mercoledì, 27 Novembre 2024

La passione sostiene il calcio femminile

Dacia Maraini (CORRIERE DELLA SERA)

Non sono mai stata una tifosa. Le rare volte che ho assistito a una partita di calcio l’ho fatto per tenere compagnia al mio compagno del momento. Lo sport l’ho sempre praticato di persona: palla a volo, cavallo, nuoto, sci. Non mi diverte stare davanti uno schermo a tifare per una squadra anziché un’altra. Due giorni fa sono stata invitata da una giornalista che stimo e per cui ho molta simpatia, Lucia Annunziata, per rispondere a domande sul successo delle calciatrici italiane che si stanno facendo valere in giro per il mondo, e che raccolgono per la prima volta una folla entusiasta alle loro esibizioni televisive.

Come si può spiegare questo improvviso successo dopo anni di disinteresse per il calcio femminile? Secondo me popolarità e entusiasmo che suscitano sono dovute, prima di tutto alla novità che per una volta delle donne si esibiscono in pubblico senza usare il linguaggio della seduzione. Sembra poco ma è una novità rivoluzionaria. E in secondo luogo direi che la gente ha sentito che queste ragazze giocano per la gioia di farlo e non per denaro. Il calcio maschile è diventato un affare economico troppo grosso per suscitare entusiasmi che non siano di appartenenza. Mi ha stupito il commento delle due simpaticissime giornaliste specializzate in calcio presenti alla discussione.

Sembravano spaventate che io volessi togliere qualcosa alla «femminilità» delle giocatrici. Quasi avessi insinuato che sono dei maschiacci di cui vergognarsi. Hanno subito ricordato che nonostante il gioco burbero, dalle mosse maschili, usano il trucco, il rossetto, ecc. Come se una donna che rifiuta il linguaggio della seduzione fosse da colpevolizzare anziché vedere come un modello nuovo e rallegrante. Abbiamo osservato dei fermo immagine di una chiarezza cristallina. Si vede a occhio nudo che le ragazze stanno giocando per divertirsi e anche vincere, ma soprattutto per la gioia di farlo. E si nota che hanno un rapporto libero con il proprio corpo, una volta tanto slegato dall’eros usato per accendere il desiderio maschile.

Questa è una novità assoluta di cui forse le ragazze non sono consapevoli ma che quella parte di pubblico che crede nei cambiamenti e nella emancipazione femminile, ha colto perfettamente. Felice di incontrare Cristiana Capotondi, che era presente non come meravigliosa attrice, ma come calciatrice dall’orgoglio pacato di una donna che pur parlando col corpo, non vuole sedurre, ma liberare la mente dagli stereotipi.

CODICE ETICO E LEGALE