La decisione con cui la Banca centrale europea ha aumentato di un altro quarto di punto i tassi di interesse principali (quello che riguarda i consumatori è ora al 4%) è l’ennesima manovra di politica monetaria che, nell’assoluto disinteresse del governo, colpirà duramente cittadini e imprese. E non solo per l’immediato aumento delle rate dei mutui (che in caso di un finanziamento di 160mila euro a tasso variabile a 25 anni, secondo una elaborazione di Mutuionline, registreranno un +72% rispetto a gennaio 2022, ovvero 339 euro al mese in più), ma anche in prospettiva per il mercato immobiliare e gli investimenti in edilizia.
La casa rappresenta il bene rifugio per eccellenza degli italiani, e l’edilizia è la più semplice delle leve anticicliche. Peccato che sia stata sciauguratamente azionata con il superbonus del governo Conte, assorbendo così risorse che sarebbero state utilissime in questa fase inflattiva. Perché oggi, con le casse vuote, il governo ha margini di manovra limitatissimi, e nulla può a fronte non solo dell’imminente azzeramento delle compravendite immobiliari, ma anche della inevitabile spirale al rialzo degli affitti. Ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, è stata chiarissima: la crescita dei tassi non finirà qui, perché l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% è ancora lontano ed è dunque necessario continuare il raffreddamento dell’economia. Secondo la Lagarde, la persistenza dell’inflazione è legata «al costo per unità di lavoro» volendo dire che le imprese dovrebbero agire sulla produttività. Ma dalla cima dell’Eurotower di Francoforte, evidentemente, il Sud dell’Europa non si vede con chiarezza.
Unione europea e Stati Uniti viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, con la Fed che ha messo in pausa gli aumenti dopo essere già salita al 5%. La prospettiva è che pure la Bce, a luglio, salga di un altro mezzo punto. «Siamo in un mondo che non tornerà mai più a tassi zero – ha avvertito il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina -, il livello normale è tra il 2 e 3%». Livello che secondo gli analisti rivedremo soltanto a partire dal 2025.
Tutto questo mette alla corda da un lato le scelte errate del governo Conte, dall’altro l’immobilismo del governo Meloni che pur molto critico con le scelte della Banca centrale non ha finora trovato gli strumenti per proteggere le famiglie. Il Superbonus di Conte, che è costato ai cittadini (finora) non meno di 110 miliardi, ha probabilmente dato una scossa all’economia ma ha anche iniettato nel sistema (a suon di frodi) grandi quantità di denaro che hanno alimentato e alimentano l’economia sofferta. L’onda lunga della Supertruffa grillina si vedrà, ancora per molto tempo, nei cantieri privati che spuntano senza logica nelle zone centrali e nelle periferie dove si continuano a costruire case che nessuno comprerà. Oggi non solo cala la richiesta di mutui (ovvio), ma il reddito necessario per ottenere un finanziamento diventa mano a mano più alto. Con i rendimenti dei depositi ancora inchiodati a zero (qualcuno lo dica a Messina, che pontifica sui tassi e si finanzia gratis con la liquidità dei suoi correntisti) le famiglie non hanno altra alternativa se non orientarsi verso i titoli di Stato. E assisteranno impotenti allo scoppio della bolla immobiliare: non appena finirà il «nero» accumulato in questi mesi si fermeranno edilizia e commercio, e ne vedremo delle belle.
MASSIMILIANO SCAGLIARINI
[ LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO ]