazione – ha precisato l’esperto – . E questo deve avvenire anche tra Paesi diversi, con diverse esperienze e culture. È importante che avvenga questo trasferimento delle conoscenze nella pratica. In questo gli Usa sono più avanti dell’Europa, penso ad esempio alla nascita delle startup”.

Fisica quantistica e medicina

Le previsioni di Haroche toccano pure gli studi di fisica quantistica e medicina. “Cosa prevedo in questo ambito? Non sono uno specialista dell’applicazione della fisica alla medicina – ha spiegato – . Anche i dispositivi quantistici possono sviluppare modalità di misurazione in modo molto preciso.Come i laser, che ora hanno impulsi molto ravvicinati e precisi, e che hanno portato uno dei premi Nobel appena assegnati. In questo modo possiamo esplicare processi fisiologici che possono avere applicazioni in ambito medico”. “In particolare, per la biologia quantistica, il tema è controverso, perché spesso questi fenomeni accadono a temperature molto basse, quindi è difficile dimostrare che ci sia un impatto a livello cellulare. Ma di sicuro le molecole non si possono capire senza la fisica quantistica”.

Gli studi sulla luce

Tornando agli studi sulla luce, il premio Nobel ha spiegato il significato e le possibilità che possono scaturire da queste scoperte. “La luce è importante per avere informazioni sul mondo esterno – ha detto – . Noi ci guardiamo e questo ce lo consente proprio la luce. La maggior parte delle informazioni sono trasportate da essa: parlo del laser e delle fibre ottiche, cose che avvengono in rete e ci consentono di comunicare in tempo reale. Però sono applicazioni fragili, che vanno protette dagli attacchi esterni. Tutte le connessioni del nostro mondo tecnologico, e non, si fondano sullo scambio tra luce e materia”.

“Molto tempo fa si aveva il culto della luce, prima che esistesse al scienza, prima del culto del sole, perché si intuiva che tutto derivava da quello – ha proseguito – . Quindi, possiamo dire che la luce è lo strumento migliore che abbiamo anche per dialogare con mondi diversi. È uno strumento di comunicazione universale, e la usiamo anche nelle applicazioni biologiche e nella medicina (utilizzo del laser nella terapia oculare).

“Ai giovani dico: la scienza è una grande avventura”

Haroche è uno premio Nobel, e molti stanno studiando quello che ha scritto, le sue scoperte. Ma cosa ha imparato che gli altri non sanno? “Domanda difficile – ha commentato – . Quando ero giovane, uno dei miei mentori, mi diceva che gli scienziati giovani si sentono sovrastati da tutte le conoscenze da acquisire. A loro dico: dovete imparare non tutto, ma una cosa e molto bene. È il senso della ricerca: focalizzarsi su un tema, un piccolo passo. La scienza è un’avventura fantastica. E quando si fa scienza ci si sente parte di una grande avventura”. “Per me la scienza è questo, e penso che tutti i colleghi la vedano in questo modo – ha concluso – . Come scienziato ho il privilegio di apprezzare i grandi artisti e quanto hanno fatto”.

Donatella Zorzetto

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