<<Pensiamo ai cosiddetti “cristiani mafiosi”. Ma questi di cristiano non hanno nulla: si dicono cristiani, ma portano la morte nell’anima e agli altri. Preghiamo per loro, perché il Signore tocchi la loro anima>>: lo ha chiesto il Papa ai fedeli presenti all’udienza generale in piazza San Pietro alla vigilia del triduo pasquale. Nella catechesi dedicata ai «giorni più importanti dell’anno liturgico» il Pontefice ha sottolineato che «un cristiano, se veramente si lascia lavare da Cristo, se veramente si lascia spogliare da Lui dell’uomo vecchio per camminare in una vita nuova, pur rimanendo peccatore non può più essere corrotto».
Per la sua riflessione Francesco ha preso spunto dal brano biblico tratto da un passo del capitolo quinto della Prima lettera ai Corinzi (7-8), evidenziando come la Pasqua sia la festa «più importante della nostra fede, perché è la festa della nostra salvezza». Per tale motivo il triduo «segna le tappe fondamentali della nostra vocazione nel mondo, e tutti i cristiani sono chiamati a vivere i tre Giorni santi come la “matrice” della loro vita personale» e «comunitaria».
Inoltre, ha messo in luce il Pontefice, la feste pasquali non finiscono «con la colomba, le uova» di cioccolato. Infatti, ha spiegato, «incomincia lì il cammino alla missione, all’annuncio: Cristo è risorto. E questo annuncio, a cui il Triduo conduce preparandoci ad accoglierlo, è il centro della nostra fede». Anche perché, ha osservato Francesco con un’ulteriore aggiunta al testo preparato, «l’unico che ci giustifica, l’unico che ci fa rinascere di nuovo è Gesù Cristo. Nessun altro. E per questo non si deve pagare nulla».
Qui sta «la grandezza dell’amore di Gesù: dà la vita gratuitamente per farci santi, per rinnovarci, per perdonarci». E per meglio chiarire il concetto, il Papa è ricorso a un’immagine: «In tanti Paesi — ha detto — c’è l’abitudine che quando il giorno di Pasqua si sentono le campane, le mamme, le nonne, portano i bambini a lavarsi gli occhi con l’acqua, come segno per poter vedere le cose di Gesù, le cose nuove». Da qui l’esortazione conclusiva: «in questa Pasqua lasciamoci lavare l’anima, lavare gli occhi dell’anima, per vedere le cose belle, e fare delle cose belle».