La foto della giovane senegalese sulla costa di Dakar descrive in maniera formidabile la stagione di rapida trasformazione della Storia di cui siamo spettatori e protagonisti. È il tema che ha segnato l’anno che termina e si proietta verso quello nuovo. Gli abiti tradizionali ancorano la ragazza africana al passato di un’eredità antica ed immanente, parte integrante della sua identità, così come il visore della realtà virtuale che ha sugli occhi ne fa una protagonista indiscussa dell’innovazione nel XXI secolo. La coesistenza fra identità tribale e proiezione nel futuro è una caratteristica di questa generazione, testimone della sovrapposizione quotidiana fra il riemergere di conflitti del passato e lo sviluppo di innovazioni capaci di sfidare l’immaginazione.
È una situazione in bilico che accomuna i singoli come le comunità, le nazioni come i Continenti. Negli stessi spazi umani convivono le nuove tecnologie che consentono di raggiungere traguardi rivoluzionari rispetto al Novecento come anche identità millenarie, con usi e costumi radicatisi nel corso di generazioni. La convivenza fra futuro e passato è destinata a porre ognuno di noi di fronte a scelte identitarie: indossare solo gli abiti tradizionali restando aggrappati alle certezze del passato o mettere sugli occhi i visori della realtà virtuale per affrontare le sfide più impensabili. Oppure averli entrambi, come sceglie di fare la ragazza della foto, scommettendo di restare in equilibrio fra terra e cielo, fra diverse dimensioni del tempo. Come i personaggi di Marc Chagall.
Uno scatto del fotografo senegalese Alun che ritrae una ragazzina con abiti tradizionali e un visore di realtà virtuale. Sul sito de La Stampa l’intervista e le altre foto del suo progetto «Edification»