Grazie al progresso tecnologico, la capacità produttiva mondiale ha oggi raggiunto livelli mai sperimentati prima, ma con un carico di costi sociali e ambientali sempre più insostenibili; diviene quindi ancora più dirimente l’interrogativo al centro dell’economia sabbatica che è insito nella parola manna: Cosa è questa abbondanza? È vero miglioramento della qualità della vita per tutti, o ricchezza accumulata?
L’economia sabbatica, fondata sull’osservanza del sabato (shabbat), ci insegna a ritrovare il significato dello stare insieme riformando i meccanismi economici secondo equità: la manna è stata donata da Dio al popolo d’Israele, sofferente nel deserto, per essere condivisa e non per essere accumulata (!). Tale monito è oggi sempre più urgente visto l’inasprimento in questi anni delle disuguaglianze a tutti i livelli: internazionale, nazionale, locale, tra gruppi sociali ed etnici. L’economia sabbatica affonda le sue radici nell’Antico Testamento e si rinnova nel Nuovo Testamento, i cui principi sono il sufficiente per tutti e la proibizione dell’ammassare. Essa è la visione economica, incentrata sulla giustizia sociale, derivante dalla storia della manna, dalla legislazione del Levitico, dai detti profetici, dai detti e dalle parabole di Gesù, come dalla prassi delle prime comunità cristiane.
La ricetta di Gesù è semplice: condividete quello che avete, i pochi pani, pochi pesci e tutti saranno sfamati; anzi ne avanza (!). Se presa sul serio, l’economia sabbatica diviene quindi un pungolo per la scienza economica e per il sistema economico-finanziario. Seguendo un approccio economico di stampo classico-postKeynesiano alternativo al pensiero mainstream, è possibile individuare una virtuosa e quanto mai necessaria interazione positiva tra abbondanza e condivisione alla base dello sviluppo umano integrale, ossia di uno sviluppo “di tutta la persona e di tutte le persone”. Solo nella condivisione l’abbondanza conduce al benessere altrimenti diviene quella ricchezza accumulata che provoca crisi e mina la stabilità e la sicurezza economica e sociale, come nel caso della crisi del ’29 e di quella del 2007-2008. D’altro canto, la condivisione solo se genera abbondanza di vita permette la fioritura di tutte le persone.
In tale ottica, come la manna nell’Antico Testamento, così oggi la ricchezza, di cui è capace il sistema economico-finanziario, deve generare vita, cioè deve essere mezzo per il miglioramento delle condizioni di vita di tutti e per la realizzazione personale di tutti, secondo il principio della destinazione universale dei beni. Allo stesso modo la condivisione può generare sviluppo grazie al contributo di ogni persona, attraverso ad esempio l’equa distribuzione del reddito, la sana competizione incentrata sulla qualità (e non sul sottocosto), la coesione sociale, la maggior democrazia e partecipazione all’interno delle imprese, l’innovazione collaborativa e partecipata, l’inclusione attiva.
Il punto centrale dell’economia sabbatica è prevedere dei momenti a breve (Shabbat) e a medio-lungo termine (il Giubileo) per ridare il corretto senso all’agire economico, eliminando le distorsioni dal punto di vista della giustizia sociale. Il Giubileo aveva lo scopo di smantellare le strutture della disuguaglianza socioeconomica con la remissione del debito, la restituzione delle terre, la libertà degli schiavi e può essere quindi fonte di ispirazione per riforme strutturali alternative alle politiche neoliberiste: le prime basate sulla liberazione di tutti, uomini e donne, da ciò che impedisce la pienezza di vita, le seconde promotrici della liberazione dei mercati dai vincoli etici, sociali e ambientali.
Visti i disastri naturali in opera, oggi è sempre più urgente affiancare alle istanze sociali una conversione ecologica secondo la visione dell’ecologia integrale promossa da Papa Francesco nella Laudato sì nella Laudate Deum, che connetta le dimensioni economica, sociale e ambientale. In questa prospettiva, diviene necessario un Giubileo ecologico-finanziario per avviare un ripensamento del sistema economico e allo stesso tempo per promuovere e sostenere iniziative concrete per rinegoziare i debiti finanziari del Sud verso il Nord del mondo – frutto di meccanismi perversi – e cancellare i debiti ecologici del Nord verso il Sud del mondo, per una fioritura comunitaria a livello internazionale.
In conclusione, se è vero, come scrive Papa Francesco, che «quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca» allora siamo chiamati a trasformare anche il pensiero economico, ispirandoci alle parole di John Maynard Keynes, padre di un approccio alternativo all’economia neoliberista «Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova epoca. Nel frattempo, se vogliamo veramente fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, importuni, pericolosi, ribelli nei confronti di chi ci ha preceduto». Inventiamo oggi un’altra nuova saggezza, ispirandoci ad una sapienza antica, anzi biblica (!).
Giulio Guarini e Alex Zanotelli
[ Avvenire ]