Regole e trasparenza, specie in materia di pubblicità: quella degli influencer è un’attività che deve stare negli stessi paletti che regolano la diffusione di contenuti e pubblicità sugli altri media. Lo ha deciso l’Autorità per le comunicazioni. Le norme riguarderanno le comunicazioni commerciali, la tutela dei diritti fondamentali della persona, dei minori e dei valori dello sport, prevedendo un meccanismo di richiami e ordini per la rimozione o adeguamento dei contenuti. In caso di contenuti con inserimento di prodotti, gli influencer sono tenuti a riportare una scritta che evidenzi la natura pubblicitaria del contenuto in modo immediatamente riconoscibile.
Codice di condotta
La strada che l’organismo di garanzia intende seguire è anche quella dell’adozione di un “codice di condotta” a cui gli influencer si dovranno attenere e che prevederà sistemi di trasparenza e riconoscibilità. Per scrivere queste regole si aprirà un tavolo tecnico. «Lavoriamo su queste linee guida da oltre un anno» e quindi non sono “norme anti-Ferragni”: «Non personalizziamo. Studiamo la questione da prima di questo caso di cronaca. E le linee guida definiscono ora i comportamenti corretti di tutti gli influencer professionali». Ha spiegato a Repubblica il presidente di Agcom Giacomo Lasorella. «Quando un influencer farà un video di natura commerciale, dovrà collocare la parola “pubblicità”, in grande e in maiuscolo, sul video stesso».
La stretta per ora non per tutti
«In questa fase – prosegue – le linee guida valgono per influencer dal grande seguito, che abbiano almeno un milione di follower. Soglia troppo alta? Abbiamo bisogno di monitorare costantemente gli influencer». «Come content creator, sappiamo che la trasparenza è fondamentale per avere ottimi rapporti con la propria community. Per questo siamo fortemente a favore di una regolamentazione del settore. Siamo pronti a partecipare al tavolo tecnico proposto dall’Autorità», è stata la replica di Aicdc, l’Associazione Italiana Content & Digital Creators che raccoglie 250 creator, con una presa di posizione del vicepresidente Mauri Valente.
Il quadro dei guadagni
Che “stipendio” può portare a casa un influencer? I calcoli, da tre anni, vengono prodotti da DeRev, azienda per la strategia, la comunicazione e il marketing digitale. Si può andare dai 500 euro ai 35 mila euro per un contenuto su YouTube. Fino a 2.500 euro per Facebook, 20 mila per Instagram e 18 mila per Tik Tok. Secondo il listino aggiornato nel 2023 si è registrata «un’ulteriore caduta di Facebook (-13%)». I riferimenti sono Instagram e YouTube.
«Regole precise per il settore social e attenzione ai “micro”
Come sarà possibile per Agcom capire chi sta lucrando su un post? Se lo chiede la vicentina Elisa D’Ospina. Modella e pioniera del movimento curvy, conduttrice, scrittrice, esperta di comunicazione. E popolarissima sui social, con oltre 700 mila sostenitori. Numeri che non le imporrebbero i rigidi vincoli Agcom. Ed è – anche – su questo aspetto che si focalizza D’Ospina: «L’Agcom considera solo gli influencer da un milione di seguaci ma il giro d’affari cresce per i microinfluencer, dai 10 mila ai 50 mila follower. Sono proprio questi, spesso giovanissimi, a muovere un’enorme quantità di denaro attraverso sponsorizzazioni e contratti di collaborazione». D’Ospina spiega: «Ho anch’io diverse collaborazioni ma, specie per gli influencer più giovani e seguiti, gli introiti sono notevoli, anche perché alle spalle ci sono non di rado agenzie specializzate». E poi c’è il problema della «pubblicità occulta. Regolamentare queste professioni e il settore social dev’essere fatto in modo preciso».Giulia Armeni
«Bisogna essere trasparenti con i follower»
Valentina Raso: 28 anni, veronese, travel&food creator, ha un bacino di quasi un milione di follower. Le nuove regole varate dall’Agcom ancora non la riguarderebbero. Eppure «mi hanno sempre riguardato, le ho sempre applicate. Per me non cambierà nulla». Era il 2019 quando Valentina ha trasformato la passione dei viaggi – ereditata dai genitori – in un lavoro. E dopo i primi blog, sono arrivate le prime collaborazioni con hotel, tour operator e gli enti del turismo sui suoi profili social, come influencer. «I brand più grossi e seri sono i primi a segnalare la necessità di specificare nei post che si tratta di pubblicità pagata attraverso le diciture Ad o Adv», conferma Raso. «Anche se non è obbligatorio, inserisco anche l’hashtag #gift se racconto di un regalo da un’azienda o #suppliedby. È una questione di trasparenza verso i follower, che stanno sviluppando una sensibilità sul tema. È giusto quindi che Agcom sia intervenuta in un settore in cui sempre più persone si improvvisano». Elisa Pasetto
«Il pandoro-gate ha lasciato il segno. Serve responsabilità»
Per il noto content creator bresciano Diego Bazoli (alias @therealbazzo) seguitissimo sui social (più di 108 mila follower su tiktok e 2 milioni di mi piace), il pandoro-gate è un fatto gravissimo. «In merito al fatto in sé, mi auguro che la Ferragni non sia la diretta responsabile, ma che chi di dovere valuti la situazione per riuscire a fare luce su un fatto che, se dovesse risultare vero sarebbe molto grave – ha commentato Bazoli – Ciò che è successo, sta avendo ripercussioni negative anche su content creator come me che si dedicano al volontariato per passione, ma che non hanno un milione di follower, perché ora la gente ha il dubbio che le cose che organizzi per beneficenza non siano trasparenti. Fatto battutine del tipo “Non sarà mica una cosa come la Ferragni con il Pandoro….». Le nuove linee guida Agcom nelle scorse ore sono reputate fondamentali per Diego perché «credo che chiunque goda di un’ampia visibilità abbia delle responsabilità in più». Anna Belometti
«Le norme c’erano e ci insegnano come si deve lavorare»
A sorprenderla è stata una focaccia fatta in diretta «una domenica, tanto per fare» per Instagram: più di due milioni di visualizzazioni, follower dal Brasile, engagement schizzato al 3%. Barbara Fontanel, la Panificatrice folle, ha abbandonato il lavoro di impiegata in un’agenzia di comunicazione e, dal 2018, è content creator nel campo del food, della cultura, della cucina e del territorio. «Tutti dovrebbero avere regole comuni che ci guidino, non solo da certi numeri in poi: anche chi, tra i più piccoli, ha un seguito interessante – spiega – C’erano già delle regole, il content advertising va sottolineato e va anche specificato se il prodotto utilizzato è stato dato in omaggio o no. È importante che questo mondo venga regolamentato: non ci si può basare sul sentiment del singolo influencer, anche perché le regole ci aiutano a sapere come si deve lavorare. Aiutano a rendere più credibili e trasparenti i contenuti che creiamo. Le persone si fidano di noi». Gloria De Vincenzi
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