Il dato è notevolmente al di sopra delle attese degli economisti. A spingere la fiammata sono ancora una volta i beni alimentari ed energetici. I venti di recessione non si placano.
L’inflazione nell’area dell’euro è salita a un nuovo record, superando le aspettative e rafforzando la richiesta di un aumento più aggressivo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea.
I prezzi a giugno crescono dell’8,6% nella zona euro
Spinti ancora una volta dall’impennata dei costi alimentari ed energetici, i prezzi al consumo sono saliti dell’8,6% a giugno rispetto all’anno precedente e all’8,1% di maggio. Il dato è oltre le aspettative degli economisti che vedevano l’indice dei prezzi salire dell’8,4%. I dati riflettono una crescente compressione delle famiglie e delle imprese in tutto il blocco valutario di 19 membri, dove Francia, Italia e Spagna hanno riportato nuovi massimi storici questa settimana. Solo la Germania, l’economia numero uno del continente, ha visto un rallentamento grazie ai tagli alle tasse sul carburante e agli sconti sui trasporti pubblici che sono temporanei. Nella regione baltica, la crescita dei prezzi ha superato il 20%, ha reso noto Eurostat, aggiungendo che l’indice dei prezzi core, che esclude le componenti dell’energia, degli alimenti e dell’alcool, è salito del 3,7% su base annuale, in marginale rallentamento rispetto al +3,8% anno su anno di maggio.
La Bce potrebbe aumentare i tassi di 50 punti base a settembre
Con i dati sull’inflazione così alti sale la pressione sulla Banca Centrale Europea su un aumento più aggressivo dei tassi di interesse al fine di domare i prezzi. Il primo rialzo dopo ben 11 anni avverrà già a luglio e sarà di 25 punti. La numero uno di Francoforte, Christine Lagarde, ha detto più volte che, monitorando i dati, non si esclude che un aumento più consistente dei tassi possa essere deciso nella riunione di settembre.
Continuano a soffiare venti di recessioni
In questi giorni diversi esponenti di Bce e Fed hanno espresso le proprie perplessità sulle attuali condizioni economiche. Proprio ieri il presidente della vigilanza europea, Andrea Enria, ha avvertito gli istituti di credito europei che sarebbe necessario un ricalcolo dei dividendi e una revisione dei loro piani aziendali che includano una recessione e l’embargo al gas russo.
Secondo Credit Suisse il pil della zona euro crescerà solo del 2,4% nel 2022 e dello 0,7% nel 2023, ben al di sotto delle stime del consenso, rispettivamente, del 2,8% e del 2%. “È probabile che l’inflazione si combini con il rapido inasprimento della Banca Centrale Europea e il deterioramento della domanda esterna per indebolire la crescita dei consumi e degli investimenti”, dicono gli economisti di Credit Suisse. “È probabile che l‘inflazione aumenti ulteriormente e sorprenda al rialzo”, dice Credit Suisse, prevedendo un’inflazione headline in media del 7,5% quest’anno e del 3% il prossimo. “Una recessione è ora una chiara possibilità, anche se non è ancora scontata”. Elevati risparmi in eccesso e una politica fiscale più accomodante dovrebbero aiutare a prevenire una recessione, ma ci sono ancora potenziali fattori scatenanti come i tagli del gas russo che porterebbero al razionamento.
Rossella Savojardo
[ MILANO FINANZA ]