Non si annuncia in discesa la strada per l’app di tracciamento pensata per la limitazione dei potenziali nuovi contagi nella fase di riapertura. Anche nella maggioranza, dopo i dubbi sollevati dall’opposizione, si allarga il fronte di chi chiede al governo una legge ad hoc per autorizzare il dispositivo. Senza contare la pressione del Copasir perché vengano risolte alcune perplessità in materia di sicurezza nazionale, per quanto riguarda specie l’assetto proprietario della società Bending Spoons che ha sviluppato la app.
Senza app ancora misure di contenimento
«Sarà su base volontaria», precisa il commissario Domenico Arcuri smentendo alcune indiscrezioni in senso contrario. Ma dal successo dell’operazione sembra dipenderà molto nella Fase 2. L’alternativa alla mappatura tempestiva dei contatti è semplice, a sentire il commissario delegato dall’esecutivo. «Le misure di contenimento non possono essere alleggerite e noi dovremmo continuare a sopportare i sacrifici che abbiamo sopportato in queste settimane, privandoci di quote importanti della nostra libertà».
Urso (Copasir): no 5G e app Immuni ai cinesi
In sostanza il merito del dibattito può essere sovrapponibile a quello in corso sulla tecnologia 5G, e cioè se si nascondano o meno governi stranieri dietro Immuni. Un problema non trascurabile è, infatti, il piano delle garanzie offerte dai proprietari privati, essendo in ballo una montagna di dati sensibili di una larga fetta di popolazione. «Già nella relazione annuale presentata in Parlamento nel febbraio 2018 dall’allora governo Gentiloni era evidente come vi fosse una regia straniera nell’opera di “colonizzazione predatoria” in atto nei confronti di imprese italiane che operano in alcuni settori strategici», ha ricordato il vicepresidente del Copasir Adolfo Urso (FdI), a ’24 Mattino’ su Radio24. Il Comitato di controllo aveva già attuato un’indagine conoscitiva sul settore delle telecomunicazioni nella presidenza Guerini conclusa lo scorso anno. «Noi evidenziavamo come non fosse possibile consegnare l’infrastruttura delle telecomunicazioni alle aziende cinesi perché esse operano con un sistema di potere che, di fatto, le obbliga a diventare esse stesse strumento, ove richiesto, dei servizi segreti cinesi, e quindi proteggere i nostri dati, di imprese e cittadini, da possibili incursioni malevole».
Su quali paletti lavorano i partiti
Marcato scetticismo avevano suscitato nel Pd le indiscrezioni secondo cui sarebbero state introdotte limitazioni nei movimenti di quanti non scaricano Immuni. È questo un aspetto chiave: per poter funzionare il dispositivo ha bisogno di una diffusione superiore al 60% dei cittadini “monitorati”, non proprio alla portata per diverse ragioni. Sono poi arrivate le dichiarazioni dirette dei capigruppo dem Delrio e Marcucci a giudizio dei quali passare per una legge è una strada obbligata. Niente Dpcm, dunque, né ordinanze della Protezione civile. «Il tema del tracciamento del movimento dei cittadini – ha spiegato Stefano Ceccanti, costituzionalista e capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali – è materia delicatissima di bilanciamento tra diritti, e non si può sfuggire alla fonte primaria». Sensibilità comune a diverse anime dei vari partiti ivi comprese, come detto, le opposizioni. Spazio dunque nelle intenzioni dei democratici a garanzie sull’assetto societario dell’azienda sviluppatrice; anonimia dei tracciati; conservazione dei dati e del back up in un sito italiano a controllo pubblico.
Si dibatte anche fuori dall’Italia
Moltissimi altri Paesi colpiti dalla pandemia si stanno dotando di un’app di tracciamento del contagio del coronavirus e quasi ovunque si è aperto un dibattito sull’affidabilità dei sistemi quanto alla riservatezza degli elementi acquisiti. Pochi giorni fa una delle applicazioni proposte al governo in Olanda, Covid19 Alert!, ha subìto un “data breach”, cioè una esposizione di dati. Stando a quanto scritto dal quotidiano DeStandard, circa 100-200 nomi, email, password criptate sono state rese pubbliche. I dati, non è stata ancora chiarire del tutto la causa, erano accessibile da una diversa app degli sviluppatori: un problema causato, secondo gli stessi, dalla fretta e «da un errore umano». L’app consente di comprendere se con il telefono si è stati vicini a quello di un paziente con il coronavirus, esattamente come accade per altre applicazioni, compresa Immuni, quella scelta dal governo italiano. Oltre alle app, alcuni Stati sperimentano il tracciamento del Covid-19 con i braccialetti come nel Liechtenstein dove è in corso uno studio su base volontaria che coinvolge oltre duemila persone tra i 33 e i 52 anni. Se funziona, l’esperimento verrà esteso. A metà marzo a Hong Kong è stato imposto il braccialetto elettronico ai viaggiatori provenienti dall’estero.
Nicola Barone
[ ll Sole 24 ORE ]