Il declino dell’Iran, da regime autocratico a pariah: reprime le proteste contro il velo e rifornisce Mosca di droni kamikaze.
È un’atleta, la campionessa iraniana di arrampicata Elnaz Rekabi, che domenica aveva gareggiato senza velo ai campionati in Corea del Sud, l’ultima vittima della repressione di Teheran. Secondo il sito Iran Wire, sarebbe stata portata all’aeroporto internazionale Khomeini, dopo aver pubblicato un video di scuse su Instagram, per essere trasferita nella prigione di Evin a Teheran su ordine delle autorità. La notizia della sua scomparsa, circolata nella serata di ieri, era stata diffusa da BBC Persian, appena poche ore dopo l’approvazione da parte del Consiglio Affari Esteri dell’Ue, di un pacchetto di sanzioni legato alla dura repressione delle proteste.
Le misure restrittive colpiranno undici persone e quattro entità iraniane. Saranno soggetti al divieto di rilascio del visto e al congelamento dei beni da parte dell’Ue. Tra i destinatari delle sanzioni c’è la ‘polizia morale’ ritenuta responsabile della morte di Mahsa Amini, la 22nne curda morta lo scorso 16 settembre dopo essere stata arrestata perché avrebbe indossato male il velo. Da allora è passato quasi un mese e le strade dell’Iran si sono riempite di manifestanti, donne e uomini, che chiedono che i responsabili della sua morte vengano incriminati e processati. Ragazze di ogni età hanno bruciato il velo e si sono tagliate i capelli, postando i loro video sul web. Una rivolta senza precedenti, trasformatasi nella peggior minaccia da diversi anni alla stabilità del regime, a cui la Repubblica islamica continua a rispondere con il pugno di ferro.
Dall’Ue prime sanzioni?
“Oggi metteremo in chiaro il fatto che colpiamo coloro che in Iran hanno usato la forza bruta contro cittadini, donne, uomini, giovani, solo per il fatto che vogliono vivere la loro vita come facciamo noi, in libertà e in pace”, ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, arrivando a Lussemburgo. Poco prima dell’inizio del Consiglio, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, aveva annunciato “un pacchetto di sanzioni per sostenere le coraggiose donne e i dimostranti” dell’Iran. Ma le proteste non sono l’unico tema che agita i rapporti con Teheran: nei prossimi giorni, infatti, le sanzioni dei 27 potrebbero essere ampliate se l’UE dovesse accertare che la Repubblica islamica ha consegnato armi, “e in particolare droni”, alla Russia dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ha avvertito il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn.
La fornitura di droni al presidente russo Vladimir Putin farebbe dell’Iran il primo paese a fornire sostegno attivo a Mosca nel conflitto e avverrebbe in violazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha approvato l’accordo nucleare del 2015 tra l’Iran e altri sei paesi. Immediata la replica di Teheran: “La Repubblica islamica dell’Iran non ha fornito e non fornirà alcuna arma destinata ad essere usata nella guerra in Ucraina”, ha detto il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amir-Abdollahian, aggiungendo che “armare una delle due parti del conflitto prolungherà la guerra. Non abbiamo considerato né consideriamo la guerra il giusto percorso da intraprendere in Ucraina, o in Afghanistan, in Siria o in Yemen”.
Droni kamikaze alla Russia?
Smentite a parte, però, il ministero della Difesa ucraino non ha dubbi: gli ordigni con cui Mosca terrorizza la popolazione ucraina a Kiev e in altre città da oltre un mese sono di fabbricazione iraniana. Si tratterebbe di Shahed-136, un’arma che la Russia chiama Geran-2, la cui frequenza di utilizzo nel conflitto è in aumento. Anche il Pentagono ha confermato l’uso delle armi di Teheran nella guerra in Ucraina, e già durante l’estate il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ne aveva annunciato l’acquisto da parte di Mosca. I droni hanno colpito negli ultimi giorni indiscriminatamente obiettivi militari e civili e anche se l’esercito di Kiev riferisce di averne abbattuti molti, sta aumentando la pressione sugli alleati per ottenere maggiori sistemi di difesa aerea. I droni sono una delle innovazioni più significative da parte dell’esercito russo nelle ultime settimane.
Ma, come ha sottolineato il segretario di Stato americano Antony Blinken, il loro ricorso è un sintomo della “disperazione” di Mosca, mentre le forze ucraine continuano la loro avanzata nel sud. “Stiamo vedendo questi droni – ha detto Blinken – Che cosa stanno facendo? Attaccano i civili. Attaccano le infrastrutture critiche come le centrali elettriche, gli ospedali, le cose di cui la gente ha bisogno nella vita quotidiana. Anche se non sono obiettivi militari e non modificheranno l’esito del conflitto”. In questo contesto, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha affermato che Washington non prevede a breve un accordo con l’Iran sul nucleare, confermando che la repressione e il sostegno a Vladimir Putin hanno congelato, almeno per ora, i colloqui ripresi a fine settembre.
Alleanza anti-Usa?
Quella tra Mosca e Teheran “è una partnership di convenienza”, osserva sul NewYork Times Karim Sadjadpour, secondo cui le due autocrazie, entrambe soggette a sanzioni occidentali, condividono “la visione degli Stati Uniti come il loro grande nemico e una minaccia alla loro presa sul potere”. Sia la Russia che l’Iran, inoltre, attraversano una fase di profonda crisi, difficoltà economiche e politiche: se Teheran sta tentando di reprimere le proteste di piazza che rappresentano la sfida più seria per il governo degli ultimi anni, la Russia si trova a far fronte al dissenso crescente nei confronti di uno sforzo bellico zoppicante e impopolare. Dovunque affondi le sue radici, l’alleanza non poteva passare inosservata e sta già suscitando le prime reazioni: Nachman Shai, ministro del governo di Yair Lapid in Israele, ha dichiarato che l’assistenza militare dell’Iran alla Russia rimuove ogni dubbio su come Israele dovrebbe schierarsi in questo sanguinoso conflitto. “È giunto il momento – ha detto – che anche l’Ucraina riceva aiuti militari, proprio come forniscono gli Stati Uniti e i paesi della Nato”.
Gli ha risposto l’ex presidente e ora vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dimitri Medvedev, secondo cui una mossa così “sconsiderata” distruggerebbe ogni relazione con Tel Aviv. Per l’Iran, afferma Ali Vaez, direttore del progetto Iran per l’International Crisis Group, la guerra in Ucraina fornisce una straordinaria quanto insperata vetrina ad uso interno. L’utilizzo russo dei suoi droni dà infatti al governo la possibilità di mostrare agli iraniani – compresi coloro che da settimane protestano per le strade – che “non è in una posizione di debolezza, non è isolato e non è stato intimidito da pressioni e minacce esterne”.
Il commento
di Pejman Abdolmohammadi, Associate Research fellow, Osservatorio Mena
“Le sanzioni approvate dal Consiglio Affari Esteri dell’Ue aprono un nuovo capitolo nelle relazioni tra l’Unione e la Repubblica Islamica d’Iran. Lo shock causato dall’ondata di repressione nei confronti di manifestanti scesi in piazza per rivendicare diritti e libertà ha portato ad una decisione senza precedenti da parte di 27, che di fatto rompe con la strategia della linea morbida e della tolleranza, che aveva caratterizzato l’atteggiamento europeo degli ultimi 20 anni. Se a questo si dovesse aggiungere la conferma delle notizie fin qui circolate su autorevoli fonti giornalistiche riguardo la fornitura di droni a Mosca, credo sarebbe molto difficile pensare ad una ripresa del negoziato per il rinnovo dell’accordo sul nucleare iraniano, già fortemente ipotecato”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications.