venerdì, 22 Novembre 2024

Il manifesto di Mario Draghi: così si cambia l’Europa

Francesco Ninfole [ MILANO FINANZA ]

Per l’ex presidente Bce manca una strategia industriale comune, che è prioritaria. «Proporrò un cambiamento radicale». E spiega: l’Ue investe meno di Usa e Cina in digitale, tecnologie e difesa. Per accelerare occorre un nuovo strumento per coordinare le politiche economiche, anche con investimenti dei privati. Per farlo bisogna andare avanti sul mercato unico dei capitali, anche lasciando fuori chi dei 27 non è d’accordo 

Non c’è più tempo per l’Ue. Se l’Europa vuole sopravvivere nella competizione globale, in particolare quella che arriva da Cina e Usa, occorre «un cambiamento radicale» e una strategia comune che garantisca «economie di scala», la «fornitura di beni pubblici» e «l’approvvigionamento di risorse e input essenziali». Lo ha evidenziato Mario Draghi, ex premier italiano e presidente della Bce, parlando a La Hulpe a una conferenza organizzata dalla presidenza di turno belga dell’Ue.

Draghi ha tracciato le linee fondamentali del rapporto sulla competitività che dovrebbe essere presentato a luglio, sottolineando la necessità di intervenire subito: occorre «riflettere profondamente su come siamo organizzati, cosa vogliamo fare insieme e cosa vogliamo mantenere a livello nazionale», ha detto. «Ma data l’urgenza della sfida, non possiamo concederci il lusso di rimandare le risposte a una futura revisione del Trattato».

Europa fatta per il mondo di ieri

Per Draghi l’Europa è costruita per il «mondo di ieri», quello prima del Covid, della guerra in Ucraina, dei conflitti in Medioriente e del ritorno della rivalità tra potenza. L’ex premier ha indicato l’errore di aver guardato troppo alla competizione all’interno dell’Ue, come è avvenuto durante la crisi del debito sovrano, dimenticando la sfida internazionale nella quale gli Stati hanno smesso di giocare secondo regole condivise. La Cina ha occupato tutta la filiera produttiva nelle tecnologie avanzate e green. Gli Usa (già prima di una possibile elezione di Donald Trump) hanno avviato politiche protezionistiche per aumentare la capacità manifatturiera interna.

Manca una strategia Ue

In questo contesto, l’Europa «non ha mai avuto una equivalente strategia industriale», ha detto Draghi. Nelle nuove tecnologie, ha evidenziato, l’Europa ha solo quattro grandi società tra le prime 50 globali. Allo stesso modo, ha aggiunto, è mancata una strategia «per proteggere l’industria da condizioni di disparità globali dovute ad asimmetrie nella regolamentazione, nei sussidi e nelle politiche commerciali. Senza politiche pianificate e coordinate strategicamente, è logico che alcune industrie riducano la produzione o si trasferiscano al di fuori dell’Ue».

Infine per Draghi manca una linea comune su «risorse e input» fondamentali. In tal senso ha ricordato: «In Europa abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa e obiettivi impegnativi per i veicoli elettrici. Ma in un mondo in cui i concorrenti controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, una simile agenda deve essere combinata con un piano per mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento, in settori che vanno dai minerali critici alle batterie, passando per le infrastrutture di ricarica».

Le priorità di Draghi

Cosa occorre fare secondo Draghi? L’ex presidente Bce ha sottolineato alcuni «fili conduttori comuni ai diversi interventi di policy». Innanzitutto, occorre «favorire le economie di scala». Usa e Cina possono contare su mercati enormi mentre l’Europa «è frenata dalla frammentazione», ha rilevato Draghi ricordando i pochi acquisti comuni nella difesa e la presenza di almeno 34 operatori di telecomunicazione (contro tre negli Usa e quattro in Cina).

L’importanza della Capital Markets Union

Un altro filo conduttore riguarda l’offerta di beni pubblici in ambiti come il clima, la difesa, le interconnessioni, le reti energetiche e di super computer. Su questo fronte la grande sfida per Draghi «non è solo individuare i beni pubblici, ma capire anche come finanziarli».

In precedenti interventi l’ex premier si è soffermato sulla necessità di una capacità fiscale comune nell’Ue anche attraverso gli eurobond. Ieri Draghi ha ricordato che «la maggior parte del fabbisogno di investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati». L’Ue dispone di «risparmi privati molto elevati», che sono però «perlopiù incanalati nei depositi bancari» e «finiscono per non finanziare la crescita quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio». Per questo motivo «il progresso dell’Unione dei Mercati di Capitale è una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività».

In definitiva, secondo Draghi, occorre «un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche», anche a costo di «procedere con un sottoinsieme di Stati membri», per esempio sull’Unione dei mercati dei capitali. Di sicuro per Draghi lo scenario internazionale «impone di agire come Unione europea come mai prima d’ora».

Francesco Ninfole

[ MILANO FINANZA ]