La Corea del Nord ha sospeso a tempo indeterminato i test missilistici e nucleari. “Non ce ne è più bisogno”, ha dichiarato Kim Jong-un in un discorso alla nazione che ha subito fatto il giro del mondo. Una mossa che lascia ben sperare sul successo del summit intercoreano in programma per il 27 aprile.
Cosa è successo
A dire il vero, il leader nordcoreano aveva già annunciato l’intenzione di interrompere il programma nucleare, nel suo discorso di Capodanno, a inizio 2018. Allora, però, non era stato creduto fino in fondo. L’apertura di gennaio è quella che ha reso possibile la partecipazione di Pyongyang alle Olimpiadi invernali di PyeongChang, ma sul piano del nucleare la frase “la Corea del Nord è diventata una potenza nucleare quindi non ha più bisogno di realizzare altri test” era stata interpretata come l’ennesima trovata propagandistica per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale dagli ultimi test realizzati.
Panorama.it invece aveva intuito che dietro l’inattesa dichiarazione di Kim potesse nascondersi altro. E in particolare non un tentativo maldestro di rispondere alle critiche ricevute dall’estero, quanto un modo per spiegare ai coreani perché la serie di test missilistici e nucleari sarebbe stata improvvisamente interrotta.
Il valore dell’annuncio di Kim
Onde evitare equivoci, quindi, Kim ritorna sulla questione degli esperimenti nucleari, e lo fa in maniera ancora più esplicita. In un discorso alla nazione ribadisce come non sia più necessario eseguite test missilistici e nucleari perché la Corea del Nord è già diventata una potenza nucleare, ma anche che la sua scelta rappresenti “un passo importante verso il disarmo nucleare mondiale”.
Kim ha continuato il suo discorso annunciando l’interesse della Corea del Nord ad unirsi “alla missione internazionale e agli sforzi per fermare tutti i test nucleari”, e ha concluso spiegando che “finché non ci saranno minacce nucleari e provocazioni contro la nostra nazione non useremo mai armi nucleari e in nessuna circostanza trasferiremo le nostre armi nucleari e la tecnologia nucleare”. Ancora, per aumentare la credibilità del suo annuncio, Kim ha confermato l’intenzione di voler chiudere il sito da cui sono stati effettuati i sei test del programma nucleare nazionale.
La reazione della comunità internazionale
Parole di approvazione per la decisione di Kim Jong-un sono arrivate da tutti gli angoli del pianeta, e in particolare da Corea del Sud, Stati Uniti e Cina. Il fatto che nessuno abbia messo in dubbio le parole del leader nordcoreano non fa altro che confermarci l’elevato livello di ottimismo su un dialogo iniziato solo una manciata di mesi fa e che potrebbe, a fine mese, vedere le due Coree festeggiare la firma di quel Trattato di Pace che i coreani aspettano dal 1953.
Il summit del 27 aprile
Il 27 aprile il Presidente della Corea del Sud Moon Jae-in avrà il suo primo faccia a faccia con Kim Jong-un. I due leader si incontreranno a Panmunjom, il “Villaggio della Pace” al confine tra i due paesi. Anzi, per essere precisi sarà Kim a spostarsi sul lato meridionale del confine, in quella che passerà alla storia come la prima visita di un leader nordcoreano in Corea del Sud.
Quando si presta più attenzione ai dettagli, sono tanti gli elementi che sembrano lasciare pensare che i due leader riusciranno, venerdì prossimo, a firmare un Trattato di Pace. L’edificio in cui si incontreranno Kim e Moon è stato oggetto di una ristrutturazione lampo, presumibilmente per scattare foto pronte per entrare nei libri di storia di tutto il mondo. Donald Trump in uno dei suoi tweet ha dato il suo benestare per il raggiungimento di un accordo che possa finalmente sostituire l’attuale armistizio. E anche l’annuncio di Kim sulla denuclearizzazione non fa altro che confermare che, dieto le quinte, un compromesso è già stato raggiunto anche sul fronte nucleare.
Il punto di vista dei coreani
Un altro punto di vista molto caro a Kim è quello dei suoi concittadini. A livello di opinione pubblica, è certamente molto più efficace dichiarare di voler interrompere i test anche per “concentrate tutti i suoi sforzi nella costruzione di una potente economia socialista in grado di migliorare gli standard di vita della popolazione”, e Kim nel suo comunicato ha dichiarato anche questo, che annunciare di aver accettato una richiesta “esterna” di denuclearizzazione.
Perché la pace è finalmente possibile
E’ un dato di fatto che le diplomazie di tutti i paesi coinvolti, quindi Corea del Nord, Corea del Sud, Stati Uniti, e in parte anche la Cina, abbiano lavorato benissimo, tanto da riuscire, in pochi mesi, a risolvere una crisi che sembrava essere sul punto di scoppiare. Le circostanze e gli interessi personali dei leader, però, hanno fatto il resto: Trump si è incaponito con la “pressione massima” e non ha voluto sentire ragioni. Moon voleva a tutti i costi alleggerire la tensione al 38esimo parallelo e ha saputo creare un ponte costruttivo tra i segnali di apertura lanciati da Pyongyang e lo scetticismo dell’amministrazione americana. Kim, infine, dopo aver ottenuto il successo che sognava sul fronte del nucleare, ha cambiato strategiaper portare avanti altre due priorità: entrare nel gotha dei leader mondiali e ottenere gli aiuti necessari a rilanciare l’economia del paese.
A questo punto, non ci resta che sperare che nulla comprometta l’accordo tacito già raggiunto (e una domanda scottante a cui rispondere resta: come la mettiamo con la richiesta di Kim di riconoscere la Corea del Nord come potenza nucleare?) e che, da quest’ultimo, possano davvero trarre qualche beneficio anche i nordcoreani.