Siluri che provocano tsunami radioattivi, missili della fine del mondo, ma anche lo spettro di armi chimiche, forse mai del tutto distrutte, fino a testate nucleari tattiche.
In parallelo al conflitto vero in Ucraina si combatte una guerra che si basa sulla strategia della tensione o del terrore. Zar Putin sta alzando la posta deciso a mostrare i muscoli al mondo intero facendo aleggiare lo spettro dell’Olocausto nucleare. E il governo di Kiev risponde rilanciando la formale richiesta di adesione alla Nato. Impossibile da ottenere senza l’unanimità degli stati membri, ma già dieci paesi alleati, avrebbero detto di sì secondo Kiev.
L’ultima mossa dell’escalation simbolica è avere ordinato al sommergibile nucleare Belgorod di salpare verso l’area di Kara, porzione meridionale del mar Glaciale Artico utilizzato dai russi come poligono. Il bestione di 184 metri, largo 15, porta in grembo sei Poseidon, droni sottomarini senza pilota a propulsione nucleare armati di una testata atomica al cobalto 60. Una specie di gigantesco siluro nucleare di 24 metri che può viaggiare da solo per 10mila chilometri ad una profondità di 1000 metri con una velocità di 100 nodi. L’equivalente sotto il mare di un missile intercontinentale. Gli obiettivi possibili sono le città costiere della Nato e ancor più degli Stati Uniti. L’esplosione della testata nucleare provoca uno tsunami radioattivo che travolge tutto. I movimenti del sottomarino Belgorod sono monitorati dalla Nato, che ha fatto scattare l’allarme sulla possibile esercitazione.
«Qualsiasi uso di armi nucleari avrà conseguenze serie per la Russia» ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. Il Cremlino potrebbe aumentare l’escalation simbolica con altri ordini improvvisi che mostrino la sua potenza nucleare. La Russia detiene il primo arsenale atomico al mondo con 6300 testate. Mosca ha 1588 missili nucleari pronti al lancio, seconda solo agli Usa. Le cosiddette «armi da fine del mondo», che contano sui vettori ipersonici capaci di sfrecciare ad una velocità tale (dal 2023 fino a Mach 27) da renderli quasi impossibili da intercettare.
I nomi dei missili non lasciano dubbi: Stiletto, Satan e Satan II, meglio conosciuto come Sarmat. I talk show russi hanno più volte evidenziato come l’RS-28 Sarmat può piombare su Berlino in 106 secondi e polverizzare Londra con una dozzina di testate nucleari per un totale di 750 kilotoni. Sul campo di battaglia in Ucraina si teme l’utilizzo di atomiche tattiche, che però trasformerebbero in un deserto radioattivo intere aree per 30-50 chilometri di circonferenza. Le armi chimiche sono pure letali e più pulite rispetto alle radiazioni.
Ufficialmente la Russia, che aveva ereditato dall’Urss un arsenale chimico di 40mila tonnellate, lo avrebbe distrutto del tutto nel 2017. In realtà potrebbe avere mantenuto dei depositi segreti, ma usarli significherebbe ammettere che ha violato i trattati internazionali. Andy Weber, vicesegretario del Pentagono ai tempi di Obama è convinto che «l’uso di agenti chimici o biologici da parte di Putin è molto più probabile di quelli nucleari. Diversi siti dell’Urss non sono stati smantellati». I corpi speciali russi potrebbero utilizzare gas micidiali, come hanno già fatto con i terroristi ceceni nel teatro Dubrovka di Mosca, che in realtà non sono proibiti dalle convenzioni sulle armi di distruzioni di massa.
Nonostante le minacce le forze ucraine continuano a sferrare duri colpi. Ieri alle 12.30 è stata liberato del tutto Lyman, centro strategico alle porte del Donbass. Riconquista segno «che gli ucraini sono in grado di respingere le forze russe», ancora Stoltenberg. Le forze di Mosca reagiscono con artiglieria, missili balistici e droni kamikaze iraniani, che stanno preoccupando l’esercito di Kiev. E bisognerà vedere se il Cremlino ordinerà l’uso massiccio dell’arma aerea per non perdere i territori annessi. Il presente ucraino Zelensky non va per il sottile e invita i russi a sbarazzarsi di Putin, altrimenti «sarete uccisi uno per uno».
Fausto Biloslavo
[ il Giornale.it ]