«Vladimir Putin è certamente indebolito, ma per ora meglio Putin che il caos in Russia. Anche per l’Europa». Secondo Domenico Rossi, generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano, ex sottosegretario alla Difesa dei governi Renzi e Gentiloni, quello che è andato in scena nei giorni scorsi con la rivolta della Wagner «non era un tentativo di golpe, ma una prova di forza interna alla governance militare, e forse anche politica, di Mosca. Putin alla fine si è imposto, sono partite le purghe, la Wagner è stata domata. Ma la resa dei conti finale ancora non c’è stata».
E la missione del cardinale Matteo Zuppi a Mosca a che scenari apre? «Se l’emissario del papa riuscirà a concordare l’espatrio dei bambini ucraini dalla Russia sarà già un grosso risultato», sostiene Rossi, «perché Mosca ha sempre negato addirittura che vi fosse il problema. Si tratta di un’azione umanitaria che però, se dovesse riuscire, e i risultati sono decisivi per poterla valutare, avrà anche il merito di stabilire dei rapporti fruttuosi tra le parti che in futuro potrebbero essere la base per altre trattative. Magari quelle di pace».
Domanda. Secondo le news diffuse da media e blogger militari, sono partite le purghe ai vertici delle forze armate russe dopo la marcia della Wagner di Yevgheny Prigozhin: il generale Sergei Surovikin arrestato, il capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov esautorato. Che sta succedendo?
Risposta. Putin sta facendo pulizia tra i suoi vertici. La Wagner è arrivata a quasi 200 km da Mosca prima di fermarsi, senza un reale intervento dell’esercito regolare e soprattutto dell’aeronautica che può muoversi molto più velocemente.
D. Questo cosa significa?
R. Che alcuni vertici militari sapevano quanto stava per accadere e avevano dato garanzie a Prigozhin che non sarebbero intervenuti.
D. È stato un tentativo di golpe fallito?
R. No, il capo della Wagner è stato fino a poco tempo fa un punto di riferimento anche per Putin ma ha sempre denunciato negli ultimi sei mesi un afflusso di armi scarso da parte dei vertici militari, il che non consentiva alla Wagner di essere operativa al 100 per cento nell’operazione speciale in Ucraina. Le proteste della Wagner erano dirette al capo della Difesa non direttamente a Putin. Direi che è stata un’azione di protesta dei mercenari ma anche una prova di forza di una parte della governance militare e forse anche politica contro Putin. Le due cose si sono unite.
D. Putin oggi è più debole?
R. Certamente sì. Il capo della Wagner prima di muoversi come dicevo ha preso contatti e ha avuto relazioni che lo hanno rassicurato sul fatto che non sarebbero stati fermati, il che significa che Putin deve ben guardarsi all’interno della sua cerchia di potere, non può più fidarsi di nessuno.
D. Il regime è dunque traballante?
R. Putin ha dimostrato di avere ancora il controllo dell’esercito, alla fine si è imposto, sono partite le purghe, la Wagner è stata domata. Ma la resa dei conti finale ancora non c’è stata. Ed è difficile dire oggi cosa potrà accadere nei prossimi mesi.
D. Cosa ha ottenuto la Wagner?
R. Il salvacondotto per i suoi capi e probabilmente soldi.
D. Un Putin indebolito potrebbe aprire a una svolta politica nel Paese?
R. Questo lo si vedrà. Ai vertici vi sono frange che non approvano la politica dello zar, ma bisogna essere cauti. Ci sono falchi e colombe, non è detto che in futuro al posto Putin si imponga l’ala più democratica, potrebbe benissimo imporsi quella più repressiva.
D. Insomma, la Russia potrebbe cadere dalla padella alla brace?
R. Esattamente. Non dobbiamo dimenticare cosa è la Russia oggi, un paese complesso abituato al regime.
D. Questo spiega a suo avviso anche la reazione molto cauta dei vertici politici europei?
R. Certo, per due ordini di motivi. Il primo, evitare che una presa di posizione chiara contro Putin in relazione a dinamiche interne al paese potesse esporre l’Europa a ulteriori ripercussioni negative sui rapporti commerciali e anche politici con la Russia. Il secondo, evitare di fare aperture di credito al buio. Putin lo si conosce, per ora è meglio lui, seppure indebolito, che il caos di una guerra civile o militare interna. Chi dovesse prenderne il posto potrebbe far rimpiangere lo zar…Intorno a Putin non dimentichiamolo ci sono falchi e colombe, chi siano i più forti ancora non lo sappiamo.
D. Quanto accaduto avrà ripercussioni anche sulla guerra in Ucraina?
R. Sì perché l’esilio della Wagner in Bielorussia sguarnisce il fronte ucraino.
D. Intanto il cardinale Zuppi, dopo la missione a Kiev, è a Mosca. Che scenario si prospetta?
R. Che il presidente della Cei sia stato ricevuto dalle autorità è per ora un fatto di cortesia istituzionale. Se l’emissario del papa riuscirà a concordare l’espatrio dei bambini ucraini dalla Russia, ad aprire dei corridoi umanitari per i profughi, questo invece sarà un grosso risultato perché Mosca ha sempre negato addirittura che vi fosse il problema. Si tratta di un’azione prettamente umanitaria insomma, che però, se dovesse riuscire, e i risultati sono decisivi per poterla valutare, avrà anche il merito di stabilire dei rapporti fruttuosi e di fiducia tra Mosca e Santa sede che in futuro potrebbero essere la base per altre trattative. Magari quelle di pace.
D. Il cardinal Zuppi a Kiev è stato ricevuto dal presidente ucraino Volodymir Zelensky, a Mosca dal consigliere di Putin.
R. Questo dimostra che Mosca per ora mantiene le sue posizioni. Del resto i tempi per avviare trattative per chiudere il conflitto non sono ancora maturi per nessuno dei contendenti.
Alessandra Ricciardi
[ ItaliaOggi ]