“Ingovernabile” è la prima pagina del Parisien all’indomani delle legislative che consegnano alla Francia un parlamento mai così diviso. Alla fine di una notte di suspense Emmanuel Macron chiude con 245 seggi, molto al di sotto dei 289 seggi necessari per avere la maggioranza assoluta all’Assemblée Nationale.
Per il leader francese, che era riuscito a farsi eleggere per un secondo mandato all’Eliseo nell’aprile scorso, è un inaspettato “schiaffo”, come titola Libération.
I macronisti sono sotto choc e dovranno fare uno “sforzo di immaginazione” – parole del ministro Bruno Le Maire – per provare a mantenere il potere. La destra dei Républicains (64 deputati) al momento rifiuta un’alleanza strutturata. “Resteremo all’opposizione” ha promesso il segretario Christian Jacob. E’ anche un modo di alzare il prezzo: saranno giorni di negoziati e trattative serrate. La premier Elisabeth Borne ha commentato ieri il risultato parlando di “rischio per il Paese”, ma ha annunciato che con la “forza centrale” che la coalizione “Ensemble” il governo lavorerà su una “maggioranza per l’azione”, cercando “compromessi” che coinvolgano le “molteplici sensibilità” del nuovo emiciclo.
Il rimpasto
Nelle prossime ore Macron dovrà confermare la fiducia alla premier Elisabeth Borne, fare un rimpasto visto che alcuni ministri sono stati bocciati nelle urne e devono quindi dimettersi come previsto dalle regole interne. Il primo scoglio immediato sarà il discorso della premier davanti al nuovo parlamento il 5 luglio. La premier potrebbe non chiedere il voto dei deputati per evitare la bocciatura, ma sono alte le probabilità che l’opposizione presenti una mozione di sfiducia: a quel punto si va alla conta. Macron dovrà imparare la cultura del compromesso e a costruire maggioranze a geometrie variabili. Uno degli effetti di questa situazione è la parlamentarizzazione del sistema d’Oltralpe. I francesi, dicono a Parigi, stanno diventati un po’ italiani. In realtà, la Francia aveva già avuto un sistema parlamentare, era quello della Quarta Repubblica, giudicato troppo instabile per governare dal generale De Gaulle che lo aveva archiviato per passare al semi-presidenzialismo.
Il boom di Le Pen
L’altro choc della serata è il boom di Marine Le Pen: 89 deputati, mai così tanti nella storia della Quinta Repubblica. Le Pen diventa il primo partito d’opposizione, davanti a quello di Jean-Luc Mélenchon (che però in coalizione ha più deputati). La leader dell’estrema destra ha già rivendicato la presidenza della commissione delle Finanze e una vicepresidenza dell’Assemblée Nationale. Come per la presidenziale, si scopre che un terzo degli elettori di Mélenchon ha votato nei ballottaggi delle legislative per candidati del Rassemblement National. Dall’altro lato, Mélenchon perde la sfida di diventare premier e il risultato finale è meno alto di quello che speravano i suoi: 133 deputati, a cui potranno aggiungersi gli altri deputati indipendenti della sinistra. Fino a qualche giorno fa i melenchonisti volevano superare la soglia dei 200 deputati. La sinistra comunque più che raddoppia i seggi rispetto alla scorsa legislatura (60 deputati) e porta in parlamento una nuova generazione di militanti radicali tutti da scoprire.
Anais Ginori
[ la Repubblica ]