Non succedeva dagli anni della Prima Repubblica che due partiti si dividessero oltre il 60 per cento della torta elettorale. Un tempo toccava alla Democrazia cristiana e al Partito comunista, oggi è il turno del M5S e della Lega di Matteo Salvini. Stando all’ultimo sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Serai due alleati del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte si contendono il primato in un testa a testa all’ultimo voto. Questa volta però il M5S torna a essere il primo partito e balza al 31,5%, mentre la Lega registra un lievissimo calo e si attesta al 31%.
Il sorpasso dei 5 stelle
In poche settimane le truppe di Di Maio fanno segnare una variazione positiva considerevole. Se si confrontano infatti le intenzioni di voto odierne con quelle dello scorso 27 giugno emerge, oltre alla crescita del M5S (+1,7%), la flessione del Pd che nel giro di poche settimane perde l’1,9% fermandosi al 17%. I due dati appaiono correlati. In particolare, con molta probabilità avrà pesato l’attivismo del vicepremier Di Maio, che dopo aver subito la forza mediatica di Salvini si è intestato il decreto dignità, definito da più parti un provvedimento di «sinistra». Al punto da pescare all’interno del bacino di delusi del Pd. Non a caso la strategia del gruppo parlamentare dei Cinque Stelle sembra andare in tale direzione.
Pd in calo di due punti
Tant’è che in queste ore, nel corso del dibattito in commissione Lavoro proprio sul decreto dignità, i senatori del M5S si sono scagliati contro i vertici del Nazareno usando parole di queste tenore: «A differenza di quanto fatto dal tragico duo Renzi-Martina, che non a caso gli italiani hanno messo in minoranza, noi ci schiereremo sempre dalla parte dei lavoratori e degli imprenditori onesti. Sul decreto dignità non arretreremo di un millimetro». Se la strategia funzionerà lo scopriremo presto. Intanto il M5S compie un primo passo. Anche se è ancora al di sotto della percentuale raccolta alle elezioni politiche quando arrivò al 32,7%. Il Pd subisce invece il calo più marcato: quasi due punti dilapidati in tre settimane. E di questo dovrà farsi carico il segretario Martina così come i componenti della nuova segreteria, tenendo conto che sul gradimento dei cittadini evidentemente continueranno a pesare le divisioni tra le varie anime del partito.
La Lega rimane ferma
Quanto alla Lega, per la prima volta dal 4 marzo scorso il Carroccio non cresce. Dopo avere allargato il consenso sociale (quasi raddoppiando la percentuale rispetto alle Politiche) grazie alla strategia comunicativa del vicepremier Salvini basata su un’accurata scelta di temi sensibili (i migranti, la legittima difesa, la rottamazione delle cartelle esattoriali), questa volta la Lega non intercetta gli indecisi — che nel frattempo diminuiscono passando dal 34,9% al 33,5% — e non conquista elettori del centrodestra. Un impatto negativo potrebbe aver avuto la stretta sui contratti sul decreto dignità, non gradita agli imprenditori del Nord, da sempre zoccolo duro del Carroccio.
Centrodestra oltre il 41%
Intanto la coalizione di centrodestra di vecchio conio (Lega-FI-FdI) consolida il primato e supera il 41% (41,7%), una percentuale che con l’attuale sistema elettorale, il Rosatellum, gli consentirebbe di avere la maggioranza in Parlamento. Dentro la compagine emergono due variazioni di rilievo. Da una parte il calo di Forza Italia, che in tre settimane è scesa dall’8,3 al 7,7%, perdendo quasi la metà degli elettori rispetto ai risultati delle Politiche del marzo scorso (14%). L’altra rilevazione mostra il balzo in avanti di FdI che passa dal 2,3% al 3%. Segno che sarebbe in corso un travaso di voti dal partito di Silvio Berlusconi a quello di Giorgia Meloni. E in questo caso a farsene carico dovranno essere il vicepresidente Antonio Tajani e Adriano Galliani diventato, dopo l’azione di rinnovamento, capo dei dipartimenti. Mentre solo pochi giorni fa Meloni ha annunciato la campagna acquisti di oltre 200 amministratori, molti dei quali provenienti dagli azzurri. Sullo sfondo resta la coalizione di centrosinistra. Come riportato sopra, il Pd flette considerevolmente, Liberi e uguali cresce di poco (da 2,3% a 2,5%) rosicchiando qualcosa al partito di Martina. Invariata la percentuale di Più Europa con Emma Bonino (2,8%). A ciò si aggiungono altre liste d’area (0,5%). La somma della coalizione è pari al 22,8%. Lontana dal 41,7% del centrodestra e dal 31,5% del M5S.