MES, cos’è il fondo salva-stati anche detto Meccanismo Europeo di Stabilità? Come funziona e perché l’Italia ne risulterebbe una vittima in vista della recente riforma attualmente in discussione in Europa?
Nato nel 2012 quando, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, il MES è di fatto il fondo monetario dell’Unione Europa con l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi finanziaria e rischio default.
Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia e l’Italia ne è il terzo maggior sostenitore con 14 miliardi di euro versati. Più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno dato solo Germania e Francia.
Cos’è il MES e perché se ne parla
Il MES è tornato all’interno del ciclone mediatico dopo le recenti dichiarazioni su Facebook di Matteo Salvini:
“Pare che nei mesi passati Conte abbia firmato di nascosto, magari di notte, un accordo in Europa per cambiare il Mes e trasformare il ’Fondo salva Stati’ in ’fondo ammazza Stati’”.
L’ex ministro è convinto che il premier Conte, in occasione dell’Eurosummit dello scorso giugno, ha firmato un accordo per una riforma del MES che andrebbe a completo svantaggio dell’Italia. Una volta modificato, il Meccanismo Europeo di Stabilità imporrebbe dei requisiti strettissimi per poter accedere ai suoi fondi, rendendo di fatto (quasi) impossibile al Belpaese beneficiarvi in caso di necessità, in parte recuperando il contributo di 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES. Previsti, inoltre, dei piani di riforme ben definiti in cambio dell’accesso ai fondi.
Il tutto “senza autorizzazione del Parlamento e della Lega”. Al tempo della firma sull’accordo per una modifica del MES, infatti, al Governo vi era ancora la Lega di Matteo Salvini insieme al Movimento 5 Stelle.
Secondo l’ormai ex ministro e ex vicepresidente, il Meccanismo mette a “rischio il risparmio italiano e i risparmi degli italiani”:
“Stop Mes significa una enorme fregatura per i risparmiatori italiani, i titoli di Stato italiani rischiano di valere sempre meno, di valere zero, e gli Stati potranno essere obbligati a mettere sul tavolo il risparmio di milioni di cittadini senza che nessuno li autorizzi”.
Non ha tardato ad arrivare un commento sul tema da Giorgia Meloni, già da tempo contraria al MES:
“Entro il mese di dicembre (il Parlamento, ndr) sarà chiamato a ratificare questa nuova eurofollia. La riforma del MES impone in sintesi una maxi patrimoniale per gli Stati che non rispettano i parametri stabiliti, e ovviamente l’Italia è fuori da questi.
Il MES si trasformerà in un super troika onnipotente che avrà come unico scopo quello di agire nell’esclusivo interesse della speculazione finanziaria.”
Secondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quelli portati dalle modifiche al sarebbero “rischi enormi”.
Cosa prevede la riforma del MES?
Proprio come la Troika ad Atene, l’UE interviene con aiuti finanziari in cambio dell’attuazione di un programma dalle due riforme strutturali.
Le nuove condizioni per accedere al MES previste dalla riforma, non ancora ufficializzata, non faranno altro che inasprirsi ulteriormente, rendendo assai difficile poter accedere al programma di aiuti.
Ad essere riviste in maniera più stringente sarebbero le condizioni per poter attivare la PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line), un sistema di aiuto finanziario in caso di turbolenze all’interno del mercato del debito di un Paese appartenente all’Eurozona.
Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, sarebbero le seguenti:
- non essere in procedura d’infrazione,
- vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni,
- avere un rapporto deficit/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni,
insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.
A che punto è la riforma del MES ad oggi?
A giugno l’Eurogruppo ha concordato un piano di modifiche al trattato e si è messo subito a lavoro sulla documentazione legale. L’obiettivo è quello di concludere l’intero pacchetto di riforma entro dicembre.
MES: che cos’è il fondo salva stati europeo?
L’European Stability Mechanism (MES) è il nuovo meccanismo permanente di stabilizzazione finanziaria d’Europa; è stato creato dalle modifiche al Trattato Europeo approvate il 23 marzo 2011 ed è stato sottoscritto dai 17 membri della moneta unica l’11 luglio 2011.
Tutti i 19 Stati membri dell’Eurozona sono anche membri del Meccanismo Europeo di Stabilità, che ha sostituito il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) e che contribuisce a stabilizzare la zona euro su una base a lungo termine.
Il MES è stato istituito dal trattato internazionale come un’istituzione finanziaria internazionale con sede in Lussemburgo.
Qual è lo scopo del MES?
Lo scopo del Meccanismo Europeo di Stabilità è quello di mobilitare le risorse finanziarie e metterle a disposizione degli Stati membri dell’Eurozona in difficoltà finanziaria. Tale assistenza può implicare una serie di strumenti di finanziamento ed è fornita soltanto nel rispetto di rigorose condizioni di politica economica, e solo quando è indispensabile per salvaguardare la stabilità dell’Eurozona nel suo complesso.
Chi gestisce il Fondo salva stati?
Il Meccanismo di Stabilità Europea sarà gestito da un Consiglio dei Governatori costituito da:
- i ministri delle finanze dell’area euro,
- il commissario UE agli Affari economico-monetari
- il Presidente della BCE.
Come funziona il MES?
Questo fondo ha la possibilità di emettere titoli, garantiti dalla proporzione delle quote di capitale dei paesi, nella BCE, ma anche di comprare titoli di Stato sul mercato primario e su quello secondario.
Sempre secondo quanto riportato dai documenti ufficiali riguardo al tasso di interesse, il MES persegue la «completa copertura dei costi operativi e di finanziamento e vi include un margine adeguato». Inoltre, il fondo si impegna a presentare il capitale richiesto entro sette giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di aiuto.
Il meccanismo europeo di stabilità opera secondo una procedura stabilita dal Trattato del MES.
Gli stati membri che intendano chiedere assistenza finanziaria devono presentare domanda al Presidente del Consiglio dei governatori dell’MES.
Una volta ricevuta, la richiesta è valutata dalla Commissione europea insieme alla BCE e, se necessario, al Fondo monetario internazionale.
- C’è un rischio per la stabilità finanziaria dell’Eurozona nel suo complesso?
- Il debito pubblico del membro del MES interessato è sostenibile?
- Di quanta assistenza finanziaria il membro del MES ha effettivamente bisogno e come può essere coinvolto il settore privato?
Sulla base di queste domande, il consiglio dei governatori del Meccanismo decide se l’assistenza finanziaria può, in linea di principio, essere concessa.
Quote di partecipazione al MES
Il MES ha un capitale sottoscritto totale di 704.798.700.000 di euro, circa € 705 miliardi (dopo l’adesione della Lituania il 3 febbraio 2015). Questo è costituito da 80,5 miliardi di euro di capitale versato e 624,3 miliardi in capitale richiamabile.
La quota dei singoli Stati membri nel finanziamento si basa sulla singola quota di capitale nella BCE, con disposizioni transitorie a tempo determinato applicabili ad alcuni nuovi Stati membri. In linea con la chiave della BCE, la quota della Germania nel finanziamento di tale sistema è di circa il 27%, il che equivale a circa 22 miliardi di euro in versato e circa 168 miliardi in capitale richiamabile.
La capitale è stato pagato in cinque tranche. Le prime due tranche sono state pagate nel 2012, altre due nel 2013 e l’ultima tranche è stata versata nel 2014.
Stato | Capitale richiamabile (in mld/€) | Capitale versato (in mld/€) | % di partecipazione |
---|---|---|---|
Germania | 168,3 | 21,7 | 27% |
Francia | 126,4 | 16,3 | 20,2% |
Italia | 111,1 | 14,3 | 17,8% |
Spagna | 73,8 | 9,5 | 11,8% |
Paesi Bassi | 35,4 | 4,6 | 5,7% |
Belgio | 21,6 | 2,8 | 3,5% |
Grecia | 17,5 | 2,3 | 2,8% |
Austria | 17,3 | 2,2 | 2,8% |
Portogallo | 15,6 | 2,0 | 2,5% |
Finlandia | 11,1 | 1,4 | 1,8% |
Irlanda | 9,9 | 1,3 | 1,6% |
Slovacchia | 8,1 | 0,7 | 0,8% |
Slovenia | 2,7 | 0,3 | 0,4% |
Lituania | 2,5 | 0,3 | 0,4% |
Lettonia | 1,7 | 0,2 | 0,3% |
Lussemburgo | 1,6 | 0,2 | 0,2% |
Cipro | 1,2 | 0,2 | 0,2% |
Estonia | 1,2 | 0,1 | 0,2% |
Malta | 0,5 | 0,1 | 0,1% |
*dati aggiornati a Febbraio 2015
Le critiche al MES
Uno dei punti maggiormente soggetti a critiche è quel che riguarda il rinnovato potere della Banca Centrale Europea e, per conseguenza, le limitazioni imposte al settore bancario e ai governi nazionali.
Non mancano inoltre critiche dalla Grecia: Varoufakis, ministro greco delle finanze, nel libro «Il Minotauro Globale» critica aspramente i contorti meccanismi che fanno parte del Fondo.
La somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene suddivisa e composta dalle partecipazioni di ciascun stato membro non in difficoltà.
In poche parole, parte dei soldi concessi alla Grecia corrispondono a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, in parte dall’Italia, dalla Francia e così via. Ma, dato che ogni stato riesce a garantire uno status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno stato viene riconosciuto un interesse diverso.
Ed è qui il pericolo: se uno degli Stati più «affidabili» dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riversano necessariamente sugli Stati più piccoli.
Flavia Provenzani
[ Money.it ]