Sono slittati di qualche settimana (si chiuderà a novembre) i rinnovi del direttore dell’Aise e di quello del Dis, ma le polemiche non sono ancora terminate. Anche perché la sostituzione di due uomini di Stato così importanti come Alberto Manenti e Alessandro Pansa, il primo molto vicino all’attuale presidente di Leonardo Gianni De Gennaro e il secondo all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rientra in una rivoluzione molto complessa del nuovo assetto burocratico del governo giallo-verde di Giuseppe Conte. In agosto la sostituzione dei due era ormai data per assodata. L’aveva anticipata il ministro dell’Interno Matteo Salvini, spesso irruento, su una materia che è di competenza del presidente del Consiglio, schiacciato mediaticamente dai suoi due vicepremier. Il punto è politico. E riguarda soprattutto il Viminale.
IL BLITZ IN CDM PER LA PROMOZIONE DI FALSAPERNA
Salvini ha finalmente capito che la gestione dei servizi segreti è essenziale per la gestione dell’inferno libico, fondamentale per arginare gli sbarchi di migranti sulle nostre coste. A Forte Braschi, sede dell’Aise, da tempo viene criticata la gestione della Libia da parte di Manenti e dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Per questo motivo l’attuale numero uno del Viminale vuole sostituire il direttore nato in Libia, a Tarhuna, il 20 marzo 1952. Sulla poltrona di Manenti si sta muovendo anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che vuole piazzare Giovanni Caravelli, attuale vice dell’Aise. Non dovrebbero esserci problemi. Ma la nomina va di pari passo con quelle delle Forze armate dove Claudio Magrassi sogna di prendere il posto del Capo di stato maggiore della Difesa Claudio Graziano.
È notizia fresca, data da Sassate, sito di informazioni di Guido Paglia, che proprio giovedì sera «con un blitz il tandem Trenta-Graziano Badoglio ha fatto approvare semi-clandestinamente in Consiglio dei ministri la promozione del generale Nicolò Falsaperna a Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli Armamenti. Una scelta che, al di là dell’eccellente curriculum dell’altro ufficiale (oltretutto già vice di Magrassi), non mancherà di alimentare recenti polemiche». Polemiche che derivano dal fatto che Falasperna era il capo di Claudio Passarelli, marito del’attuale ministra della Difesa.
LA GUERRA PER LA DELEGA AI SERVIZI
Graziano non molla. E a quanto pare vuole farsi sentire anche sull’incarico di chi dirigerà il nostro controspionaggio. Graziano al posto di Manenti vedrebbe bene Carmine Masiello, attuale vice dell’intelligence interna (Aisi), già consigliere militare a Palazzo Chigi e molto legato al giro dell’ex premier Matteo Renzi. Quanto si farà sentire il governo gialloverde sugli storici mandarini di Stato? Il capitolo Pansa è ancora più complesso. L’attuale direttore del Dis, che coordina il comparto sicurezza in Italia, fu voluto all’epoca dei governi di centrosinistra di Renzi e Gentiloni anche perché spinto dal presidente emerito Napolitano.
A quanto pare a Pansa potrebbe essere affidata la delega ai Servizi, ora ancora saldamente in mano a Conte. Ma al suo posto è in corso una guerra senza esclusione di colpi. L’attuale capo dello Stato Sergio Mattarella spinge per la nomina di Elisabetta Belloni, ex numero uno della Farnesina, esperta di politica estera e di Medio Oriente, già in predicato di diventare presidente del Consiglio nella scorsa primavere quando grillini e leghisti non erano ancora in grado di formare un esecutivo.
I DESIDERATA DELLA LEGA
C’è invece, questo soprattutto la Lega, chi spinge affinchè al Dis ci vada l’attuale capo della polizia Franco Gabrielli. Liberare quella carica sarebbe molto utile a Salvini, perché la polizia è ancora una roccaforte rossa, figlia degli ex ministri dell’Interno. Per questo motivo il leader leghista, se riuscirà nella composizione di questo complesso cubo di Rubik, potrebbe finalmente a capo delle nostre forze di pubblica sicurezza Matteo Piantedosi, attuale capo di gabinetto del Viminale, nonché ex prefetto di Bologna.
L’incastro è letale. Anche perché c’è poi da risolvere la posizione di Manenti. Il quotidiano La Verità è stato il primo a svelare che l’agente segreto nato in Libia potrebbe prendere il posto di Gianni De Gennaro in Leonardo, ma se questo accadrà lo si saprà il prossimo anno, tornata di nomine nelle partecipate pubbliche. Di mesi ne mancano pochi, ma tutti gli attori della commedia statale sono già pronti ai nastri di partenza per ribaltare i vecchi assetti creati dal Pd di Matteo Renzi.