Come ha potuto Thomas Matthew Crooks, il 20enne che ha attentato alla vita di Donald Trump, posizionarsi indisturbato su un tetto a poche centinaia di metri dal comizio dell’ex presidente degli Stati Uniti? Perché non è stato fermato, nonostante alcuni video lo riprendano chiaramente mentre prende la mira, prima di sparare?
Sono queste alcune delle domande cui si cercherà di rispondere, da parte delle autorità, nelle prossime ore – le prime, dopo l’attentato al candidato repubblicano alla Casa Bianca. Ecco l’analisi firmata da Guido Olimpio.
I quattro cerchi di un attentato, un’azione con al centro un obiettivo primario: Donald Trump.
Il primo cerchio: prima dell’evento
Il primo. Il Secret Service ha il non facile compito di tutelare il presidente, la first lady ed alcune personalità, compreso il candidato sfidante. A tutti è assegnato un nome in codice: «Celtic» – in passato – per Biden, «Pioneer» per Kamala Harris e «Mogul» riservato proprio a Trump. Non sappiamo se siano le denominazioni attuali. La protezione inizia molto prima di un evento pubblico, come un comizio o il bagno di folla. Vengono valutate minacce, è studiata la presenza in zona di elementi potenzialmente pericolosi – magari scoperti perché hanno postato oppure detto qualcosa -, c’è un’analisi di teatro. Vedremo se lo sparatore aveva lasciato trapelare qualche segnale. Un’indagine nel quale è subito entrata l’FBI.
Il secondo cerchio: perché l’attentatore non è stato fermato?
Il secondo. Nella zona dell’incontro sempre il Secret Service schiera il Counter Sniper team (per rispondere a un cecchino), il Counter Assault team (per contrastare un pericolo ancora maggiore) e uno stuolo di guardie del corpo. In queste ore sono sorte polemiche sulla mancata sorveglianza dell’area circostante al podio. Molti esperti – ex funzionari – hanno sottolineato che era necessaria una ricognizione attenta sugli edifici vicini allo spiazzo, in quanto rappresentavano un punto di tiro scontato.
Tra l’altro il “teatro” dell’imboscata è circondato solo da poche strutture o capannoni, dunque la verifica richiedeva forze contenute. Ben diverso sarebbe stata una zona urbana con serie di palazzi. Da comprendere se vi sia stato un mancato coordinamento tra unità locali e Secret Service. Non è ancora chiaro come l’attentatore sia riuscito a salire sul tetto senza essere visto. Qualcuno tra la folla si è accorto della presenza e avrebbe avvisato alcuni poliziotti, però era tardi. La Cnn, secondo fonti informate, riferisce che il giovane che ha sparato era stato notato fuori dal comizio dalle forze dell’ordine che lo avrebbero ritenuto sospetto.
Una ricostruzione grafica fatta da un osservatore sul web ha indicato, inoltre, che Matthew Crooks aveva una visuale netta e favorevole mentre solo uno dei nuclei di tiratori del Service aveva una posizione con “orizzonte” chiaro (il secondo era ostacolato da alcuni alberi).
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, Ben Maser – un saldatore 41enne – ha raccontato che si trovava fuori dal perimetro del comizio, ascoltando Trump, quando ha notato due agenti che sembravano cercare qualcuno. Anche lui, a quel punto, ha iniziato a scrutare l’area. Una persona intervistata dalla Bbc ha detto di aver visto l’uomo armato e di aver cercato senza successo di allertare la polizia e i servizi segreti. «Abbiamo notato il tizio che si arrampicava sul tetto dell’edificio accanto a noi, a 15 metri di distanza», ha raccontato Greg Smith. «Aveva un fucile, si vedeva chiaramente un fucile. Lo stavamo indicando, la polizia era a terra e noi dicevamo: ‘Ehi, amico, c’è un tizio sul tetto con un fucile’… e la polizia non sapeva cosa stesse succedendo». Smith ha detto di aver cercato di allertare le autorità per tre o quattro minuti, ma ha pensato che probabilmente non potevano vedere l’uomo armato a causa della pendenza del tetto. «Perché non ci sono i servizi segreti su tutti questi tetti?», ha chiesto. «Non è un posto grande. “È un errore di sicurezza, un errore di sicurezza al 100%».
Una coppia di uomini del Counter Sniper team lo hanno ingaggiato uccidendolo ma intanto l’elemento «ostile» aveva già aperto il fuoco ferendo di striscio The Donald. L’assalitore è stato neutralizzato con ritardo.
Il terzo cerchio: l’evacuazione (confusa)
Il terzo. Gli agenti hanno fatto da scudo a Trump, si sono messi in cerchio abbracciandolo. Le immagini diffuse dalle tv, ad un certo punto, hanno mostrato l’uomo politico ben visibile e scoperto. Situazione a rischio nel caso ci fosse stato un secondo attentatore mescolato tra gli astanti, a pochi metri.
Ancora peggio se avesse tirato un ordigno rudimentale. Nessuno, a parte, un agente solitario si è messo davanti al podio, rimasto accessibile almeno ad un fotografo. L’evacuazione – rimarcano ancora gli esperti – non è stata rapida, a tratti è parsa confusa. Sempre le riprese televisive hanno «documentato» le mosse di una donna della scorta che non riusciva a riporre l’arma nella fondina.
Il quarto cerchio: i periodi difficili del Secret Service
Il quarto. Il Secret Service è «arrivato» a questo appuntamento dopo periodi difficili e sotto diversi presidenti. Ricordiamo l’intruso dentro la Casa Bianca, le ripetute violazioni delle cancellate della residenza, il personale finito nei guai per comportamento poco consono al ruolo e al prestigio. Dal 2022 è diretto da Kimberly Chetley, una veterana con 28 anni nel servizio e una parentesi alla Pepsi Cola. Fu lei a evacuare Dick Cheney nelle ore tragiche dell’11 settembre 2001 ed in seguito si è occupata di Joe Biden quando ricopriva la carica di vicepresidente. Alla guida del settore operativo c’è, invece, Cynthia Sjoberg Radway, una delle molte donne entrate nel dipartimento. Parliamo di un’agenzia che ha risorse, usa mezzi speciali (pensate a The Beast, la limousine super corazzata e al convoglio che la segue), dispone di 150 uffici distaccati e conta su 7 mila funzionari ma che non può permettersi di sbagliare neppure una volta.
Guido Olimpio
[ CORRIERE DELLA SERA ]