La cinematografia è legata a doppio filo alla geopolitica. Materia viva utilizzata dalle potenze per edificare la propria visione del mondo. Inserita in uno schieramento, traboccante di propaganda.
Prodotta da Netflix, diretta da Sam Esmail, finanziata (anche) dai coniugi Obama, “Il mondo dietro di te” è la pellicola più vista al mondo nell’ultimo mese. Al centro un distopico (?) futuro americano soggetto a una minaccia ignota, presumibilmente multipla, quindi intestina.
Riflesso di una società divisa, il film ha visto l’attiva partecipazione di Barack Obama. L’ex presidente avrebbe ritoccato la sceneggiatura iniziale con «numerosi appunti», sottoposti al regista per rendere «più veritieri» gli scenari tracciati nella pellicola.
Il costante senso di insicurezza dalla superpotenza pervade la sceneggiatura, effetto domino di una guerra ibrida senza avversari. Eppure sentimento a noi ignoto, dunque rubricato come scenico. Ronzio latente anche la mancanza di fiducia tra bianchi e neri. Benché irrealistico negli eventi, “Il mondo dietro di te” restituisce la calzante immagine di un’America disorientata.
Quasi sibilata la riflessione sull’automazione, con molteplici veicoli elettrici (e il logo Tesla ben visibile) dotati di sistemi di guida autonoma pericolosamente senza controllo, capaci di suscitare l’ira di Elon Musk. Evidente lo sgarbo verso l’imprenditore di Pretoria, già al centro di un diffuso malcontento in seno al Pentagono.
La settima arte è strumento degli apparati, fondamentale perché sa incarnare lo spirito del tempo. Sovente indirizzata da lauti finanziamenti ed esplicite imbeccate. Elemento essenziale per dialogare con il ventre delle collettività. Senza il rossore degli intermediari, giacché trattasi formalmente soltanto di finzione. Condensa della geopolitica.
[ DOMINO ]