giovedì, 28 Novembre 2024

IL FUTURO CHE CREA GIUSTIZIA

Catia Summaria [ magistrato Città del Vaticano ]

Un giovane ed emergente filosofo, Ferdinando G. Menga, Professore Ordinario di Filosofia del Diritto e Filosofia politica presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, si ispira alle parole del Santo Padre e scrive un libro che, già dal titolo -Etica Intergenerazionale – si rivela indubbiamente suggestivo.

Il testo si apre con un forte richiamo all’urgenza della “tempesta morale perfetta” generata dal discorso etico incentrato sulla questione intergenerazionale, posta fra gli altri dal movimento Thunberg, e si dipana poi nell’analisi delle diverse elaborazioni degli studiosi alla ricerca del fondamento dell’obbligo di risposta alle sollecitazioni poste dai mutamenti climatici e dell’aumento della temperatura globale con il conseguente depauperamento degli habitat naturali.

Vengono così descritte le diverse concezioni della responsabilità dei “presenti” nei confronti dei “futuri”, tutte condizionate dall’asimmetria derivante dalla mancanza di compresenza, per finire quindi alla teorizzazione del primato di un pensiero genuinamente etico che si apra ad un trascendimento capace di accogliere le alterità future.

Per cui ogni soggetto è immediatamente rivolto al futuro in una temporalità intergenerazionale che vede i futuri assumere una essenza che incide sul presente, quale espressione di una “alterità” immanente, e che invoca il “sentimento morale”.

Si perviene allora all’ETICA DELLA TRASCENDENZA, orientata sul dialogo tra una prospettiva etico-filosofica ed una etico-teleologica e che si identifica, attraverso il richiamo al comandamento del “non mi ucciderai”, in un’etica orizzontale pervasa e compenetrata da un’etica teologica ed in una concezione della relazione tra il soggetto e l’”altro” in termini di santità.

Una responsabilità per l’”altro” che si vota ad una alterità che non appartiene più alla rappresentazione e che, in quanto “devozione”, si traduce in un’etica della trascendenza idonea a generarla, quale immediata espressione dell’autotrascendimento del soggetto già sempre eticamente connotato.

Un’etica della trascendenza che si pone in stretta coincidenza con il precipitato stesso della manifestazione del divino, e che si presenta come coessenziale alla relazione con l’altro, in un “A Dio” che penetra nel soggetto esponendolo alla alterità del tempo e alla temporalità dell’altro.

Nella logica dell’esortazione operata da Papa Francesco per un ripensamento radicale dell’impegno religioso e nel richiamo alla Lettera Enciclica Laudato Si, secondo l’autore, dunque, quella responsabilità intergenerazionale si esprime, non in una semplice estensione della misericordia pensata primariamente in regime di prossimità, ma in un’apertura ed in una esposizione ad un’alterità che ne intensifica l’estatico movimento di donazione.

Secondo una visione dell’alterità che si pone nei termini di una diacronia che penetra nel mondo come esigenza iperbolica di sospensione di ogni potere e di ogni possesso, per l’assunzione di una responsabilità fondata conclusivamente sull’escatologia cristiana.

Tutto ciò in un senso rinnovato di giustizia in quanto non fondata su reciprocità e simmetria degli interessi e pertanto supplementare, ma rispondente al profetico monito di Nietzsche, che, attraverso la figura di Zarathustra, afferma: “Più elevato dell’amore del prossimo è l’amore del remoto e futuro”.

Non una giustizia che crea futuro, ma il futuro che crea giustizia.

Catia Summaria
[ magistrato Città del Vaticano ]