venerdì, 22 Novembre 2024

L’intelligenza artificiale al G7, il richiamo di Francesco

Walter Veltroni  [ CORRIERE DELLA SERA ]

Per la prima volta nella storia un Papa parteciperà a un summit del G7. La decisione di Francesco di accettare l’invito della presidenza italiana è un fatto che, nella sua unicità, dovrebbe richiamare l’attenzione di tutti.

Ma ciò che rende straordinaria la scelta del Vaticano è il tema sul quale il Papa ha deciso di intervenire: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e le sue conseguenze sulla vita degli umani.
È come se si volesse scuotere il mondo, anche quello istituzionale, dalla pigra assuefazione con la quale si digerisce ogni meravigliosa novità tecnologica come fosse un semplice gadget, senza ragionare sulle conseguenze che essa determina nella vita di ciascuno e della collettività.

La cosa più stupida da fare è dividersi tra apocalittici e integrati. La rivoluzione è in corso, come una piena di un fiume. Ciò che ragionevolmente possiamo fare è accompagnare il corso delle acque per cercare di fare in modo che irrighino e non travolgano, alimentino e non sommergano.
È lecito, ma in fondo inutile, chiedersi se siamo ancora in tempo. Dall’irruzione degli smartphone, la più invasiva delle rivoluzioni tecnologiche, la vita di ciascuno di noi ha subito mutazioni rilevanti e il mondo deve registrare oggi di essere, nel suo linguaggio universale, meno tollerante, meno aperto, meno accogliente.

Ha detto alla rivista Mind il professor Giuseppe Riva immaginando l’interazione tra AI e social: «Sta trasformando i social media in piattaforme più personalizzate e interattive attraverso una comprensione più profonda della personalità e dei desideri del singolo. Tuttavia, se questo cambiamento è migliore per il singolo, a livello sociale riduce il confronto e il dialogo. Infatti gli algoritmi tendono a mostrare contenuti che rafforzano le opinioni esistenti, aumentando le camere dell’eco e la polarizzazione».

Il mondo ha radicalizzato tutte le sue differenze, in questi anni, e larga parte del potere politico, in sintonia con gli orientamenti espressi dall’opinione pubblica nella sua residua e unica forma di visibilità, quella dei social, ha cavalcato ogni populismo, ogni arroccamento identitario, ogni suggestione a destrutturare le sedi dell’intermediazione politica e sociale a favore di un rapporto diretto tra potere e cittadino ridotto a seguace.
«Stiamo notando un aumento esponenziale della generazione di contenuti d’odio, falsi, antisemiti, legati alle teorie del complotto, grazie all’IA.

Ciò succede perché i nuovi sistemi di intelligenza artificiale generativa consentono di produrre simili contenuti in grande quantità e senza sforzo. In vista poi delle tornate elettorali che caratterizzeranno i mesi a venire (sia in Europa che negli Stati Uniti) si immagini la criticità di questo ultimo punto». Così il professor Ziccardi, sempre sulle pagine della rivista, ha descritto le implicazioni politiche dell’interazione e il rischio che davvero si manifesti quella che viene chiamata la possibilità di una «dittatura tecnologica». La democrazia è a rischio anche per questo.

Ma ci sono altri profili che la nuova fase dell’innovazione mette in gioco. Il primo è quello del lavoro. Come cambierà per effetto dell’introduzione di tecnologie capaci di sostituire pienamente la prestazione umana? Un imprenditore che si trovi di fronte alla scelta di risparmiare sulla voce del costo del lavoro a favore di una macchina che non conosce malattie, pause, riposi, temo che non avrebbe dubbi. Sono pochi gli eredi di Olivetti. Marzotto, Giovanni Alberto Agnelli. E poi la privacy, dalle password violabili alle condizioni sanitarie. Già oggi siamo esposti alla traduzione delle nostre vite in alimento per algoritmi ma domani tutto questo sarà più sofisticato, penetrante. Altro che gratuità della rete, il prezzo sono le nostre vite.

C’è da chiedersi, infine, che rapporto si stabilirà tra queste tecnologie, il loro uso e l’etica. Questo vale per l’uso delle armi nei conflitti o per ogni decisione che si debba prendere e che richiede una ponderazione «etica» di costi e benefici.
Non si ferma, non si deve fermare l’innovazione, mai. Ne trarremo immensi benefici, dall’intelligenza artificiale, nei campi della ricerca scientifica, medica, della salvaguardia delle nostre risorse naturali.
Ma è nell’impatto con gli umani, individualmente e collettivamente, che si aprono interrogativi davvero epocali. Ed è per questo che il Papa sente di dover scuotere l’inerzia del mondo e invitarlo a cercare, in fretta, soluzioni che consentano di mettere in armonia scienza e persona, innovazione e socialità.

Ho visto recentemente in rete un filmato di Michelle Obama che annuncia la sua candidatura a presidente degli Stati Uniti. Perfetta l’immagine, il labiale coincide pienamente con le parole che la bocca emette. Perfetto, ma falso. Come tante immagini di guerra che circolano e alimentano odio e desiderio di vendetta. Si può immaginare il rischio racchiuso nella capacità della tecnologia di rendere imitabile ogni persona e ogni cosa. Nessuno è più unico, la realtà è finita. Immaginate un sindaco che compare in rete per annunciare un imminente terremoto. E poi la successiva smentita.

A quale delle due versioni il cittadino finirà col credere?
Si usa la definizione di Doc per i cibi, lo si faccia anche con le immagini veicolate a milioni di persone. Quelle create dall’AI vengano identificate con un bollino che consenta al fruitore di non essere ingannato. Piccola cosa, che si può fare subito.
Poi ci sono regole più generali, contro il potere assoluto dei grandi oligopoli, in difesa della privacy e dei diritti umani, per la protezione dei più deboli a cominciare dai bambini.
Hal 9000, il computer genialmente immaginato da Kubrick e Clarke, si pensava più potente dell’uomo. Per questo l’astronauta Bowman lo disattiva, uccidendolo.
Non bisogna arrivare a tanto. L’uomo non deve uccidere le macchine.
Ma neanche il contrario.

Walter Veltroni 

[ CORRIERE DELLA SERA ]