Tutti ricordiamo la partita a Croquet della Regina in Alice nel paese delle meraviglie e il gran caos che si crea in essa. Ciascuno vuole seguire le sue regole nel gioco ma la Regina chiede continuamente alle guardie di mozzare il capo a chiunque non sia d’accordo con lei.
Riflettiamo ora su come agire in questi casi, ovvero quando qualcuno è intollerante e vuole far valere le sue scelte in qualsiasi modo, anche ponendo fine alla vita altrui. Riflettiamo su ciò ponendoci una domanda ben precisa: quanto bisogna essere tolleranti in questi casi, o meglio, bisogna tollerare gli intolleranti?
Questa è la stessa domanda su cui riflette Karl Popper in La società aperta e i suoi nemici Vol.1 (1945), testo in cui espone il paradosso della tolleranza. Il filosofo ritiene che il modo migliore per far prevalere la tolleranza non sia essere sempre tolleranti, ma non tollerare gli intolleranti, poiché la tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza stessa.
Se, infatti, tollerassimo la Regina, lei attuerebbe l’intolleranza: questo è un esempio del paradosso di Popper. Ecco, dunque, come mai non si possano tollerare le decisioni della Regina, ma anche del Re. Per esempio, quando la Regina scopre che i soldati, per scampare alla decapitazione, dipingono le rose bianche per renderle rosse, come lei voleva, ordina che i colpevoli siano decapitati; oppure quando Alice vuole testimoniare a favore del Fante di Cuori, il Re ricorda una legge che obbliga chi è più alto di un chilometro e mezzo, come Alice, ad allontanarsi dalla Corte. Questi sono esempi della loro intolleranza.
Il paradosso della tolleranza di Popper, che possiamo applicare al cartone Alice nel Paese delle Meraviglie, ma non solo, ci ricorda quanto difficile sia affrontare il concetto di tolleranza. Il paradosso stesso è stato spesso abusato e attuato nei confronti di presunti tolleranti; oggi, però, più che mai dobbiamo riflettere su quale sia il confine tra tolleranza e intolleranza e su quali siano i limiti di ciò che può essere tollerabile.
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