venerdì, 22 Novembre 2024

La protesta dei trattori assedia l’Europa, ecco cosa chiedono gli agricoltori

Silvia Martelli [ Il Sole 24 Ore ]

Francia, Germania, Romania, Belgio, Polonia e ora anche l’Italia: sono questi alcuni dei Paesi europei dove decine di migliaia di agricoltori hanno riposto gli attrezzi e bloccato le strade con i loro trattori. Già provati dai rincari del costo della vita, gli agricoltori stanno protestando contro misure pensate per rendere maggiormente sostenibile il settore agroalimentare, ad esempio imponendo la sospensione delle attività per permettere al terreno di riposare.

La Francia

Gli agricoltori francesi hanno occupato con i loro trattori lunghi tratti di autostrada verso Parigi, con l’obiettivo di bloccare l’accesso alla capitale. Sostengono di non essere pagati abbastanza e di dover rispettare un’eccessiva regolamentazione in materia di protezione ambientale. Alcune delle loro preoccupazioni sono condivise dai produttori del resto dell’UE, come l’aumento del costo del gasolio agricolo, i ritardi nel pagamento dei sussidi UE, la concorrenza delle importazioni più economiche e le norme ambientali. Altre sono invece di carattere nazionale, come l’aumento della burocrazia. Le proposte fatte finora dal neo premier Gabriel Attal non sono bastate a placare il malcontento.

La Germania

Le proteste si sono diffuse inizialmente in Germania a dicembre, con un carattere principalmente nazionale: gli agricoltori sono arrabbiati per la graduale eliminazione delle agevolazioni fiscali sul gasolio agricolo nel tentativo di pareggiare il bilancio 2024, una mossa che ritengono li porterebbe alla bancarotta. A inizio anno, Berlino si è quasi fermata quando uno dei suoi viali centrali è stato bloccato da camion e trattori.

L’Italia

Le proteste stanno aumentando anche in Italia: martedì centinaia di agricoltori sono arrivati da tutta Lombardia a Melegnano, dando il via a un presidio che durerà 5 giorni e 5 notti. Le proteste aumentano anche in Sardegna e in Toscana. Gli agricoltori chiedono più tutela del Made in Italy, e si oppongono all’aumento del prezzo del gasolio.

Il resto d’Europa

Per alcuni Paesi europei, le proteste non sono nulla di nuovo: già nel 2019, si erano diffuse proteste nei Paesi Bassi a causa delle richieste del governo di dimezzare la produzione di bestiame per ridurre le emissioni di ossido di azoto. A Bruxelles, in Belgio, gli agricoltori spesso lanciano latte contro i muri o bloccano le strade con il bestiame. Lunedì il traffico della capitale belga è stato interrotto da agricoltori arrabbiati. Anche in Romania, Polonia e Ungheria gli agricoltori hanno dato il via a proteste, spaventati dalle importazioni a basso costo provenienti dall’Ucraina.

Le politiche UE

Il malcontento degli agricoltori è spesso dovuto alle politiche UE: il settore agricolo ha sempre guardato con sospetto le misure da 55 miliardi di euro introdotte per rinnovare la Politica Agricola Comune (PAC) e renderla più sostenibile. Le misure prevedono l’obbligo di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, nonché l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture e di ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20%. Ma secondo molti agricoltori, queste misure non faranno altro che rendere il settore agricolo europeo meno competitivo rispetto alle importazioni.

Il ruolo della guerra in Ucraina

Tra i motivi delle proteste ha un ruolo fondamentale l’import di prodotti agricoli, soprattutto cereali, a prezzi più bassi dalla vicina Ucraina, che secondo gli agricoltori starebbe rovinando il mercato interno. Gli agricoltori denunciano infatti che produrre alcuni prodotti in Ucraina, come il pollo, costa la metà che in alcuni Paesi europei, tra cui la Francia. Secondo gli agricoltori, non è una partita equa: le aziende agricole ucraine media misurano circa mille ettari; gli equivalenti europei solo 41.

Silvia Martelli

[ Il Sole 24 Ore ]