Alfonso Celotto spiega gli articoli 81 e 97 della Costituzione che regolano il pareggio di bilancio e i poteri nelle mani del presidente della Repubblica
Alfonso Celotto insegna Diritto costituzionale all’Università degli studi “Roma tre” e Diritto pubblico comparato presso la Luiss di Roma. È un costituzionalista e scrittore con esperienza come Capo di gabinetto e capo Ufficio legislativo dei ministri Bonino, Calderoli, Tremonti, Barca, Trigilia, Guidi e Grillo.
In che cosa consiste l’articolo 81 della Costituzione?
«L’art. 81 è lo snodo fondamentale sul bilancio dello Stato, dopo la riforma costituzionale del 2012 è diventato il collegamento con il sistema dell’Unione europea. Obbliga lo Stato ad assicurare l’equilibrio di bilancio, fatte salve le fasi avverse del ciclo economico, per rispettare i parametri europei».
E l’articolo 97?
«L’articolo 97 completa il disegno dell’articolo 81. Anche questo è stato riformato nel 2012 per chiedere anche alle pubbliche amministrazioni di garantire il pareggio di bilancio che diventa così uno scopo dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. I due articoli insieme pongono il fondamento per il rispetto della parità di bilancio, che è fondamentale per garantire la coerenza dei conti dello Stato italiano, soprattutto in relazione all’Unione europea».
Viene sempre rispettato l’equilibrio?
«Di base viene rispettato, il principio fondamentale è la copertura delle spese. Serve che ci sia questa legge annuale con il rendiconto del bilancio e con le indicazioni degli strumenti per farne fronte. Viene sempre rispettato il vincolo, però dobbiamo dire che malgrado l’art. 81 per anni l’Italia ha fatto deficit e ha accumulato debito».
Verrà rispettato anche quest’anno?
«Per ora abbiamo avuto solo delle linee guida, non sappiamo ancora esattamente le norme quali saranno e il loro reale impatto. La nota integrativa che sarà approvata dal Consiglio dei ministri giovedì da solo la linea di tendenza, ovviamente tutto ciò dovrà poi essere tradotto in legge. Dopo il 15 ottobre, quando tutto ciò sarà scritto in norme, capiremo quanto è rispettato l’impianto dell’art. 81. Poi c’è la regola del passaggio in Europa, ai sensi della legge 243/2012 la Commissione europea dovrà approvare l’impianto della legge di bilancio».
Quali poteri ha il presidente della Repubblica rispetto al bilancio?
«Il presidente della Repubblica, sui disegni di legge governativi come quello della legge di bilancio, ha un primo potere che è quello di autorizzare la presentazione del disegno, art.87 della Costituzione. Quindi il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri passerà dal Quirinale per essere trasmesso alle Camere, e già lì il Presidente della repubblica può effettuare un controllo, anche se è solo un controllo di bilanciamento. È difficile che arrivi un vero e proprio rinvio del Presidente. Attorno al 15 di ottobre i tecnici del Mef portano al Quirinale il testo del disegno di legge, dove viene discusso, valutato e eventualmente modificato».
È possibile che il presidente della Repubblica si rifiuti di firmare?
«Essendo la legge di bilancio necessaria, è molto più probabile che il Presidente, in un colloquio informale con il governo, chieda delle modifiche sui singoli articoli piuttosto che non firmare l’intero disegno. Sarebbe uno strappo costituzionale clamoroso se il presidente della Repubblica non firmasse la legge di bilancio. Il controllo del Quirinale è un controllo di moral suasion preventivo. Poi c’è ovviamente la trasmissione della legge di bilancio in Europa e lì i poteri sono più ampi, ricordiamo anche il caso Grecia, si può arrivare nel caso estremo ad una forma di commissariamento. Saranno una quindicina di giorni di fuoco».