sabato, 23 Novembre 2024

L’accordo di Cop28, la conferenza sul clima dell’Onu, spiegato per punti

ANTONIO PIEMONTESE [ WIRED ]

Approvato il testo finale di Cop28, la Conferenza delle parti sul clima delle Nazioni unite. Un documento che contiene l’accordo sul global stocktake, cioè il primo “tagliando” sugli impegni presi dai Paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi siglato nel 2015 per ridurre le emissioni e contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale. Martedì 12 dicembre era prevista la chiusura ufficiale della conferenza in corso a Dubai, negli Emirati arabi uniti, ma la mancanza di accordo tra gli Stati ha fatto slittare il termine. Raggiunto tuttavia, con un colpo di scena, nell’assemblea plenaria di mercoledì 13.

Erano attese le dichiarazioni dei Paesi sul testo. Invece tutto si è risolto in meno di tre minuti dal colpo di martelletto di Sultan Al -Jaber, il contestato presidente di Cop28 nonché numero uno dell’azienda petrolifera di Stato degli Emirati, che ha aperto l’assise. Sorpresa in sala, dove pochi immaginavano una conclusione così rapida. La procedura del consenso prevede che in assenza di opposizioni esplicite la mozione passi. Ma non c’è stato tempo.

Un successo della presidenza, che lascia però qualche dubbio sulle modalità con cui si è proceduto: nessuno spazio alle obiezioni. A Dubai non si poteva ottenere di più. “Riaprire il testo avrebbe significato squilibrarlo e rischiare di non chiudere”, commenta a caldo Luca Bergamaschi, direttore del think tank italiano Ecco sul clima, che ha seguito da vicino i negoziati. Non una parola è arrivata negli ultimi due giorni dall’Arabia Saudita, a capo del fronte del no all’inserimento del riferimento all’uscita dalle fonti fossili nel documento.

La standing ovation per Samoa

Non tutto è andato liscio, ad ogni modo. Pochi minuti dopo l’approvazione si è alzata la rappresentante di Samoa, che ha fatto un durissimo discorso sulla procedura, ormai chiusa: “Signor presidente, ha fatto come se noi non fossimo nella stanza”, dichiarando lo sconcerto per la modalità con cui la plenaria finale è stata condotta pur di raggiungere l’obiettivo. Il risultato è stata una standing ovation di tre minuti, con applausi e urla da stadio, come raramente si vede in questo tipo di conferenze internazionali.

La parola chiave è “transizione”

Un compromesso al ribasso, a un primo sguardo, che cerca di tenere insieme posizioni per molti versi inconciliabili. Ma che potrebbe segnare, per quanto debolmente, l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili perché per la prima volta la parole “fossil fuels” entrano in un testo finale. Difficile che ne escano nei prossimi anni, secondo una legge non scritta della diplomazia.

L’articolo su cui si è concentrata l’attenzione è il 28, che parla di transizione in uscita dalle fonti fossili nei sistemi energetici, in un modo ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, per raggiungere le emissioni zero nel 2050 seguendo la scienza (Riportiamo il testo: “Transitioning away from fossil fuels in energy systems, in a just, orderly and equitable manner, accelerating action in this critical decade, so as to achieve net zero by 2050 in keeping with the science”). Alla ricerca di un compromesso tra esigenze divergenti, è stata trovata una formula nuova: le parole sono importanti in sede negoziale, e qui si sottolinea il concetto di transizione rispetto alla versione precedente, in cui si puntava l’attenzione sulla riduzione di produzione e consumo. Un compromesso per cercare di far salire a bordo anche i paesi esportatori di petrolio, capeggiati dall’Arabia Saudita, dai quali nei giorni scorsi era arrivata una forte opposizione. Il testo chiede di accelerare l’azione climatica in questo decennio, definito critico, per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050, secondo i dettami della scienza.

La scienza e il limite di 1,5 gradi

Viene ribadito il legame con la scienza dell’Ipcc, il panel intergovernativo di scienziati sul cambiamento climatico, che opera per conto dell’Onu. Si riconosce, peraltro, la necessità di mantenere l’aumento delle temperature rispetto all’era pre-industriale entro gli 1,5 gradi, come richiesto nello scenario migliore tracciato dal fondamentale accordo di Parigi del 2015.

Niente passi differenziati

Poco o nulla si dice su un approccio differenziato alla transizione energetica, una delle richieste chiave dei Paesi del sud del mondo. Il passaggio alle rinnovabili può essere traumatico, e causare scompensi socioeconomici, sostiene un nutrito gruppo di Stati. “Non c’è alcun riferimento alle responsabilità comuni e differenziate tra paesi sviluppati e non“, ha affermato il rappresentante della Bolivia. E debole è il linguaggio sulle attività di adattamento alla crisi del clima, privo di limiti temporali cogenti. Poca chiarezza su termini il cui significato non è chiaramente definibile (e quindi, in qualche misura, impugnabile), come “transformative adaptation” and “maladaptation avoidance”. Poca chiarezza è un modo per lasciare le decisioni in sospeso.

Rinnovabili

La nuova bozza mantiene il riferimento alla necessità di triplicare le rinnovabili e duplicare l’efficienza energetica entro il 2030, uno dei risultati chiave dei primi giorni di Cop28. Tutti i paesi sono chiamati a contribuire. Il paragrafo 30 riconosce che il costo delle tecnologie a basse emissioni è calato sensibilmente negli anni grazie a innovazione ed economie di scala, e sottolinea la necessità continuare con la discesa dei costi e la disponibilità.

Metano

Su questa voce l’accordo di Cop 28 è debole. La riduzione di questo gas climalterante dal potenziale di riscaldamento quasi trenta volte superiore all’anidride carbonica è solo menzionata tra gli altri gas serra. C’è una finestra temporale, entro la fine del decennio. Si tratta di una politica chiave per ridurre rapidamente le emissioni, una una fetta consistente delle quali viene dagli allevamenti; ma perdite di metano si hanno anche durante i processi estrattivi e di traporto degli idrocarburi, e qui si può intravedere un altro riflesso del compromesso che si è cercato di raggiungere con i paesi che queste fonti energetiche producono.

Nucleare e cattura del carbonio

Entra per la prima volta nel testo finale il nucleare, dopo l’accordo di venti paesi nei giorni scorsi volto a triplicare la potenza entro il 2030. Si parla di accelerare l’adozione di nuove tecnologie, incluso il ricorso all’atomo e l’abbattimento delle emissioni serra tramite la cattura del carbonio, soprattutto nei settori più problematici.

ANTONIO PIEMONTESE

[ WIRED ]