Da almeno sei anni la popolazione straniera non è più in espansione. Nel 2018 gli immigrati residenti erano 5 milioni e 255 mila, pari all’8,7 per cento del totale. O meglio, un aumento c’è stato, ma irrisorio: 111 mila persone, in parte per i 65.400 bambini nati in Italia da coppie di immigrati (ma anche il dato delle nascite straniere è in calo) e in parte per nuovi arrivi, dovuti soprattutto a ricongiungimenti familiari. Una brusca riduzione anche negli sbarchi, dopo gli accordi del 2017 con la Libia, la cui guardia costiera, da noi foraggiata, riporta nei lager della violenza e degli stupri quanti ne erano appena fuggiti, e alla politica dei porti chiusi. Nei primi 9 mesi, solo 7.710 arrivi sulle nostre coste, cinque volte in meno che in Grecia e due volte e mezzo in meno che in Spagna.
La stagnazione della popolazione straniera residente, documentata dal Dossier statistico immigrazione 2019, appena presentato dal centro di ricerche Idos, è per noi disperante, visto l’inesorabile declino demografico dell’Italia, che si avvia a centrare il record di un terzo della popolazione complessiva con più di 65 anni e di un giovane minorenne ogni 8 abitanti soltanto. E, a proposito dei nostri giovani, ci troviamo di fronte a espatri di dimensioni bibliche, ben superiori ai 120 mila l’anno documentati dall’Istat, che si basa sulle sole cancellazioni dall’anagrafe.
Secondo Idos l’esodo dei cittadini italiani è stato di due volte e mezzo superiore. Sulla base degli archivi anagrafici dei maggiori Paesi di destinazione, nel 2017 se ne sono andati in 300 mila, e altrettanti nel 2018. Più partenze, meno arrivi, meno nati. Un fenomeno nefasto, di cui solo adesso la politica sembra si stia accorgendo. E fra quelli che stanno lasciando un Paese in cui non credono più, ci sono anche molti immigrati.
In Italia non si può più entrare legalmente per la ricerca di un lavoro dipendente, perché non ci sono decreti flussi per impieghi a tempo indeterminato. Bisogna assolutamente riaprire il rubinetto degli ingressi e varare una regolarizzazione per gli stranieri arrivati da noi con permesso turistico, perché era quella l’unica possibilità di ingresso, e rimasti dopo aver trovato lavoro. Gli immigrati fra l’altro non rubano posti agli italiani perché, come sottolinea Idos, sono incanalati sui lavori “delle 5 p”: pesanti, pericolosi, precari, poco pagati e poco riconosciuti socialmente.
Ben due su tre dei 2 milioni e 450 mila occupati stranieri hanno mansioni non qualificate e operaie. Nei lavori domestici e di cura della persona, il 69 per cento degli addetti e delle addette è straniero. Un dato positivo, che molti sottovalutano, è però il numero degli immigrati che hanno dato vita a un’impresa: sono ben 602 mila, più dei posti a sedere di tutti gli stadi della Serie A.
Corrado Giustiniani
[ L’Espresso ]