L’Eni ha deciso di evacuare il personale italiano in Libia, dove da mercoledì scorso si registrano scontri seguiti all’annuncio del generale Khalifa Haftar di voler marciare su Tripoli difesa dalle milizie vicine al premier del Governo di accordo nazionale (Gan) riconosciuto dall’Onu, Fayez al Sarraj. Secondo fonti della compagnia si tratta di “una decisione precauzionale”, come già avvenuto in altre occasioni. Il personale italiano dell’Eni in Libia è presente a Tripoli, nel giacimento di Wafa, in Tripolitania, e in quello di El Feel, a sud. L’evacuazione è avvenuta in raccordo con la Farnesina. Il Libyan national army (Lna) di Haftar, ha lanciato un’offensiva verso l’Ovest del Paese, con l’obiettivo dichiarato di “liberare dal terrorismo Tripoli”, controllata dal Governo di accordo nazionale di Fayez Serraj.
“La situazione nei campi è sotto controllo e stiamo monitorando l’evolversi della situazione con molta attenzione”, ha riferito un portavoce dell’Eni spiegando che l’azienda “non ha personale attualmente presente a Tripoli”.
E dopo una notte di calma, sono ripresi questa mattina gli scontri alla periferia sud di Tripoli tra le forze filo Haftar e quelle fedeli al Consiglio presidenziale libico. L’impressione nella capitale è che tra il pomeriggio di oggi e la giornata di domani ci possa essere “uno scontro importante” per entrare in città . Sempre nel pomeriggio, secondo quanto fanno sapere fonti libiche, potrebbe esserci “la battaglia per Jufra tra le forze di Misurata e quelle di Haftar”. “Chi prende la città situata nel cuore della Libia acquista una posizione strategica”, spiegano le fonti, sottolineando come la località sia essenziale per i rifornimenti da Bengasi all’Esercito nazionale libico.
Per l’emittente ‘al-Jazeera’, l’aviazione militare di Tripoli ha eseguito un raid contro le truppe fedeli al generale Khalifa Haftar di stanza a Gharian, ad un centinaio di chilometri dalla capitale libica. La tv ricorda che Gharian è stata conquistata giovedì dagli uomini dell’autoproclamato Esercito nazionale libico senza combattere. Un tweet del sito Special monitoring mission to Libya (Smm), citando una fonte Lna, parla di raid senza morti né feriti, su postazioni del generale Haftar a Mizda (a sud di Garian), e Sog Al-Khmies (a sud-est di Tripoli). Secondo altre fonti sarebbe stata colpita anche Jandouba.
Un primo raid delle forze del Gan era stato segnalato da media ad al-Hira, a nord di Garian, una città a un’ottantina di chilometri in linea d’aria dal centro di Tripoli. Mizda a sua volta é circa 80 km più a sud.
Intanto, il ministro dell’Interno del Gan, Fathi Bashagha, ha annunciato il “controllo sulla totalità dell’aeroporto di Tripoli” da parte delle forze di Sarraj. Lo scrive il sito dell’emittente Libya Ahrar sintetizzando una dichiarazione ottenuta “in esclusiva” dal ministro. Ieri l’Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar che aveva annunciato la presa dello scalo chiuso dal 2014 e situato a 25 km in linea d’aria dal centro di Tripoli. Sempre ieri, le forze di Haftar hanno annunciato di aver conquistato il cosiddetto Checkpoint 27, situato nella zona di Wershiffana a circa 30 chilometri ad ovest di Tripoli, per cercare di bloccare la strada costiera verso la Tunisia. Un tentativo in questo senso era già stato fatto venerdì senza successo.
In un video rilanciato da Al Marsad, il comandante delle Benghazi defence brigades (Bdb), Mustapha Sherkesi, ha annunciato di essere pronto a sfidare le forze di Haftar nella regione occidentale e ha invitato i giovani che combattono per Haftar ad abbandonare le armi. Sarraj, a sua volta, ha incaricato le forze che lo sostengono di usare la forza se necessario e ha inoltre accettato di incontrare Haftar a Ginevra, ma quest’ultimo ha rifiutato di partecipare alla riunione.
Sul fronte diplomatico, “profonda preoccupazione” per la situazione in Libia è stata espressa dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Si chiede alle forze dell’Esercito Nazionale libico di fermare tutti i movimenti militari” ha detto l’ambasciatore tedesco all’Onu, Christoph Heusgen, presidente di turno per il mese di aprile del Consiglio, leggendo una dichiarazione dopo il briefing a porte chiuse dell’inviato speciale Onu per la Libia, Ghassan Salame. Il Consiglio ha chiesto inoltre “a tutte le forze di bloccare l’escalation e di fermare le attività militari”. Heusgen ha sottolineato che “non ci può essere una soluzione militare al conflitto” e che questa situazione “rischia di compromettere la stabilità della Libia e la prospettiva di una mediazione Onu e di una soluzione politica complessiva della crisi”. L’ambasciatore ha quindi chiesto alle parti di riprendere il dialogo e rispettare gli impegni e a partecipare in modo costruttivo al processo politico delle Nazioni Unite.
Secondo l’agenzia di stampa turca Anadolu, l’inviato Onu per la Libia, Ghassan Salamé, vedrà oggi a Tripoli Serraj. L’agenzia non aggiunge ulteriori dettagli a riguardo.
Preoccupazione è stata espressa anche dai ministri degli Esteri del G7, riuniti nella località balneare francese di Dinard con l’Alto rappresentante dell’Unione Europea, esortando tutte le parti coinvolte ad interrompere immediatamente ogni azione militare e ogni ulteriore movimento verso Tripoli, che stanno compromettendo le prospettive del processo politico guidato dalle Nazioni Unite, rischiando di mettere in pericolo la popolazione civile e di prolungare le sofferenze del popolo libico.