
Si inseguono le voci sulle candidature alla carica di Sindaco di Roma, ma questo tema non riesce ad appassionarmi più di tanto. Ritengo, infatti, che sia molto più importante aver chiaro cosa il nuovo Sindaco di Roma dovrà fare per riportare la Capitale di Italia al ruolo che le compete. Anche per consentire all’intero Paese di giovarsi della nuova attività propulsiva che dalla necessaria semplificazione delle procedure può derivare.
I terribili momenti che abbiamo vissuto e che ancora stiamo vivendo (augurandoci che terminino, anche in virtù della campagna di vaccinazione, quanto prima) ci lasceranno delle rilevanti opportunità di studio e di lavoro su cui costruire il nuovo equilibrio cittadino ed è ad esse che la nuova giunta ed il nuovo Sindaco dovranno dedicare la maggior parte delle loro energie.
Il bagno di tecnologia, al quale siamo stati tutti, forzatamente, sottoposti dalla pandemia, dovrà essere l’occasione alla luce della quale rileggere la complessità burocratica della macchina capitolina in un effettivo (e non solo annunciato) sforzo di semplificazione che l’avvicini al cittadino e che in concreto dovrà essere, visto come il cliente della amministrazione e non come un mero destinatario di provvedimenti impositivi spesso incomprensibili.
L’informatizzazione delle procedure è l’imperdibile occasione per rileggere tutti i procedimenti dell’Amministrazione romana, semplificandoli e rendendoli comprensibili al loro naturale destinatario: il cittadino, il quale dovrà poterli comprendere in quanto essi dovranno essere, dopo la loro necessaria rivisitazione, facilmente leggibili (senza complessi richiami ad altre normative), sintetici (evitando inutili, passaggi) e semplici (scritti in un linguaggio facilmente accessibile ed evitando il “burocratese”).
Tale rilettura consentirà anche la eliminazione delle stratificazioni che, nel tempo, si sono formate e che hanno reso sempre meno immediata la comprensione delle norme e la loro conseguente attuazione.
L’opportunità della informatizzazione delle procedure offrirà anche l’occasione per consentire alla Amministrazione di interpretare meglio le necessità e le esigenze dei residenti e di quanti gravitano sulla Città eterna, sia anticipandone i desideri (comunicare loro, per tempo, le scadenze, semplificare il rapporto con la macchina burocratica), che evitando di appesantire i loro compiti (non chieda l’amministrazione al cittadino ciò che essa già possiede, ad esempio le certificazioni).
La informatizzazione delle procedure metterà in grado il Comune di gestire meglio i flussi di traffico e le informazioni utili a realizzare un più razionale sistema di movimenti in città.
Attraverso il monitoraggio delle procedure sarà possibile creare un miglior rapporto di reciproca fiducia tra l’Amministrazione locale ed i cittadini; la trasparenza, garantita dalla informatica, potrà far venir meno la diffidenza che ancora è alla base dei nostri rapporti con la burocrazia.
Tale risultato potrà evitare, per il futuro, che i dipendenti pubblici utilizzino la macchina burocratica quale strumento di tutela adducendo la complessità, spesso creata ad arte, in ottica difensiva.
Miglior sincerità di rapporti significa anche migliore fluidità della macchina amministrativa. Ciò eviterà che il cittadino utilizzi la complessità dei procedimenti per giustificare (a se stesso ed agli altri) gli abusi che “di necessità” ha “dovuto” realizzare (pensiamo al campo dell’edilizia).
Anche l’esperienza dello smart working, cui forzatamente ci ha indotto la pandemia, va valutata e tesaurizzata per costruire il futuro della città.
Le opportunità che il lavoro a distanza offre sono innumerevoli e vanno sapute cogliere, ponendo in essere una rivoluzione nel modo di intendere il lavoro pubblico e la sua misurazione.
Sotto il profilo del traffico cittadino è indubbio che veicolando in rete le pratiche e non i lavoratori si evitano molti spostamenti con conseguenti vantaggi per la mobilità e per l’ambiente. Certo, vi sono attività per le quali è imprescindibile il rapporto fisico con il fruitore del servizio e la presenza agli sportelli ma, a ben vedere, esse non sono le più numerose. La maggior parte delle pubbliche attività può compiersi anche da remoto, in una corretta e necessaria alternanza, tra lavoro svolto negli uffici e quello operato a distanza.
Questo dovrà, certamente, far riconsiderare il modello di misurazione dei risultati del lavoro, che andrà valutato per obiettivi perseguiti e non misurando il tempo trascorso (più o meno fruttuosamente) negli uffici pubblici. Per questo il recente patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale stipulato tra il Ministero della funzione pubblica ed i sindacati sarà certamente utile ad individuare le nuove regole per lo svolgimento del pubblico impiego.
Pertanto, andrà abbandonata, anche nell’immaginario collettivo, la ormai superata battaglia ai “furbetti del cartellino”.
Il lavoro, in questa modalità consentirà anche alle famiglie (e quelle degli impiegati comunali non sono poche) di gestire meglio le proprie esigenze.
Inoltre, in ottica di acquisizione di risorse andranno formati funzionari, altamente specializzati, in grado di dar vita a progetti finanziabili dall’Unione Europea, sia di natura straordinaria (il recovery found) che di natura ordinaria (i vari programmi quinquennali europei).
Tali professionalità, pur presenti nel Comune, sono ancora insufficienti e assai spesso le risorse europee non vengono captate e/o utilizzate.
Alla creazione di queste essenziali professionalità dovrà provvedersi con specifici e mirati programmi di formazione, studiati insieme alle, non poche, università romane.
Il nuovo Sindaco di Roma, dovrà, sin dal momento della campagna elettorale, individuare un Assessore, munito di una specifica competenza, cui chiedere di occuparsi delle semplificazioni delle procedure, attraverso la rilettura di quelle esistenti e lasciandolo libero di incidere, trasversalmente, sulla macchina burocratica e svincolandolo dalla gestione quotidiana della città.
Tale Assessorato andrà assistito da una task force in grado di modificare le competenze delle municipalità, che dovranno, assumendo concretezza, diventare il braccio operativo del Comune centrale sul territorio.
Queste le mosse che il nuovo Sindaco di Roma dovrà porre in essere per dar vita alla Roma del terzo millennio, senza avere paura, ma prendendo decisamente il largo, seguendo una rotta nuova, tracciata in modo competente e professionale, rotta che andrà continuamente monitorata e che, al termine del mandato, dovrà essere stata in grado di cambiare il sistema burocratico della città.
PIERO SANDULLI