mercoledì, 27 Novembre 2024

L’arte di vivere. Educare alla felicità

Enzo Bianchi (LA STAMPA / tuttolibri)

Cos’è la felicità? Dove la si trova? È duratura o passeggera? La si può possedere o solo ricercare? È un dono, un diritto o una conquista? Cosa la impedisce e cosa invece la favorisce? È uguale per tutti ed è sempre stata la stessa nella storia dell’umanità? Domande a cui da sempre si fatica a trovare risposte, e quand’anche le si trovino, non sono mai univoche né definitive.

Domande che soggiacciono a un preziosissimo libro di Giovanni Cucci – gesuita docente di psicologia e filosofia alla Pontificia Università Gregoriana – che non a caso ha un titolo «dinamico», L’arte di vivere, e un sottotitolo che parla di «educare alla felicità»: entrambi inviti espliciti perché il lettore si familiarizzi con l’abilità artistica che ogni vita richiede e si persuada che alla felicità si può essere «educati», cioè «condotti fuori» dalle realtà che la contraddicono.

Il percorso dell’autore segue lo sviluppo storico del concetto e della ricerca della felicità in occidente, dal periodo classico e dalla filosofia antica, all’irruzione del cristianesimo e allo squarcio paradossale delle beatitudini fino al progressivo «smarrimento della felicità» dell’epoca moderna, per poi analizzare in tutti i suoi aspetti «il ritorno della felicità»: psicologia, società, economia, politica si intrecciano in una trama che non può ignorare la dimensione spirituale della felicità e il suo apporto determinante alla qualità della vita.

Diversi parallelismi e antitesi si incontrano in queste pagine, che sanno unire profondità di riflessione e scorrevolezza di linguaggio: il rapporto della felicità (o meglio, come dicevamo, della sua ricerca da parte di ogni essere umano e dell’umanità nel suo complesso) con il dolore, la tristezza, la fortuna – intesa sia come sorte che come ricchezza – l’individualismo, il denaro e la sua assenza, l’amicizia e il suo conforto, la tecnica e la religione…

Ma il dato che forse colpisce maggiormente è la coincidenza temporale tra la «nascita dell’individualismo» e la «perdita della felicità» sperimentata al dischiudersi dell’epoca moderna. È come se l’essere umano si rendesse conto, senza avere però la possibilità e la lucidità di ammetterlo, che non si può essere felici da soli: che duri un breve istante o che si allarghi ad abbracciare una stagione della nostra vita, sempre l’essere felici è in qualche modo legato all’essere «insieme agli altri».

Se è vero che «la felicità sfugge a ogni tentativo di programmazione e pianificazione» in quanto «non è una tecnica ma un universo», allora il sapersi parte di un corpo sociale, membra di un sodalizio umano, offre a ciascuno di noi un’opportunità unica, rinnovata quotidianamente, di intraprendere un cammino di ricerca che avrà fine solo nel faccia a faccia con la morte, là dove ognuno sarà inesorabilmente solo e al contempo concretamente o virtualmente abbracciato da coloro che avrà saputo amare.

Particolarmente toccanti ed efficaci in questo senso sono le pagine in cui Cucci narra vicende di malati terminali che scoprono – con grande stupore proprio e delle persone che sono loro accanto – di sperimentare momenti di felicità al cuore delle loro sofferenze e del rarefarsi della vita: non vi è alcun dolorismo né sublimazione del dolore o della morte, ma una sorta di estuario della ricerca inespressa durante un’esistenza intera. Sono «testimonianze e situazioni differenti – osserva l’autore – dalle quali emerge tuttavia il medesimo messaggio, detto con la propria persona: “Chi ha un perché nella vita, può sopportare quasi ogni come”».

È l’esperienza umana che molti di noi hanno potuto vedere e conoscere attraverso figure luminose di uomini e donne maestri dell’«arte di vivere» che hanno fatto della propria vita un dono agli altri, a volte fino a perderla: chi ha una ragione per vivere – un perché e un affinché, una causa e un fine – ha anche una ragione per morire. E chi ha qualcuno per il quale e con il quale condividere la ricerca di senso nella vita avrà anche una compagnia umana grazie alla quale gli sarà dato di sperimentare, al di là di ogni «come», una porzione di felicità, porzione tanto più grande quanto più sarà stato capace di non custodirla gelosamente per sé ma di condividerla «come una pienezza che nulla può togliere».


LIBRO. Categoria: Filosofia Titolo: L’arte da vivere Editore: Ancora
Autore: Giovanni  Cucci

Pagine: 224 Prezzo: € 18


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